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Mobility Manager in Italia: ruolo e obiettivi di mobilità sostenibile

Mobility Manager in Italia: ruolo e obiettivi di mobilità sostenibile

Quanto ci sia bisogno di mobility manager per la mobilità sostenibile e per la riduzione dell’inquinamento è evidente. L’ultimo rapporto Mal’Aria di Legambiente ha rilevato l’esigenza per le città di ridurre in media del 33% le concentrazioni di PM10 per rientrare nei prossimi anni nei limiti più stringenti dell’OMS. Ancor più impegnativi gli obiettivi sulle PM2.5: l’obiettivo di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è addirittura del 61%.

La presenza di mobility manager in città (oltre che in azienda) potrebbe contribuire a migliorare questa situazione. Pensiamo solo che questa figura professionale deve essere prevista per legge in tutte le città capoluogo di provincia o comunque con più di 50mila abitanti e nelle imprese con più di 100 dipendenti che operano in un capoluogo di Regione, in una Città metropolitana, in un capoluogo di Provincia o in un Comune con più di 50mila abitanti.

Nel primo caso, si tratta di almeno 140 città; nel secondo caso il calcolo è più complesso. Basti dire, però che (dati Istat) le grandi imprese, quelle cioè con almeno 250 addetti, pur costituendo lo 0,1% del totale, assorbono il 20,6% dell’occupazione, ovvero più di 3,3 milioni di persone. Se si aggiungono Università e altri enti interessati, sono almeno 10 milioni le persone interessate a iniziative di car-pooling, di car-sharing, di bike-pooling e di bike-sharing, e, per le scuole, anche iniziative di piedibus e bicibus. Su questo si basa l’attività del manager della mobilità e che fanno parte del Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL), reintrodotto dal “Decreto Rilancio” nel 2020.

Per cercare di incentivare lo sviluppo della figura del manager della mobilità è stato stanziato con il Decreto “Sostegni Bis” (DL 25 maggio 2021, n. 73) un fondo da 50 milioni di euro per contributi in favore delle imprese e delle PA obbligate alla nomina del ruolo e alla predisposizione del PSCL. L’unica condizione posta: individuare un mobility manager entro il 31 agosto 2021; a tale fondo possono beneficiare istituti scolastici “di ogni ordine e grado”. Anche in questo caso la condizione fondamentale è la nomina del mobility manager scolastico e la predisposizione di un piano degli spostamenti casa-scuola.

Mobility manager in Italia: chi è e cosa fa

Ma chi sono davvero i mobility manager e cosa fanno? In ambito privato e pubblico, il mobility manager è la figura chiamata a promuovere forme di mobilità sostenibile, non solo a livello ambientale, ma anche economico e sociale, “e il conseguente cambiamento degli atteggiamenti e delle abitudini degli utenti”.

Il suo obiettivo è consentire la realizzazione di interventi mirati a organizzare e gestire la domanda di mobilità delle persone in modo da ridurre l’impatto ambientale provocato dalla congestione del traffico nelle aree urbane e metropolitane. Tutto questo lo deve fare attuando interventi di mobilità sostenibile. La digitalizzazione può essere di aiuto per rendere oltre che sostenibile, la mobilità intelligente, presupposto della smart city.

Il ruolo del mobility manager per la mobilità sostenibile ha radici storiche, con il Decreto Legge del Ministero dell’Ambiente del 27 marzo 1998 Mobilità sostenibile nelle aree urbane” voluto dall’allora ministro Edo Ronchi. La misura di legge intendeva attuare interventi per migliorare la qualità dell’aria e ridurre l’inquinamento, rispondendo agli impegni presi col protocollo di Kyoto. A quel proposito, la legge richiedeva alle organizzazioni private e pubbliche di grosse dimensioni (imprese ed enti pubblici con singole unità locali con più di 300 dipendenti) di individuare tra i propri dipendenti un responsabile della mobilità aziendale per redigere un piano per ridurre l’uso di veicoli privati e razionalizzare gli orari di entrata e di uscita, organizzandoli al meglio per limitare il traffico.

Il mobility manager di area

Nel più recente Decreto del Ministero della Transizione ecologica del 12 maggio 2021, sulle “modalità attuative delle disposizioni relative alla figura del mobility manager” si distingue tra chi si occupa a livello aziendale del “governo della domanda di mobilità e nella promozione della mobilità sostenibile nell’ambito degli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente e il “mobility manager d’area”, una figura specializzata nel supporto al comune territorialmente competente, presso il quale è nominato, dovendo occuparsi di definire e implementare politiche di mobilità sostenibile oltre a svolgere attività di raccordo tra i mobility manager aziendali.

Lo stesso decreto del Ministero della Transizione ecologica specifica quali siano gli elementi qualificanti del mobility manager. Sia quello aziendale sia quello d’area.

“I mobility manager sono nominati tra soggetti in possesso di un’elevata e riconosciuta competenza professionale e/o comprovata esperienza nel settore della mobilità sostenibile, dei trasporti o della tutela dell’ambiente”.

Il mobility manager aziendale si occupa della redazione del PSCL ovvero il Piano spostamenti casa-lavoro, finalizzato a ridurre il traffico veicolare privato e individuare le misure utili a orientare gli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente verso forme di mobilità sostenibile alternative all’uso individuale dell’auto, sulla base dell’analisi degli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti, delle loro esigenze di mobilità e dello stato dell’offerta di trasporto presente nel territorio interessato.

Una spinta alla mobilità sostenibile

«Oltre che indispensabile per il governo della mobilità, la figura del mobility manager per la mobilità sostenibile è essenziale», evidenzia Alessandro Tursi, presidente FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, che da sempre si batte per lo sviluppo della mobilità ciclistica. Pochi giorni fa ha presentato l’ultima edizione di Comuni Ciclabili, che ha visto salire a 156 realtà comunali. «Da anni la nostra iniziativa prevede, all’interno dei criteri per classificare le città anche la presenza del mobility manager. È un parametro importante ed è per questo che diversi enti locali hanno cominciato a prevederne la presenza nel proprio organigramma».

Compito del mobility manager è gestire la mobilità attraverso l’organizzazione, la motivazione, l’incentivazione e la comunicazione. «Per incentivazione considero la stimolazione al cambio di abitudini. Oggi si stanno ponendo vincoli più stringenti per diffondere questa figura e stanziando risorse per attuare i piani di spostamento casa-lavoro», evidenzia ancora Tursi.

Anche nel campo della scuola si stanno ponendo le condizioni per inserire questa figura. Si lavora per mettere a disposizione un software per l’elaborazione dei piani dedicati mentre sono uscite le linee guide per specificare come si svolge un piano di spostamenti. «Ora serve dare il tempo e le necessarie condizioni perché le persone possano imparare a svolgere il lavoro del mobility manager ed essere valorizzate a farlo, in azienda, nell’ente pubblico come città e scuole». 

Mobility manager in Italia: a che punto siamo

Fino a due anni fa i mobility manager in Italia erano più di 850, ma se ne contavano solo 66 a livello comunale e sovracomunale. La situazione è in divenire: «seppure dati aggiornati a oggi non ce ne siano, si è però registrata un’autentica impennata di richieste di questa figura, favorita certamente dai fondi messi a disposizione, che richiedevano la nomina da parte degli enti obbligati», afferma Raffaele di Marcello, componente del Centro Studi FIAB ed esperto di mobilità.

I fondi stanziati potrebbero aiutare sensibilmente la formazione di iniziative dedicate alla mobilità sostenibile. Rimangono però diversi punti da chiarire. La prima è: cosa accade agli enti inadempienti? «Non gli accade nulla perché la ratio sin dall’inizio è stata di rendere obbligatoria la presenza del mobility manager senza porre una penalità. Gli incentivi dovevano aiutare a stimolare la nomina di questa figura, soprattutto quella del mobility manager d’area, cui si interfacciano per un coordinamento gli interventi dei singoli manager territoriali privati. Infatti, il lavoro dei singoli professionisti acquista un senso se il manager della mobilità d’area coordina i vari piani singoli relativi agli spostamenti casa-lavoro mettendoli a sistema nelle politiche e nelle azioni comunali, per assicurare l’efficacia che merita».

Come si diventa mobility manager?

Un altro punto da chiarire è il curriculum del professionista, in termini di percorso di studi e di competenze. «L’ultimo decreto riporta che deve avere “un’elevata e riconosciuta competenza professionale” senza specificare quale. Se le aziende possono far riferimento a professionisti esterni, quindi con qualifiche mirate, l’ente pubblico deve attingere a propri dipendenti o funzionari con una formazione di vario tipo. Di certo deve essere una persona appassionata di questo tema perché non è prevista una retribuzione aggiuntiva per il ruolo, idem dicasi nel caso delle scuole, a fronte di un aggravio ulteriore rispetto alle mansioni già ricoperte, anche in termini di acquisizione di competenze».

Lo sviluppo del mobility manager in Italia

Per questo FIAB e Ministero dell’Istruzione hanno istituito un tavolo di lavoro permanente sul tema centrale degli spostamenti quotidiani casa-scuola, cercando di far rientrare tra le funzioni strumentali (e, quindi, retribuite) la mansione di gestione della mobilità scolastica.

Infine occorre lavorare perché si faccia adeguata pianificazione, aspetto cruciale per chi si occupa di mobility management, che può e deve essere parte integrante del più complesso PUMS, piano urbano di mobilità sostenibile.

C’è anche bisogno di un maggiore coordinamento e di una maggiore valutazione di questa figura. L’ha messo in evidenza Lorenzo Bertuccio, presidente di Euromobility, associazione italiana di riferimento, alla 21esima Conferenza Nazionale sul Mobility Management e la Mobilità Sostenibile:

“I mobility manager di area delle principali città italiane presenti alla tavola rotonda chiedono innanzitutto continuità e certezza di risorse per svolgere al meglio il loro lavoro e per mettere in campo le azioni dei singoli Piani di Spostamento Casa-Lavoro e Casa-Scuola, ma anche un intervento normativo che chiarisca il rapporto tra comune capoluogo e città metropolitana. Più efficacia è richiesta anche sul fronte dei mobility manager scolastici. L’auspicio di tutti i presenti è anche la nascita di una rete di coordinamento nazionale tra i mobility manager di area che faciliti il loro lavoro”.

Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.