
- Interviste
Siram Veolia punta su sanificazione ambientale e qualità dell’aria indoor
Siram Veolia punta sulla sanificazione ambientale e sulla qualità dell’aria indoor
La qualità dell’aria indoor è un parametro fondamentale negli ambienti confinati, domestici e lavorativi. Una persona adulta trascorre mediamente otto ore al giorno in ufficio, in azienda o comunque nel proprio ambito professionale. Contare quindi su un ambiente di lavoro sani, anche a livello di aria interna, è tanto più particolarmente importante oggi che si è chiamati ad affrontare gli effetti della pandemia da Covid-19.
Sars-Cov 2 a parte, sono diversi gli inquinanti dell’aria indoor, chimico-fisici e biologici. Della prima categoria fanno parte gas di combustione (NOx, SO2, CO), provenienti sia dall’esterno ma anche (nel caso di ambienti domestici) generati all’interno, polveri sottili PM 10 e PM 2,5, VOC – composti organici volatili, in cui è compresa anche la formaldeide; la seconda comprende virus, batteri, acari, pollini e composti allergenici. A questi va aggiunto anche il rischio di inquinamento indoor da radon.
La qualità dell’aria indoor influisce non solo sulla salute fisica, ma anche sul benessere mentale: l’ISS sottolinea che indipendentemente dagli effetti sulla salute, la qualità dell’aria indoor ha un’importante influenza sulle prestazioni e sul benessere fisico e mentale dei lavoratori, citando a esempio gli effetti in termini di produttività, di concentrazione, di tempi di reazione, oltre a incidere sul livello di motivazione e soddisfazione, competenze professionali, riduzione delle giornate di assenza, stress, aumento dei costi sanitari e di assistenza a carico del lavoratore, del Servizio Sanitario Nazionale-SSN e altro ancora. I risultati di una ricerca condotta dalle Università di Harvard e di Syracuse hanno evidenziato che all’aumentare del tasso di CO2 e di VOC diminuiscono le capacità cognitive. Al contrario, in un green building, la situazione migliora nettamente. Da qui la conclusione dello studio: la progettazione di green building ottimizza la produttività dei dipendenti. Ma oltre che green si dovrà contare su smart building, nei quali vengono assicurati ai residenti comfort e benessere, anche grazie all’adozione di tecnologie specifiche che controllino non solo il giusto ricambio d’aria, ma assicurino efficienza energetica.
Nel trattare oggi di ambiente lavorativo è necessario fare riferimento anche a quello domestico. Complice l’emergenza sanitaria, lo smart working ha conosciuto una crescita esponenziale in pochi mesi: secondo l’Osservatorio smart working del Politecnico di Milano, se nel 2019 si contavano 570mila lavoratori agili, nel 2020 il “lavoro intelligente ha interessato – e interessa – tra i 6 e gli 8 milioni di lavoratori, compresi PMI e settore pubblico”.
Occorre quindi porre attenzione ai molteplici luoghi di lavoro e alla qualità dell’aria, tenendo conto anche del fenomeno significativo denominato Sindrome dell’edificio malato (Sick building syndrome). Come specifica il Ministero della Salute, esso indica
“un quadro sintomatologico ben definito, che si manifesta in un elevato numero di occupanti edifici moderni o recentemente rinnovati, dotati di impianti di ventilazione meccanica e di condizionamento d’aria globale (senza immissione di aria fresca dall’esterno) e adibiti a uffici”
Il fenomeno colpisce anche altri ambienti confinati, come abitazioni, scuole e ospedali ed è alquanto diffuso: secondo lo stesso dicastero, alcuni studi condotti su uffici e altri edifici ad uso pubblico in diversi paesi, hanno rivelato una frequenza di disturbi tra gli occupanti compresa tra il 15% e il 50%.
“Sebbene i sintomi siano di modesta entità, i casi di SBS che si verificano in ambienti lavorativi possono avere un costo più elevato di alcune malattie gravi e a prognosi peggiore, a causa del significativo calo della produttività”.
Covid-19 è divenuto un elemento imprescindibile nelle considerazioni circa la tutela della salute dei lavoratori. A questo riguardo l’Istituto Superiore di Sanità ha stilato un rapporto, dedicando particolare attenzione proprio alla qualità dell’aria negli ambienti chiusi. Trattando di ambienti lavorativi, riporta azioni e raccomandazioni generali da mettere in atto giornalmente nelle condizioni di emergenza associate all’epidemia virale per il mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor negli ambienti di lavoro. Segnala la necessità di assicurare un adeguato ricambio dell’aria in tutti gli ambienti dove sono presenti postazioni di lavoro e personale, aprendo con maggiore frequenza le finestre.
“L’ingresso dell’aria esterna outdoor all’interno degli ambienti di lavoro opera una sostituzione/diluizione e, contemporaneamente, una riduzione delle concentrazioni degli inquinanti specifici, della CO2, degli odori, dell’umidità e del bioaerosol che può trasportare batteri, virus, allergeni, funghi e muffe. In particolare, scarsi ricambi d’aria favoriscono, negli ambienti indoor, l’esposizione a inquinanti e possono facilitare la trasmissione di agenti patogeni tra i lavoratori.”
Se gli edifici sono dotati di impianti di Ventilazione Meccanica Controllata, essi vanno mantenuti attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Invece, negli edifici dotati di impianti misti di riscaldamento/raffrescamento con apparecchi terminali locali il cui funzionamento e regolazione della velocità possono essere centralizzati oppure effettuati dai lavoratori che occupano l’ambiente o la stanza essi vanno mantenuti fermi per evitare che, con il ricircolo dell’aria, si diffondano, all’interno della struttura, eventuali contaminanti, compreso potenzialmente il Covid-19. Non mancano anche indicazioni per la pulizia degli apparecchi terminali e, nel caso di presenza di casi sospetti o accertati di persone positive, occorre procedere alla sanificazione ambientale.
A livello normativo, l’indoor air quality è un aspetto trattato sia a livello europeo che nazionale. A partire dalle linee guida REHVA, Federazione delle associazioni europee per il riscaldamento, la ventilazione e il condizionamento dell’aria, che rappresenta oltre 120mila progettisti di impianti di riscaldamento, ingegneri edili, tecnici ed esperti in Europa. Nella sezione dedicata, l’ente pone all’attenzione della Commissione europea l’ampia gamma di effetti negativi causati dal deterioramento dell’aria indoor negli edifici europei. Al loro interno, le persone sono esposte a vari agenti inquinanti, che causano una vasta gamma di malattie come l’asma, le allergie e le malattie cardiache e molti altri problemi di salute minori. Un ambiente interno povero e una scarsa qualità dell’aria interna, in particolare, riducono anche la produttività, le prestazioni sul lavoro e l’apprendimento nelle scuole. Su questo ha stilato linee guida dedicate, e a proposito di raccomandazioni sul Covid-19 ha collaborato con l’ISS e l’associazione italiana AICARR per le raccomandazioni sopra citate.
Per quanto riguarda i riferimenti normativi nazionali, si parte dal Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul lavoro dove a proposito di microclima e di aerazione dei luoghi di lavoro chiusi si raccomanda, nei luoghi di lavoro chiusi, la necessità per i lavoratori di disporre di aria salubre in quantità sufficiente ottenuta preferenzialmente con aperture naturali e quando ciò non sia possibile, con impianti di areazione. Se viene utilizzato un impianto di aerazione, esso deve essere sempre mantenuto funzionante. Ogni eventuale guasto deve essere segnalato da un sistema di controllo, quando ciò è necessario per salvaguardare la salute dei lavoratori.
Anche la direttiva UE 2018/844, recepita dall’Italia lo scorso giugno, rileva l’importanza della qualità dell’aria interna: edifici più efficienti offrono maggiore comfort e benessere agli occupanti e migliorano la salute. Altrettanto importante è garantire un isolamento completo e omogeneo dell’edificio, oltre a provvedere al giusto fabbisogno energetico per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti.
Se la qualità dell’aria indoor è fondamentale per preservare la salute dei lavoratori occorre non solo fare in modo di mantenerla ottimale, ma di monitorarne lo stato e i parametri ambientali.
Oggi sul mercato esistono diverse sistemi di monitoraggio dell’aria indoor che svolgono queste funzioni in modo puntuale: grazie all’innovazione tecnologica, all’Internet of Things e alle potenzialità di comunicare in tempo reale e con estrema precisione dati preziosi e mirati per comprendere la situazione e provvedere a migliorarla, se necessario.
Le possibilità offerte da queste soluzioni partono dalla possibilità di monitorare l’efficienza energetica complessiva, ma sono sempre più interessanti le combinazioni con l’Intelligenza artificiale: per esempio, esistono soluzioni che impiegando algoritmi di AI e di Machine Learning (anche di Deep Learning), provvedono ad analisi dei dati in grado di identificare e classificare eventi come presenza di fumo, il rilevamento di muffe e persino prevenire incendi.
L’impiego di questi sistemi si sta affermando e i dati di mercato lo comprovano. Secondo uno studio di Future Market Insights, il mercato mondiale dei sistemi per il monitoraggio della qualità dell’aria supererà quota 10 miliardi di dollari nel 2029, registrando un raddoppio di ricavi dal 2019 al 2029.