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Monitoraggio energetico per le aziende: cos’è e come si fa
Il monitoraggio energetico permette di misurare i consumi e migliorare i risultati di risparmio energetico. Ecco come si fa e quali strumenti si utilizzano.
Soltanto in questi giorni di emergenza sanitaria e di crisi Coronavirus ci siamo resi conto dell’importanza e della crucialità delle strutture sanitarie e ospedaliere per il nostro Paese. Dietro il lavoro quotidiano di medici e infermieri contro il Covid-19, c’è un settore organizzato e ramificato, che già prima di questa emergenza giocava un ruolo importante nella nostra economia: basti pensare che la spesa per la sanità – fra pubblico e privato – si aggira in Italia attorno ai 140 miliardi di euro, ovvero circa 8,8% del PIL nazionale.
Come tutte le attività economiche e sociali, anche il settore sanitario per il suo funzionamento ha bisogno di energia, sia di tipo elettrico (per il funzionamento dei vari impianti) che soprattutto termica (per il condizionamento/riscaldamento degli edifici). Gli ospedali, in particolare, mette in evidenza il GSE – Gestore Servizi Energetici, “sono strutture sanitarie complesse, possono essere composte da più di un edificio e sono caratterizzate da elevati consumi energetici”. Secondo alcune stime, l’energia arriva a incidere per circa il 5% sul fatturato del mondo sanitario, anche se il calcolo non è semplice a causa della esternalizzazione dei servizi di manutenzione e gestione degli impianti.
Concentriamoci, in particolare, sull’utilizzo di energia termica che, come abbiamo anticipato in precedenza, rappresenta più dei 2/3 del totale dei consumi energetici di una struttura sanitaria. Basti pensare che processi e attività come ventilazione, riscaldamento, aria condizionata, acqua calda, lavanderia, cucina, fisioterapia, attrezzature mediche, sterilizzazione, sono assicurate dall’energia termica.
La grande maggioranza del fabbisogno termico, a sua volta, è assicurata dagli impianti HVAC – Heating, Ventilation and Air Conditioning, che devono non solo garantire le condizioni di comfort e di qualità dell’aria per le persone (pazienti, personale, visitatori), ma devono innanzitutto e soprattutto soddisfare le esigenze di attività di tipo medico svolte in specifici ambienti e/o reparti.
In generale, quindi, è possibile affermare che i valori della temperatura dell’aria, dell’umidità relativa e delle portate di aria esterna e di ricircolo devono essere definiti in funzione delle specifiche necessità di ciascuna tipologia di ambiente ospedaliero. Il riferimento, in particolare, è alle sale operatorie, alle terapie intensive, al reparto infettivi in cui, ovviamente, vanno garantite condizioni di qualità dell’aria (e di igiene) superiori rispetto agli reparti dell’ospedale.
Fattore che comporta una maggiore dispendio di energia termica. Non a caso, gli impianti HVAC nelle strutture sanitarie vengono progettati differenziandoli in funzione delle patologie o dell’intensità di cure a cui sono destinati i diversi ambienti.
Data questa situazione, cosa dunque si può fare per migliorare l’efficienza energetica di un ospedale e ridurre i consumi energetici? Innanzitutto, come in tutti gli altri comparti, occorre conoscere nel dettaglio le fonti dei consumi energetici. L’installazione di soluzioni di monitoraggio e building automation è caldamente consigliata anche nella sanità, dal momento che può permettere di individuare con un colpo d’occhio inefficienze di varia natura, da cui possono scaturire appositi interventi tecnici.
Un primo intervento, è facile da comprendere, riguarda proprio gli impianti HVAC da cui, come abbiamo detto, derivano la maggioranza dei consumi energetici. È chiaro che una efficace manutenzione dell’impiantistica permette di ottimizzarne il funzionamento e, dunque, di ridurre gli sprechi energetici. Ancora più efficace si rivela la sostituzione degli impianti con soluzioni di nuova generazione, più moderne e solitamente più performanti da un punto di vista energetico.
Ovviamente non si tratta dell’unica possibilità a disposizione per riqualificare energeticamente le strutture sanitarie che, in buona parte, sono edifici costruiti prima degli anni Settanta – così come gran parte del patrimonio edilizio nazionale – dunque senza particolari attenzioni al rendimento energetico. Ad esempio, è possibile intervenire sulla coibentazione dell’involucro degli edifici, con l’isolamento di pareti e coperture, la sostituzione infissi e l’installazione di schermature solari.
Un’opportunità importante, che consente di abbattere le spese legate all’energia è quella di ricorrere all’autoproduzione di energia, con due strade a disposizione per i responsabili della gestione dell’energia degli ospedali: il fotovoltaico e la cogenerazione.
L’installazione dei pannelli fotovoltaici è un’opzione concreta per buona parte delle strutture sanitarie, che spesso hanno a disposizione tetti abbastanza estesi, che consentono di installare un numero congruo di pannelli, cioè in grado di garantire un’autonomia elettrica importante. L’altra possibilità, in realtà già molto utilizzata dagli ospedali italiani è quella della cogenerazione che – lo ricordiamo – è una tecnologia che permette la produzione combinata di energia elettrica e termica, sfruttando il recupero del calore di scarico del motore o della turbina che producono elettricità.
Una ulteriore possibilità per le strutture ospedaliere è rappresentata dalla trigenerazione: nel periodo estivo, il calore recuperato dall’impianto di cogenerazione può essere trasformato in energia frigorifera utile per il condizionamento degli impianti, grazie all’ impiego di un ciclo frigorifero ad assorbimento.
Infine, anche negli ospedali è possibile intervenire sull’illuminazione, innanzitutto attraverso l’installazione di corpi illuminanti più efficienti, come i LED, oltre che con soluzioni di building automation capaci di automatizzarne accensione e spegnimento.
La riqualificazione energetica di una struttura sanitaria può comportare un costo importante, ma in Italia è possibile contare su una serie di incentivi che consentono di abbattere nettamente i tempi di payback: in particolare, il Conto Termico incentiva la maggior parte delle tipologie di interventi che possono rendere energeticamente più efficiente una struttura sanitaria pubblica.
Il contributo è calcolato sulla base del tipo di intervento, in funzione dell’incremento delle prestazioni energetiche che genera, o – nel caso di interventi sugli impianti – sulla base dell’energia producibile. Il meccanismo copre anche parte dei costi di progettazione, incentivando la realizzazione di interventi di efficienza più complessi della semplice sostituzione di componenti tecnologiche esistenti, e contribuisce quindi a migliorare i servizi offerti dalle strutture ospedaliere sul piano terapeutico e sanitario. L’installazione di impianti di cogenerazione ad alto rendimento è inoltre incentivata dal meccanismo dei Certificati Bianchi, mentre il fotovoltaico – a seconda delle sue dimensioni – gode di sgravi fiscali e di incentivi dedicati.