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nZEB, come funzionano gli edifici a energia quasi zero

nZEB, come funzionano gli edifici a energia quasi zero

Quando si parla di efficienza energetica in edilizia capita spesso di trovarsi di fronte a una sigla non facilmente identificabile se non dagli addetti ai lavori, quella di nZEB. Si tratta di un acronimo inglese che sta per Nearly Zero Energy Building, ovvero edifici a consumi di energia quasi zero.

Una condizione, come è facile da capire, che non è certo naturale per il settore: quasi il 40% del consumo energetico finale (e il 36% delle emissioni di gas serra) deriva da case, uffici, negozi e altri tipi di edifici. Un problema che è accentuato dal fatto che buona parte del patrimonio edilizio, specialmente in un Paese come l’Italia, è stato costruito prima degli anni Settanta, prima cioè di qualsiasi legislazione in materia di efficienza energetica. Non a caso, il miglioramento della prestazione energetica degli edifici europei è un aspetto di fondamentale importanza, rappresentando uno degli aspetti prioritari della strategia climatica e di decarbonizzazione del Vecchio Continente. In questo senso, gli nZEB sono chiamati a giocare un ruolo importantissimo.

Edifici nZeb: che cosa sono

Ma a parte i consumi (quasi) zero, come possono essere definiti gli edifici nZEB? Un aiuto importante arriva dall’articolo 2 della Direttiva europea sul rendimento energetico nell’edilizia (EPBD) del 2010,che definisce l’edificio a energia quasi zero (nZEB) come  “un edificio che ha una prestazione energetica molto elevata. La quasi zero o molto bassa quantità di energia necessaria dovrebbe essere coperta in misura molto significativa da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze”. La stessa direttiva stabilisce che «gli Stati membri entro il 31 dicembre 2020 dovranno assicurare che tutti i nuovi edifici siano a energia quasi zero, e che dopo il 31 Dicembre 2018 i nuovi edifici occupati e di proprietà di autorità pubbliche siano a energia quasi pari a zero”.

nZeb in Italia: la normativa

Dal momento che la direttiva europea è stata recepita in Italia con decreto-legge 63/2013, convertito in legge n. 90/2013, questo comporta che dall’inizio del 2021 gli edifici nZeb sono diventati sostanzialmente obbligatori sia per le nuove costruzioni che per gli edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Una svolta copernicana per il mondo dell’edilizia, che può essere supportata dai numerosi strumenti di incentivazione vigenti per l’efficienza energetica in edilizia, primo tra tutti il Superbonus al 110% e  da Conto Termico o dai Certificati Bianchi.

In realtà alcune regioni avevano già anticipato l’obbligo di NZEB: in Lombardia l’obbligo è in vigore dal 2016, mentre in Emilia Romagna dal 2017 per gli edifici pubblici e al 2019 per gli altri.

Un edificio a energia quasi zero (NZEB), sia di nuova costruzione che esistente, deve rispondere ai seguenti requisiti tecnici:

a) stabiliti dal DM 26 giugno 2015 “Requisiti minimi degli edifici”;
b) deve rispettare gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel rispetto dei principi minimi di cui all’Allegato 3, paragrafo 1, lettera c), del D.Lgls 3 marzo 2011, n. 28.

nZEB nearly zero energy building edifici a energia quasi zero - disegno

Come si costruisce un edificio a energia quasi zero

Come si fa dunque a costruire un edificio nZEB? Ovviamente, ben diverso è realizzare da zero un edificio di nuova costruzione piuttosto che ristrutturare una casa già esistente. In linea generale, è possibile dire che la realizzazione degli edifici a energia quasi zero richiede il ricorso a soluzioni innovative per i componenti e i sistemi sia dell’involucro edilizio che degli impianti. Un progetto ben fatto di edificio a energia quasi zero prevede combinazioni di tecnologie di efficienza e fonti di energia rinnovabili, prendendo in considerazione i fattori economici, climatici e di altra natura dello specifico progetto.

In linea di massima, però, alcuni elementi sono piuttosto ricorrenti in tutti gli nZEB: innanzitutto serve un livello elevato di isolamento termico dell’involucro edilizio, intervento che tra l’altro rappresenta la base per tutti gli interventi di efficientamento degli edifici esistenti.

Non meno importante è l’installazione di impianti termici, che devono essere progettati in maniera tale da garantire quanto più possibile (almeno il 50%) il fabbisogno per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento tramite risorse rinnovabili. La buona notizia è che sul mercato esistono tantissime tecnologie che sono in grado di assolvere a questo compito: pompe di calore elettriche o a gas nelle versioni aerotermiche, idrotermali o geotermiche, le caldaie o i cogeneratori alimentati a biomassa, i micro/mini impianti eolici, il solar cooling, i sistemi solari termici e fotovoltaici, la geotermia a media e alta entalpia. In realtà, però, come ha messo in evidenza una ricerca di ENEA condotta nel 2018 sugli nZEB italiani, architetti e progettisti sembrano affidarsi soprattutto a un set ridotto di tecnologie, indipendentemente dalla particolare zona climatica. A parte il classico isolamento di involucro, la soluzione più adottata (circa nel 60% dei casi) riguarda le pompe di calore elettriche (per lo più aria-acqua) accoppiate a un impianto fotovoltaico (60%). L’alternativa è rappresentata dall’impiego di una caldaia a condensazione (anche a supporto della pompa di calore) e da un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria. Poco rilevante appare invece essere l’apporto di teleriscaldamento e biomasse.

Alcuni esempi di edifici nZEB in Italia

Quanto sono diffusi gli edifici nZEB in Italia? Difficile dirlo con certezza: a settembre 2018, dunque ben prima dello scattare degli obblighi normativi, ENEA stimava che nel Paese ci fossero circa 1500 edifici classificabili come nZEB. È molto probabile che a oggi, soprattutto sulla spinta della Pubblica amministrazione e di alcune iniziative delle regioni, questi numeri siano aumentati in maniera significativa. Ma vediamo alcuni esempi di near zero energy building in Italia e in particolare in Lombardia.

Nel nostro Paese ci sono numerosi esempi di edifici a energia quasi zero, tra cui ad esempio la Scuola dell’infanzia Pertini di Bisceglie, costruita sulla base di un progetto volto totalmente al contenimento dei fabbisogni energetici: l’orientamento dell’edificio e degli spazi; la forma della struttura; la corte centrale che consente la ventilazione e l’illuminazione; l’ottimo isolamento termico raggiunto grazie alle soluzioni d’involucro opache; le ampie vetrate rivolte a sud delle aule e quelle del corridoio anulare che si affacciano sulla corte interna (dotate di vetro-camera e schermature solari). Simile è anche il caso delle scuole per l’infanzia Rodari e Perrault di Vimercate che, grazie agli interventi sul cappotto esterno e sulle facciate, alle nuove centrali termiche, al fotovoltaico, alla copertura e ai nuovi serramenti (tutti lavori che rientrano nell’ambito del progetto di riqualificazione energetica degli edifici comunali), sono diventate a tutti gli effetti edifici NZEB.

nZEB nella Pubblica Amministrazione in Italia

Anche all’interno delle Pubbliche Amministrazioni sta crescendo il numero di edifici nZEB, spesso finanziati attraverso i meccanismi di incentivazione messi a disposizione dal GSE.

E proprio il GSE ha premiato, per la prima volta nel 2020, i Comuni Sostenibili che hanno utilizzato i meccanismi del Conto Termico per avviare processi di efficientamento energetico.

Un esempio tra tutti, in Lombardia è Chiari (BS), nominato tra i Comuni Sostenibile 2020 dal GSE per aver trasformato in un periodo di tempo relativamente breve 3 edifici scolastici in NZEB (nearly zero energy building). Chiari è stato infatti capace di dare vita a un nuovo imponente polo scolastico all’avanguardia sotto diversi punti di vista.

Per realizzare gli interventi, il Comune ha sommato i finanziamenti della Programmazione edilizia scolastica e il Conto Termico (CT) ricevendo oltre 3 milioni di euro.

La trasformazione degli edifici in nZEB ha riguardato le seguenti opere:

  • isolamento termico
  • infissi e finestre
  • building automation
  • pompe di calore
  • impianto fotovoltaico
  • illuminazione LED.
Giornalista, mi occupo da tredici anni di tecnologia e innovazione per le imprese ed energia, dalle rinnovabili all'efficientamento energetico.