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Smart building e investimenti: occorre puntare su intelligenza e integrazione

Smart building e investimenti: occorre puntare su intelligenza e integrazione

In Italia, il nesso tra smart building e investimenti pare aver perso un po’ d’interesse. Se nel 2019 si contavano più di 8 miliardi di euro gli stanziamenti fatti nell’edilizia intelligente, considerando i settori residenziale e terziario (negozi, hotel, uffici, centri commerciali), nel 2020 si è registrato un calo: gli investimenti hanno raggiunto i 7,67 miliardi di euro.

Il dato emerge dallo Smart Building Report 2021, presentato ieri dal team dell’Energy&Strategy Group, School of Management Politecnico di Milano.

È un vero peccato assistere a questo decremento di interesse perché gli edifici intelligenti possono arrecare benefici non solo in termini di efficienza energetica, ma anche a livello ambientale, urbanistico e di salute.

«Gli smart building sono il punto di incontro tra trasformazione digitale e transizione ecologica», ha sottolineato Umberto Bertelé, docente dell’ateneo milanese, aprendo i lavori. Per questo sono l’elemento centrale di interesse del PNRR. Lo stesso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza considera gli smart building sotto diversi aspetti. Ed è per questo che, tutte e sei le missioni lo riguardano, direttamente o meno: «può quindi contare sul 60% complessivamente delle risorse stanziate, ovvero 39 miliardi di euro», ha rilevato Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy & Strategy Group, elencando alcuni dei punti che lo riguardano e che passano dagli investimenti previsti – ad esempio – per la digitalizzazione delle infrastrutture dirette, per le comunità energetiche, per le infrastrutture di ricarica elettrica, per la ristrutturazione edilizia e addirittura per la telemedicina.

«Per quanto riguarda l’Italia, gli stanziamenti previsti dal PNRR sono certamente un buon inizio, ma non bastano», ha sottolineato l’altro vicedirettore del think tank milanese, Federico Frattini. Il perché è chiaro: l’Europa chiede un salto in avanti deciso in termini di qualità degli edifici. Nel Renovation Wave si segnala che l’85% del patrimonio immobiliare europeo ha più di 20 anni, il 40% del patrimonio edilizio è responsabile del 40% del consumo totale di energia e del 36% delle emissioni di gas serra. A fronte di tutto questo solo lo 0,2% degli edifici è sottoposto a deep renovation, ovvero a ristrutturazione profonda capace di ridurre il consumo energetico di almeno il 60%. A guardare agli obiettivi ambiziosi del 2030 e ancor più della net zero da raggiungere al 2050, si fa fatica a credere che verrà fatto un cambio di passo tanto importante quanto rapido.

Edifici intelligenti: cosa sono e che importanza hanno

Prima di parlare di smart building e investimenti, è bene tornare a cosa sono gli edifici intelligenti. Come ha ricordato Chiaroni, smart building è l’edificio dotato di impianti che attraverso una gestione intelligente e automatizzata e la presenza di una infrastruttura di supervisione e di controllo si pone alcuni obiettivi quali minimizzazione del consumo energetico, la massimalizzazione del comfort, la salute degli occupanti. Inoltre, è elemento cardine dell’integrazione tra edificio e rete elettrica.

«Possiamo definire smart un edificio se tutte le componenti (energy, healty, efficiency, safety,  security, comfort) siano contemporaneamente attive e può essere possibile mediante componenti fondamentali quali: gli impianti, ovvero l’hardware che abilita i sistemi di generazione dell’energia e gli altri, e il layer tecnologico relativo all’automazione, ovvero la sensoristica che permette di interagire con l’ambiente-edificio e di azionare in modo appropriato i building device solution che sovrintendono il sistema». La sensoristica è l’interfaccia tra il sistema fisico e l’intelligenza dello smart building ovvero la piattaforma di gestione e di controllo. Essa permette non solo di gestire l’utilizzo di energia, ma anche di monitorare le prestazioni di un impianto e intervenire in caso di malfunzionamento prima ancora che il guasto si verifichi. Inoltre, ha il compito di controllare ed elaborare i dati per prendere decisioni e ottimizzare i servizi. Per far sì che questa comunicazione sia possibile ed efficace occorre un’infrastruttura di rete adeguata, wireless o wired che sia.

Smart building e investimenti in Italia: le cifre e la suddivisione di spesa

Detto questo, torniamo a parlare di smart building e investimenti in Italia. Sul monte complessivo dei 7.67 miliardi di euro, escluse le superfici opache, la parte preponderante degli stanziamenti (63%) ha riguardato le building devices & solutions. Si tratta di tecnologie di generazione di energia, di efficienza energetica o capaci di generare comfort, e assicurare la sicurezza e la salute degli occupanti. La restante parte è suddivisa tra automation technology (16%), ossia la sensoristica finalizzata alla raccolta dati, piattaforme di gestione e controllo per elaborare le informazioni (15%) e le infrastrutture di rete (6%).

Del monte complessivo di investimenti, 4,8 miliardi sono stati destinati a tecnologie alla produzione efficiente di energia elettrica e termica. Decisamente inferiore (1,3 miliardi) è stata la somma destinata a soluzioni per il comfort abitativo, ancor meno (1 miliardo) quella per la sicurezza degli abitanti e degli asset. Del tutto marginale (0,3%), seppure in continua crescita, il contributo delle tecnologie legate alla salute degli occupanti. Sempre in tema tecnologico, il report ha messo in evidenza quali sono destinate a diffondersi notevolmente nel prossimo futuro. Innanzitutto ci sono gli impianti fotovoltaici con sistemi di accumulo (a seguito dell’entrata in vigore della Direttiva RED II), le soluzioni di smart lighting e i punti di ricarica privati, che secondo uno scenario moderato di previsioni al 2025 potrebbero raggiungere 11 volte il numero attuale.

Lo stesso report segnala che:

“gli investimenti in automation technologies e nelle piattaforme di gestione e controllo hanno superato nel 2020 i 2,3 miliardi di euro, divisi abbastanza equamente. Entrambi sono risultati in calo di circa il 7% rispetto al 2019. Per ultima viene l’infrastruttura di rete con 500 milioni di investimenti, l’89% dei quali (440 milioni) relativo a edifici ristrutturati, per oltre la metà del settore residenziale”.

Smart building e Superbonus: un incentivo, a patto che…

Sempre a proposito di smart building e investimenti, è da considerare con attenzione lo stimolo che ha e avrà il Superbonus 110% per efficientare il parco edilizio esistente. Ma occorre partire da una premessa, fatta sempre in occasione del report: digitalizzazione ed efficienza camminano insieme. Se non si digitalizza l’edificio non si può contare sulle informazioni utili per monitorare e gestire al meglio consumi. Inoltre senza un’infrastruttura di rete adeguata non si è in grado di far lavorare bene le diverse parti dello smart building, supportando adeguatamente il traffico dati necessario per fornire servizi e ottimizzare il funzionamento dell’intera struttura.

Il Superbonus è una leva importante, perché è l’abilitatore dell’efficienza energetica del patrimonio immobiliare esistente, «ma occorre che non si sprechi l’occasione anche di sfruttare questa opportunità per una maggiore “intelligenza”: si pensi all’infrastruttura per l’emobility, la produzione e stoccaggio dell’energia, ma anche l’eliminazione delle barriere architettoniche, tassello importante per la safety e per il comfort e benessere», ha rilevato Chiaroni, facendo il punto sui dati relativi al Superbonus. Fino ad agosto si sono registrate 37mila asseverazioni, a settembre se ne contano altre 9mila. Il giro d’affari prodotto dagli interventi fatti ha raggiunto i 5,7 miliardi di euro, di cui il 47% sui condomini. L’estensione ulteriore dei termini è positiva, ma i continui interventi non aiutano certo l’industria e il mercato delle costruzioni: permangono le incertezze e non è stato fatto ancora abbastanza in termini di risposte in medio e lungo termine per fare in modo che le ristrutturazioni siano un aspetto strutturale e non – com’è – legato alla contingenza. Peccato, perché una visione in prospettiva e stabile potrebbe creare spazi di mercato interessanti, anche in termini di maggiore “intelligenza” degli edifici. Sempre a proposito di smart building, il report approfondisce anche l’argomento importante riguardante l’architettura degli edifici intelligenti, su cui siamo ancora ai primordi.

«L’integrazione è il concetto chiave e il prerequisito perché edificio possa fornire il massimo livello di intelligenza e interazione», ha sottolineato Frattini. Oggi siamo piuttosto distanti dal livello di maturità digitale, tenendo conto tre livelli (architetipi) specifici per considerare l’evoluzione del parco immobiliare smart. A livello residenziale prevale nettamente (85%) l’archetipo 1, ovvero quello riguardante un numero limitato di building devices e soluioni gestiti da piattaforme diverse. Nel settore terziario, le cose cambiano in meglio: il 25% rientri nell’archetipo 3, ovvero di elevata maturità, mentre il 20% nell’archetipo 2, rappresenta un’architettura digitale in cui è presente un numero elevato di BD&S gestiti da diverse piattaforme.

Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.