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Certificati bianchi: cosa sono e come funzionano
I certificati bianchi, o titoli di efficienza energetica (TEE) sono incentivi per favorire interventi di efficientamento energetico.
Come fare efficienza energetica in Italia. Partendo dalla definizione di efficienza energetica per capire quali sono le normative di riferimento, i meccanismi di incentivazione e le agevolazioni esistenti a supporto di imprese, privati e pubbliche amministrazioni. Mantenendo precisi obiettivi di risparmio energetico al 2030.
Non è facile dare una definizione di efficienza energetica in quanto si tratta di un concetto dai contorni piuttosto ampi. Sostanzialmente, per efficienza energetica si intende la capacità di utilizzare il giusto quantitativo di energia per soddisfare un determinato bisogno evitando sprechi.
Fare efficienza energetica significa quindi effettuare interventi volti a ridurre i consumi energetici e a ottenere il massimo risultato con il minimo quantitativo energetico possibile.
Il concetto di efficienza energetica è però anche legato all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e alla possibilità di attivare iniziative di efficientamento volte a ottimizzare i consumi e ad aumentare il risparmio energetico (ed economico).
Questo implica un uso più razionale dell’energia a qualsiasi livello lo si voglia considerare: casa, edificio, città, azienda, impianto produttivo…
Stando alle rilevazioni di ENEA, l’Italia è uno dei Paesi a maggiore efficienza energetica, con una intensità energetica primaria inferiore del 18% rispetto alla media europea.
Secondo il Rapporto sull’efficienza energetica ENEA 2020, nel 2019 sono stati conseguiti risparmi energetici pari a circa 12 Mtep/anno, equivalenti cioè ad oltre i tre quarti dell’obiettivo finale entro il 2020. Questi risparmi derivano per più del 25% dai Certificati Bianchi e dalle detrazioni fiscali.
A livello settoriale, il residenziale ha già superato l’obiettivo prefissato, mentre l’industria e il terziario si trovano rispettivamente a due terzi e a metà degli obiettivi.
Guardando nel dettaglio al comparto industriale e ai livelli di efficienza energetica nell’industria, in un’ottica di economia decarbonizzata e secondo il principio “energy efficiency first”, i dati sono confortanti anche se c’è ancora da fare. Protagoniste del cambiamento dovranno essere le imprese energivore e le industrie ad alta intensità energetica. Tra queste il settore dell’acciaio e della chimica.
Lo strumento della diagnosi energetica diventa cruciale a supporto degli interventi di efficientamento energetico.
Rispetto al 2015, il numero complessivo delle diagnosi presentate è diminuito (da circa 15.000 a 11.000) ma allo stesso tempo il numero di partite IVA ottemperanti è aumentato (da circa 8.000 a circa 9.000), segno di un più ampio e diffuso utilizzo dello strumento.
Complessivamente, nel 2019 sono state presentate 11.172 diagnosi energetiche da parte di 6.434 imprese (su un totale di 7.984 aziende registrate). Considerando gli interventi di efficienza energetica individuati, essi riguardano: risparmi elettrici (29% del totale), termici (7%), di carburante (30%) e altri risparmi (34%).
La realizzazione degli interventi stabiliti in diagnosi energetica, con un ritorno dell’investimento fino a 5 anni, porterebbe a quasi il 60% del risparmio energetico totale a fronte di un investimento pari a 3,4 miliardi di euro. A livello settoriale, circa 7.300 interventi sono stati individuati nel comparto manifatturiero, per un risparmio di circa 0,7 Mtep/anno, a fronte di circa 580 milioni di euro di investimenti.
Stando al rapporto di ENEA sull’efficienza energetica in Italia nel 2019, nel periodo compreso tra il 2011 e il 2018 il risparmio energetico ottenuto attraverso il ricorso a precise misure di efficienza energetica, come i certificati bianchi, il conto termico o le detrazioni fiscali, è stato pari a 10,4 Mtep*/anno, ovvero al 67% dell’obiettivo stabilito entro il 2020 dal Piano d’Azione Nazionale per l’Efficienza Energetica (PAEE) e dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN).
*Mtep = milioni di tonnellate equivalenti di petrolio
Il precedente Rapporto annuale sull’efficienza energetica ENEA 2018 riportava che, nel periodo tra il 2011 e il 2017, i risparmi energetici ottenuti grazie a misure di efficienza energetica erano stati di 8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio l’anno di energia…
Il Rapporto ENEA del 2017 metteva invece in evidenza che l’Italia stava rispettando l’obiettivo definito per il 2016 fissato dal Piano Nazionale di Efficienza Energetica 2011, raggiungendo il 41% dell’obiettivo di risparmio stabilito entro il 2020.
Per i prossimi anni, gli obiettivi definiti dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030) prevedono una ulteriore riduzione dei consumi energetici italiani, considerando sia quelli civili che quelli industriali. Stiamo parlando di 9,3 Mtep/anno di qui al 2030 per un totale di 50,98 Mtep tra il 2021 e il 2030.
Di questi, 3,3 Mtep/anno dovrebbero arrivare dal residenziale, 2,4 dal terziario, 2,6 dai trasporti e 1 Mtep dall’industria.
Per promuovere l’efficienza energetica a tutti i livelli in Italia sono state emanate una serie di normative e sono disponibili alcuni importanti meccanismi di incentivazione. Tra questi i tre meccanismi più importanti sono le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione, il conto termico, i titoli di efficienza energetica, ovvero i certificati bianchi. Ovviamente, da poco si è aggiunto anche l’ormai noto superbonus o ecobonus 110%.
Questo tipo di agevolazioni fiscali riguardano interventi di riqualificazione energetica (ecobonus) o di ristrutturazione degli edifici. Le detrazioni possono essere al 50% e al 65% fino al 75% a seconda del tipo di intervento. Ne possono usufruire tutte le persone fisiche e i soggetti Irpef.
Il Conto termico è un meccanismo di incentivazione che si rivolge sia ai privati e alle imprese sia alla Pubblica Amministrazione promuovendo l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Uno strumento che ha, ogni anno, una dotazione di 900 milioni di euro, di cui 200 destinate alle PA.
Pur essendo ad oggi uno strumento ancora non sfruttato appieno, si configura quale valido strumento per incrementare l’efficientamento energetico degli edifici. Tra gli interventi previsti dal Conto Termico, troviamo la sostituzione di impianti esistenti per la climatizzazione invernale con impianti alimentati da fonti rinnovabili o ad alta efficienza, l’implementazione di sistemi per l’efficientamento dell’edificio (come sistemi di isolamento termico o le schermature).
I certificati bianchi sono titoli di efficienza energetica (TEE) ottenibili di fronte al raggiungimento di precisi risultati di risparmio energetico. Il sistema è obbligatorio per alcuni soggetti mentre è di carattere volontario per altri.
Lo schema dei certificati bianchi copre tutti i settori, dal residenziale all’industria, e quasi tutti gli interventi di efficienza energetica, dal relamping ai sistemi di cogenerazione, dalla sostituzione, dall’involucro edilizio ai processi industriali.
Negli ultimi anni, l’utilizzo dei certificati bianchi è andato calando, tanto che nel 2019 sono stati conseguiti, attraverso questi titoli, risparmi pari a solo 0,06 Mtep su progetti nuovi. Nel 2016 lo stesso valore era pari a 0,87 Mtep, molto più importante.
Il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica (FNEE) è un incentivo che sostiene di interventi finalizzati a garantire il raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica. Creato dal Ministero per lo Sviluppo Economico a fine 2017, supporta gli interventi di efficientamento energetico realizzati da aziende, ESCo, Pubbliche Amministrazioni ed enti su immobili, impianti e processi produttivi.
L’incentivo ha una dotazione annuale di 310 milioni di euro, di cui un 30% in garanzie e un 70% in finanziamenti agevolati.
Gli interventi coinvolti dal Fondo devono riguardare il risparmio energetico nei processi industriali, l’efficientamento di servizi e infrastrutture pubbliche, come l’illuminazione pubblica, la riqualificazione energetica degli edifici e l’implementazione delle classi energetiche, la realizzazione e l’ampliamento di reti per il teleriscaldamento.
L’ecobonus 110 si rivolge a privati, cittadini e condomini e supporta gli interventi di efficientamento energetico degli edifici che prevedono un salto di almeno due classi energetiche. L’ecobonus di per sè non è una novità del 2020. La novità è relativa alla percentuale, 110% appunto, pensata per favorire la ripartenza dell’economia nazionale dopo l’emergenza Coronavirus.
Il nuovo decreto ha previsto una detrazione al 110 per cento per specifici interventi di efficientamento energetico sostenuti dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, con fruizione in 5 rate annuali di pari importo, oppure con la cessione del credito d’imposta. i può scegliere di trasformare la detrazione in credito di imposta di pari importo oppure cederlo ad altri soggetti, come banche e intermediari finanziari. In alternativa, si può richiedere di avere un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto.
I beneficiari di questo tipo di detrazione sono i condomini e le persone fisiche, oltre agli IACP – Istituti Autonomi Case Popolari e alle cooperative edilizie a proprietà indivisa. Le grandi escluse di questo provvedimento restano le imprese e i professionisti.
Perché si possa fare efficienza energetica a 360°, bisogna partire dall’individuare quali sono i settori maggiormente “energivori”, ovvero con un elevato consumo energetico.
Il peso maggiore, in questo senso, è dato dai tre macro-settori industria, civile (residenziale e terziario) e trasporti.
C’è però anche da dire, come rileva un recente studio sull’efficienza energetica a cura dell’Energy & Strategy Group, che i segmenti industriale e quello Home & Building sono anche quelli che dimostrano di investire maggiormente in efficienza energetica. Il primo comparto con un valore di 2,3 miliardi di euro (pari al 33% degli investimenti totali) e il secondo con 4,6 miliardi pari al 65% del totale (dati 2018).
L’efficienza energetica è un obiettivo prioritario del settore industriale, in quanto proprio l’industria è tra i maggiori consumatori di energia. Nel comparto, in particolare, sono state identificate le imprese energivore come tutte le aziende (di grandi dimensioni ma anche PMI) con un consumo energetico maggiore o uguale a 1 GWh. Per questa tipologia di imprese sono previsti una serie di obblighi, tra cui quello di diagnosi energetica e di interventi di efficienza energetica ogni 4 anni, e opportunità di accedere a incentivi, tra cui i certificati bianchi.
In generale, l’efficienza energetica in un impianto produttivo può essere raggiunta attraverso interventi di vario tipo, a partire dal miglioramento della power quality a interventi più strutturali.
Dal 2018 le imprese energivore possono usufruire di sconti sugli “oneri di sistema” pagati in bolletta, specialmente sulla componente legata all’uso di fonti di energia rinnovabile e sistemi di cogenerazione.
Sul fronte degli obblighi, le aziende energivore devono effettuare, ogni 4 anni, una Diagnosi Energetica. La diagnosi energetica o audit energetico è obbligatoria per grandi imprese e imprese energivore (incluse PMI) sulla base del D.Lgsl. 141/2016. Si tratta di una procedura finalizzata a ottenere una piena consapevolezza dei consumi energetici aziendali e a individuare, quantificare e programmare (obbligatoriamente) interventi di efficientamento energetico.
La diagnosi energetica o “audit energetico” è obbligatoria e va fatta ogni quattro anni. Le piccole e le medie imprese non identificabili come energivore, non sono soggette all’obbligo di diagnosi, ma sono comunque chiamate ad adottare sistemi di gestione volontaria per l’efficienza energetica.
Non dimentichiamo il principio dell’energy efficiency first al quale si ispira tutto il comparto industriale.
Le piccole e medie imprese possono migliorare i loro consumi energetici adottando, su base volontaria, un sistema di gestione dell’energia certificato ISO 50001. Si tratta di un approccio sistemico all’obbietivo di efficienza energetica e di monitoraggio dei risparmi conseguibili.
L’Energy Manager rappresenta la figura di riferimento, all’interno delle aziende, per la gestione dell’energia. Suo il compito di seguire standard e adempimenti burocratici, di programmare interventi di efficienza energetica e monitoraggio energetico e fare in modo di rispondere agli obblighi normativi.
Gli energy manager sono quindi i responsabili dell’uso razionale dell’energia in azienda.
Fare efficienza energetica in un’azienda non può tradursi in un’unica soluzione. Si tratta piuttosto di un percorso fatto di strategie e strumenti, tecnologie e processi, spesso coordinati dalla figura dell’energy manager.
L’efficienza energetica degli edifici viene definita in funzione di un Attestato di Prestazione Energetica (APE) e di una certificazione energetica in funzione di specifiche classi e di alcuni requisiti minimi.
Se pensiamo che oltre i due terzi del patrimonio edilizio esistente in Italia è stato costruito prima degli anni 70 e che quindi la maggior parte degli edifici sono obsoleti e privi di sistemi di efficientamento energetico, ci rendiamo conto quanto ci sia ancora da fare in questo ambito. Certo è che negli ultimi anni ecobonus e detrazioni fiscali hanno dato una forte spinta in questo senso e che ci sono grandi aspettative collegate al superbonus 110.
Gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi energetici dell’Unione europea e anche in Italia coprono una quota alta dei consumi di energia. Per arrivare all’obiettivo europeo di dimezzare i consumi, bisogna partire da una maggiore comprensione di quali siano i sistemi che utilizzano maggiore energia o dove si verificano i maggiori sprechi.
In un edificio, i sistemi considerati più energivori sono riscaldamento, condizionamento e illuminazione. Automatizzare e controllare in modo intelligente un edificio – attraverso sistemi di building automation – e rendere l’immobile uno smart building può quindi portare notevoli benefici, sia in termini di miglioramento del confort che in termini di efficienza energetica.
I consumi del settore civile sono spesso dovuti a un alto grado di inefficienza energetica delle utenze, sia per ciò che riguarda il fabbisogno termico che quello elettrico.
Il fabbisogno di energia termica è legato alle esigenze di riscaldamento degli ambienti di un edificio o di una abitazione e alla produzione di acqua calda sanitaria. Per ridurre i consumi energetici in questo ambito servono prima di tutto interventi per efficientare l’involucro dei fabbricati.
In base al grado di efficienza raggiunta (certificabile in base al fabbisogno termico annuo per metro quadro) è possibile ottenere degli incentivi e, ovviamente, risparmiare sulla bolletta. Altri interventi di efficienza energetica riguardano la sostituzione di sistemi di produzione di energia termica con sistemi di energia rinnovabile come il solare termico e l’utilizzo di pompe di calore e di caldaie a condensazione.
Il fabbisogno di energia elettrica nel settore civile è legato per gran parte all’illuminazione.
I maggiori interventi di efficientamento energetico riguardano quindi eventuali sostituzioni di corpi illuminanti con tecnologie performanti come i LED e i sistemi di smart lighting.
In questo contesto rientrano anche sistemi intelligenti di controllo, monitoraggio e di building automation pensati per utilizzare l’energia solo quando e dove serve.
Con la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia, l’Unione Europea ha introdotto il concetto di edifici a energia quasi zero ovvero di edifici ad alta prestazione energetica, il cui fabbisogno energetico è talmente basso da essere quasi pari a zero grazie all’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.
La direttiva, recepita in Italia con il decreto 63/2013 convertito in legge 90/2013, ha indicato che tutti gli edifici, privati e pubblici, di nuova costruzione, dovranno essere a energia quasi zero, ovvero nZEB a partire da gennaio 2021 (gennaio 2019 per gli edifici pubblici).
La direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia (chiamata EPBD, ossia Energy Performance of Building Directive) ha spinto in questa direzione proprio per portare a un cambiamento di paradigma nel settore civile e terziario.
Sulla base delle normative, per realizzare un edificio nZEB i criteri da seguire sono:
Questi requisiti devono aggiungersi agli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel rispetto dei principi minimi compresi nel decreto legislativo 28/2011.
Gli ospedali sono strutture complesse, spesso composte da più di un edificio, e, di norma, si caratterizzano per avere consumi energetici molto elevati. Stando a recenti studi di settore, i consumi di energia incidono sul 5% del fatturato del settore sanitario. Di fatto, il mondo ospedaliero ha bisogno sia di energia elettrica, per il funzionamento dei vari impianti e per il funzionamento delle sofisticate apparecchiature medicali presenti, sia di energia termica, che rappresenta i 2/3 dei consumi totali e che riguarda ad esempio il condizionamento e il riscaldamento degli edifici, ma anche attività di sterilizzazione, lavanderia, cucina ecc.
Il fabbisogno termico è legato al diverso impiego degli impianti HVAC – Heating, Ventilation and Air Conditioning, che devono garantire il comfort e la qualità dell’aria per le persone, ma anche soddisfare le esigenze di attività di tipo medico svolte nei vari reparti, come ad esempio terapia infettiva o sale operatorie.
Per migliorare l’efficienza energetica di un ospedale, così come in ogni tipologia di istituto, bisogna conoscere le fonti dei consumi energetici. In questo, soluzioni di monitoraggio energetico e di building automation possono diventare strumenti efficaci per rilevare anomalie o inefficienze.
Uno degli interventi più comuni riguarda il relamping e la riqualificazione dell’illuminazione attraverso l’installazione di corpi illuminanti più efficienti basati sulla tecnologia LED, oltre che con soluzioni di smart lighting che rendano possibile l’uso della luce solo dove e quando serve.
Per abbattere i consumi, una soluzione particolarmente interessante – per le strutture sanitarie così come per le aziende e gli impianti produttivi – è rappresentata dall’autoproduzione di energia e l’uso di fonti di energia rinnovabile. Due sono i sistemi maggiormente diffusi: l’impianto fotovoltaico e la cogenerazione o addirittura la trigenerazione.
I costi e gli investimenti necessari a sostenere l’efficientamento energetico in ambito ospedaliero sono sicuramente importanti. Esistono però degli incentivi dedicati a cui appoggiarsi, primo tra tutti il Conto Termico che, grazie alle ultime disposizioni normative (Dl Agosto 2020), nel caso degli ospedali pubblici arriva a una copertura addirittura del 100% per gli interventi di efficienza energetica.
L’installazione di impianti di cogenerazione ad alto rendimento (CAR) può inoltre usufruire dei Certificati Bianchi, mentre il fotovoltaico gode di sgravi fiscali e incentivi dedicati.
Secondo una ricerca dell’Energy & Strategy Group, nel 2018, il totale degli investimenti in efficienza energetica realizzati in Italia dalle Pubbliche Amministrazioni è stato pari a un 2% degli investimenti totali, per un valore di circa 149 milioni di euro. Un dato scarno che dimostra come ci sia ancora molto da fare in questa direzione.
Se guardiamo al tipo di intervento realizzato e alle tecnologie adottate dalle PA, lo studio mostra come ci sia stata una concentrazione su tre tecnologie: caldaie a condensazione, superfici opache e altri sistemi di isolamento.
Anche l’illuminazione – nella forma del relamping – rappresenta una delle voci principali di investimento seguita dai sistemi di building automation per il controllo degli ambienti.
Per fare efficienza energetica nelle PA, le governance locali possono godere di alcuni meccanismi di incentivazione dedicati ma ancora poso utilizzati:
1 – Conto termico:
Pur essendo un incentivo dedicato per le Pubbliche Amministrazioni, il Conto termico resta un meccanismo ancora sottoutilizzato. Dal 2016 a oggi si è registrato un utilizzo crescente di questo strumento, anche se ancora basso: dei 200 milioni di finanziamenti messi a esclusiva disposizione delle PA, nel 2019 ne sono stati usati solo il 53% mentre per il 2020 si stima un 86%.
2 – Fondo nazionale dell’efficienza energetica: 11M usati su 310M
Il Fondo nazionale dell’efficienza energetica, operativo da aprile 2019, è dedicato agli interventi di efficientamento energetico degli edifici della Pubblica Amministrazione per una somma complessiva di 310 milioni di euro. Anche il FNEE è uno strumento ancora sottoutilizzato.
3 – PREPAC
Il Programma di Riqualificazione Energetica Pubblica Amministrazione Centrale è stato creato nel 2016 per la riqualificazione energetica di almeno il 3% del patrimonio edilizio dello Stato con una dotazione di 355 milioni di euro (periodo 2014-2020).