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Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
Nella smart city, le tecnologie sono usate per rendere la città più efficiente, sicura e sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini
La connettività IoT è l’elemento abilitante delle città intelligenti e lo sarà sempre di più. Lo confermano le previsioni: il mercato globale IoT nelle smart city crescerà da 130,6 miliardi di dollari nel 2021 a 132,2 miliardi di dollari entro il 2026.
La tecnologia Internet of Things permette alle città di diventare più sostenibili ed efficienti, oltre che intelligenti. I sensori IoT generano grandi volumi di dati in tempo reale, che vengono raccolti e debitamente utilizzati (mediante cloud computing) per gestire e ottimizzare beni pubblici e fornire servizi. Questa sinergia digitale è possibile prima di tutto grazie alla infrastruttura IoT che fa da ponte tra il mondo digitale e il mondo fisico e agevola la PA nel suo lavoro quotidiano.
Così le città possono pensare di orchestrare al meglio il trasporto pubblico e privato, l’illuminazione pubblica, la raccolta di rifiuti e per una gestione efficiente e lungimirante, la connettività IoT sarà indispensabile.
Nei prossimi decenni le città nel mondo registreranno un aumento sensibile di abitanti. Connettività e smart technology saranno parte integrante non solo delle città, ma delle nostre stesse vite: si stima nel 2030 ci saranno 125 miliardi di dispositivi connessi a livello globale.
Già oggi, un quarto circa di alcune aree di smart city negli USA utilizza sensori incorporati in strade e caselli per migliorare le condizioni dell’autostrada e la qualità della vita.
Anche in Europa vi sono molte città intelligenti, che combinano smart technology ala possibilità di fornire servizi e sempre miglior qualità di vita ai cittadini. In Italia si contano molti esempi eccellenti, da Torino a Milano, Bologna, Roma, e da Genova a Napoli.
In tutti questi casi c’è un fattore comune: la connettività IoT. «È l’elemento abilitante la smart city. Innanzitutto perché permette di promuovere il valore degli asset legati ai servizi che una città offre. Inoltre permette di sviluppare la sostenibilità, ambientale ed economica – afferma Luigi Capobianco, vice presidente Southern & Western Europe di 1NCE, azienda specializzata nella connettività IoT –. Pensiamo all’infrastruttura dell’illuminazione pubblica o a quella preposta alla raccolta dei rifiuti. Connettere i pali della luce o i cassonetti a un sistema centrale consente all’amministrazione pubblica di gestire in maniera rapida ed efficiente eventuali disservizi o provvedere a fornire il migliore servizio».
La smart city, per essere tale, deve essere connessa.
A che punto siamo nel percorso verso il pieno sviluppo della connettività IoT per la smart city?
Lo abbiamo chiesto sempre a Luigi Capobianco di 1NCE che può fornirci una fotografia “in tempo reale” sul cambiamento al quale stiamo assistendo.
«Viviamo un momento di transizione dove si assiste al passaggio dal concetto di smart city alla sua effettiva attuazione e contabilizzazione dei benefici economici offerti dalla possibilità di connettere gli oggetti», evidenzia Capobianco.
Un esempio di questo passaggio lo fornisce il Grande Raccordo Anulare di Roma. Lungo questa tangenziale, senza pedaggio, che circonda la città di Roma con i suoi quasi 70 km di lunghezza, ogni lampione è connesso in rete. Ciò significa che in caso di guasto, è possibile intervenire prontamente per il suo ripristino. Un giorno non lontano si può ipotizzare che questi stessi lampioni potranno veicolare informazioni, leggere in tempo reale il traffico, fornire nuovi servizi a valore aggiunto.
Ecco, uno dei punti cruciali in questa transizione è proprio il passaggio da illuminazione efficiente a smart lighting.
«Il passaggio da un oggetto connesso a intelligente si può comprendere oggi con la progressiva elettrificazione della mobilità – conferma il vice presidente Southern & Western Europe di 1NCE. – Se oggi tutti fossimo possessori di un’auto elettrica sarebbe pressoché impossibile ricaricarla fuori casa per la mancanza di un’infrastruttura capillare. A Londra, si è già risolto questo problema: basta che il neo possessore di un veicolo elettrico lo comunichi alla municipalità perché lei provveda a dotare un lampione vicino all’utente con una presa elettrica dove collegarsi. Sarà poi il contatore connesso a provvedere a contabilizzare i consumi pubblici e quelli privati, fornendo però al cittadino la possibilità di ricaricare agevolmente la propria auto. Così è possibile promuovere l’e-mobility grazie alla smart lighting».
Questa transizione digitale è in parte già risolta. Prendiamo il caso degli smart meter. Già oggi i contatori luce e gas in Italia sono intelligenti, ovvero interconnessi e in grado di fornire informazioni ai rispettivi operatori. In questi è forte la presenza di 1NCE, realtà specializzata nel fornire servizi di connettività per applicazioni Internet of Things: una percentuale sempre crescente di contatori smart in Italia e in Europa è connessa con loro SIM. «Lo stesso sta accadendo per i contatori dell’acqua, progressivamente forniti di un elemento di connessione», evidenzia lo stesso Capobianco.
Le opportunità offerte dalla connettività IoT per la smart city si stanno affermando anche nella raccolta rifiuti. Una multiutility del Nord Italia, cliente di 1NCE, ha avviato il servizio di waste management sfruttando l’Internet delle Cose per connettere i punti raccolta: «tramite una piattaforma digitale vengono raccolte le informazioni e ottimizzata la raccolta. In questo modo si garantisce un servizio puntuale con beneficio per i cittadini che sono premiati per il minore conferimento di resto, svolto mediante smartphone».
1NCE sta lavorando anche sulle infrastrutture di ricarica, connesse alla rete cellulare, e a progetti di smart lighting con impianti connessi mediante Narrow Band IoT (o NB-IoT). Questa tecnologia a basso consumo di energia permette l’invio dei dati a un gran numero di dispositivi in aree dove la copertura di rete mobile standard è scarsa o assente. È un’opzione preziosa nelle aree rurali oppure nei piccoli centri urbani, che grazie all’opportunità NB IoT possono contare su connettività efficiente e ad ampio raggio. Come sottolinea Capobianco: «tutto questo è possibile grazie all’adozione di una semplice SIM in ogni device, evitando costi – elevati – derivanti dal cablaggio».
Così si possono sviluppare nuovi servizi ai cittadini, nelle grandi metropoli come nei piccoli centri abitati, superando così il digital divide: una potenzialità enorme per l’Italia.