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PNRR in Sintesi: Cos’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Cos’è il Pnrr, cosa prevede e come attuare la transizione ecologica e digitale? Ecco obiettivi e missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza
Cosa farà il Recovery Plan per la PA lo chiarisce quanto disposto dal Consiglio dei ministri. A gennaio ha approvato il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) – Next Generation Ue, che contiene interventi importanti per la Pubblica amministrazione sull’asse digitalizzazione e innovazione.
La realizzazione degli obiettivi di crescita digitale e di modernizzazione della macchina pubblica costituisce una chiave di rilancio del sistema Paese. Complessivamente il capitolo digitalizzazione, innovazione e sicurezza della Pa beneficia di fondi per 11,45 miliardi di euro.
Ma quanto verrà destinato agli enti locali? Su questo punto Comuni, Province e Regioni hanno fatto precise proposte.
Su incentivi e Recovery Plan per la PA si focalizza il webinar promosso da Ecohitech in partnership con Key-Energy in programma il 23 marzo dal titolo “Incentivi e politiche green per la transizione energetica della PA”.
Partiamo dal PNRR approvato lo scorso 12 gennaio, dal Consiglio dei Ministri. Si legge che:
“L’impegno chiave è quello di cambiare la PA per favorire l’innovazione e la trasformazione digitale del settore pubblico, dotandola di infrastrutture moderne, interoperabili e sicure. A questo si accompagna l’obiettivo di accelerare, all’interno di un quadro di riforma condiviso, i tempi della giustizia e di favorire la diffusione di piattaforme, servizi digitali e pagamenti elettronici presso le pubbliche amministrazioni e i cittadini”.
Il totale degli stanziamenti è suddiviso in tre voci principali: digitalizzazione (7,95 miliardi), modernizzazione della Pa (1,5 miliardi) oltre ai 2 miliardi per l’innovazione organizzativa della Giustizia.
Sul fronte della digitalizzazione saranno stanziati fondi per: la Cittadinanza Digitale, Servizi e Piattaforme Abilitanti (5,57 miliardi); per le Infrastrutture digitali e cyber security (1,25 miliardi), per i Dati e l’interoperabilità (1,13 miliardi).
Per modernizzare la PA sono state considerate come voci specifiche:
Gli interventi a favore della amministrazione pubblica più digitale ed efficiente toccano, trasversalmente, molti altri settori, dalla sanità alla scuola, dal fisco alla ricerca, dal lavoro alla cultura.
Queste le cifre sul tavolo. Ma in tema di Recovery Plan per la PA quanto sarà l’impegno per gli enti locali? L’ANCI – Associazione nazionale Comuni Italiani ricorda che su materie di competenza diretta degli enti locali confluiranno almeno 43 miliardi di euro del Recovery Plan. A questo proposito, la stessa associazione ha formulato e avanzato un pacchetto di proposte dedicate. Ricorda che i Comuni sono i principali investitori pubblici, con una capacità di gran lunga superiore agli altri livelli di governo. Nel 2019, un quarto delle opere pubbliche viene realizzato dai Comuni, ben oltre il 19% raggiunto dagli investitori privati, superati soltanto dal settore ferroviario (38%).
Oltre a richiedere finanziamenti diretti e non intermediati a sostegno di interventi relativi ai tre settori individuati dalla Commissione europea e finanziati con il Recovery Fund, ANCI ha evidenziato la necessità di ridurre al minimo dei passaggi formali e burocratici per l’individuazione ed erogazione dei finanziamenti.
Per quanto riguarda le voci da incentivare, la stessa Associazione propone 10 azioni di sistema: al primo punto ci sono edilizia verde ed energia pulita. A questo proposito si segnala la necessità di un piano di efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente e la transizione energetica. Al secondo punto c’è la mobilità sostenibile pubblica, in cui si suggerisce la redazione di un Piano per la mobilità sostenibile nelle aree urbane capace di garantire l’accesso ad un servizio pubblico efficiente integrato con un sistema articolato di servizi a domanda di micro-mobilità. Non manca poi il riferimento alle smart city: serve puntare, infatti, su città digitali e intelligenti, potenziando le reti digitali per fare uscire dall’isolamento interi paesi e comunità. ANCI è consapevole che gli enti locali siano un collettore importante di Big Data che devono imparare a gestire per rendere smart le città, “attuando un piano per la diffusione e l’utilizzo dei big data pubblici come fattore determinante per la crescita economica e culturale dell’Italia”.
Gli altri punti focali comprendono economia circolare e riuso delle acque, la scuola che deve essere al centro della città, misure per edilizia abitativa in modo da garantire una casa per tutti, rigenerazione urbana e comunità, con un dedicato che punti sul recupero delle periferie. Seguono, nella lista, i temi della cultura e turismo, la necessità di un patto per lo sviluppo delle città metropolitane, presupposto essenziale per attuare una strategia di crescita economica, sociale e culturale su tematiche di rango sovra-comunale. Decimo e ultimo punto c’è anche la necessità fondante di garantire competenze professionali ai professionisti della PA: per questo è proposto l’avvio di una scuola nazionale di pubblica amministrazione.
Nella partita Recovery Plan e PA si leva anche la voce delle Regioni. Hanno manifestato un forte interesse a essere parte del tavolo decisionale per l’individuazione dei punti strategici del Piano nazionale e l’allocazione dei fondi. Come ha sottolineato Donatella Tesei, coordinatrice della Commissione Affari europei della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, nel corso di un’audizione al Senato, “il coinvolgimento delle Regioni è fondamentale alla buona riuscita del PNRR”.
Nell’occasione ha sottolineato alcuni punti in particolare: uno è legato alla necessità di una strategia integrata e di una visione comune. In questo senso Recovery Plan, REACT EU e Programmazione 2021 2027 sono tre parti di una stessa questione, e l’integrazione e la complementarità tra questi strumenti è una questione strategica.
Altrettanto indispensabile viene considerata la riforma del codice degli appalti per snellire e velocizzare l’esecuzione dei progetti. “Servono delle semplificazioni in materia di autorizzazioni e delle procedure di spesa per il sistema delle Regioni e degli Enti Locali”, ha sottolineato la coordinatrice, aggiungendo anche l’esigenza di un “Piano di rafforzamento amministrativo” nazionale con l’immissione di nuove forze fresche e di un Fondo rotativo per la progettazione.
Per quanto riguarda il punto di vista delle province, sul Piano nazionale di ripresa e resilienza è intervenuta anche UPI – Unione Province d’Italia. Pur condividendo nel complesso l’impianto del PNRR, ha rilevato alcune migliorie da attuare.
Innanzitutto, richiede una centralità dei sistemi territoriali nella governance del Piano, assegnando a essi il ruolo da protagonista nel coordinamento, programmazione e attuazione degli interventi previsti. “Regioni, Province e Comuni sono le istituzioni cui, necessariamente, sarà indispensabile demandare la messa a terra non solo degli investimenti territoriali, ma delle principali azioni individuate per promuovere la ripresa economica e sociale” segnala UPI. Per questo devono trovare pari centralità anche nella governance di gestione del PNRR che sarà individuata.
Tra le proposte, c’è da segnalare quella relativa a rivoluzione verde e transizione ecologica. In particolare quella dedicata alla componente “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici” che punta all’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico con priorità alle scuole l’UPI richiede di specificare che una quota delle risorse sarà espressamente indirizzata alla realizzazione di 100 nuove scuole secondarie superiori – innovative, digitali e sostenibili dal punto di vista energetico – una per ogni Provincia e Città metropolitana.