Il New Green Deal europeo (GND), spesso noto semplicemente come Green Deal, è un documento destinato a influenzare moltissimo l’evoluzione dell’economia e della società europea nei prossimi anni, accelerando la trasformazione in senso sostenibile del Vecchio Continente. Ma, dal momento che tale documento è stato presentato in concomitanza con lo scoppio della pandemia da Covid-19, l’opinione pubblica europea e italiana fatica ancora a comprenderne l’impatto, tanto che il termine non è granché utilizzato al di fuori del dibattito tra gli addetti ai lavori.
Che cos’è il New Green Deal europeo
Partiamo dalle basi, cioè da comprendere che cosa sia effettivamente il New Green Deal europeo: fondamentalmente si tratta di una strategia europea che prevede degli indirizzi precisi per arrivare alla decarbonizzazione entro un arco temporale definito, ovvero il 2050. L’idea alla base è che un’Europa a impatto climatico zero garantirebbe un’economia più moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva a livello internazionale. Secondo il New Green Deal, infatti, la transizione verso la neutralità climatica offrirà opportunità significative, garantendo un potenziale di crescita economica, l’introduzione di nuovi modelli di business e mercati e un importante sviluppo tecnologico.
Green New Deal: i nuovi obiettivi al 2030
I primi passi verso il New Green Deal europeo sono stati mossi nel giugno 2019, quando il Consiglio europeo chiese alla Commissione di portare avanti i lavori verso un’UE a impatto climatico zero, in linea con gli impegni internazionali assunti dall’UE nel quadro dell’accordo di Parigi. L’11 dicembre 2019 la Commissione ha presentato la comunicazione sul Green Deal europeo, che si è poi concretizzata nel marzo 2020 con la proposta di regolamento per una “Legge europea sul clima” che vincola l’UE all’obiettivo giuridicamente vincolante della neutralità climatica a zero emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050. Il testo, in particolare, ha conferito alla Commissione il potere di adottare atti delegati per definire la traiettoria verso la completa decarbonizzazione nel periodo 2030 – 2050.
In seguito alle proteste di numerose associazioni ambientaliste e forze politiche, che giudicavano troppo timidi gli obiettivi contenuti nella strategia, lo scorso 17 settembre 2020 la Commissione europea ha modificato la propria proposta per innalzare l’obiettivo intermedio al 2030: dal meno 40% di riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 si è arrivati almeno 55%. Una modifica che è poi stata ratificata a dicembre 2020 dal Consiglio europeo (ovvero dai Governi dell’Ue) ed è dunque diventata esecutiva.
Le linee guida del New Green Deal europeo
Ma quali sono i principali indirizzi del new Green deal? Il passaggio principale è rappresentato dalla decarbonizzazione del settore energetico: la produzione e l’uso dell’energia nei diversi settori economici rappresentano oltre il 75 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Secondo il piano, l’intero settore dovrà essere basato in larga misura sulle fonti rinnovabili, con la contestuale rapida eliminazione del carbone e la decarbonizzazione del gas.
Sul fronte dell’efficienza energetica, il piano prevede che l’UE e gli Stati membri avviino una “ondata di ristrutturazioni” di edifici pubblici e privati, la cosiddetta renovation wave.
Impossibile poi non fare a meno di una profonda trasformazione della mobilità: per ridurre le emissioni prodotte dai trasporti del 90 % entro il 2050 occorrerà rivedere completamente il trasporto stradale, ferroviario, aereo e per vie navigabili, puntando sull’elettrificazione e su carburanti alternativi. Più in generale, le tecnologie digitali sono ritenute un fattore fondamentale per conseguire gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal.
Green Deal: gli investimenti necessari
Contestualmente alla presentazione del nuovo obiettivo al 2030, la Commissione europea ha presentato la comunicazione “Un traguardo climatico 2030 più ambizioso per l’Europa”, in cui sono chiariti gli interventi con cui l’UE si prefigge di conseguire il nuovo più ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni. Per la precisione saranno necessari investimenti stimati in 350 miliardi di euro l’anno per il periodo 2021-2030, che dovrebbero essere ripagati da una serie di benefici a livello ambientale: tra questi una riduzione del 60% dell’inquinamento (rispetto al 2015), minori danni alla salute per almeno 110 miliardi di euro (rispetto al 2015) e minori costi di controllo dell’inquinamento atmosferico (-5 miliardi di euro nel 2030). Da un punto di vista economico, la spinta verso le rinnovabili e il progressivo addio alle risorse fossili (che l’Ue è in grande misura costretta a importare dall’estero) favorirà una maggiore indipendenza energetica del Continente, con un risparmio di 100 miliardi di euro sulla spesa per le importazioni dell’UE nel periodo 2021-2030 e fino a 3 mila miliardi di euro entro il 2050.
Il legame tra New Green deal europeo e Next Generation EU
Senza dubbio l’attuazione del New Green Deal costituirà uno stimolo importante per far riguadagnare fiato a un’economia europea finita in profonda recessione in seguito alla pandemia. Ecco perché esiste un profondo collegamento tra il Next Generation EU (il Piano di ripresa europeo adottato in seguito al Covid-19) e il New Green Deal: in particolare il dispositivo per la ripresa e la resilienza, che costituisce il cuore del programma, metterà a disposizione 672,5 miliardi di euro di prestiti e sovvenzioni per sostenere le riforme e gli investimenti effettuati dagli Stati membri. Investimenti che saranno mirati a rendere i Paesi europei più sostenibili, resilienti e preparati alle sfide e alle opportunità della transizione ecologica e di quella digitale.
La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha chiarito che il 37% dei fondi sarà destinato alle politiche verdi e che il 30% del fondo sarà finanziato attraverso “green bonds”, ossia obbligazioni sul mercato per progetti che abbiano una ricaduta positiva sull’ambiente.
Il Pnrr – Piano nazionale di ripresa e resilienza
Il Governo ha appena trasmesso a Bruxelles il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che consentirà al nostro Paese di beneficiare degli stanziamenti previsti da Next Generation EU. In particolare la seconda missione prevista nel piano, “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”, stanzia complessivamente 68,6 miliardi – di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo. L’obiettivo è migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico, nonché assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva. Il Piano italiano prevede investimenti e riforme per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti, il sostegno alle fonti di energia rinnovabile (compreso l’idrogeno) e la semplificazione delle procedure di autorizzazione nel settore.
Insomma, sia a livello italiano che europeo, i fondi di Next Generation Eu svolgeranno un ruolo fondamentale per raggiungere i target previsti dal Green New Deal in ottica 2030.