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Collaborazione tra settori pubblico e privato: il perimetro dello Stato

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Collaborazione tra settori pubblico e privato: il perimetro dello Stato

In collaborazione con l’Avv. Renato Conti, esperto di Diritto Amministrativo, Diritto Commerciale e Contratti Pubblici, LUMI4innovation indaga più a fondo gli aspetti legati alla collaborazione tra pubblico e privato e al Partenariato Pubblico Privato.

Dopo unna prima parte introduttiva, nelle prossime settimane approfondiremo tematiche legate al PPP, al project financing e alle varie forme di contratto.

Il rapporto tra Pubblico e Privato

S’è visto – sommariamente, com’è d’uopo – che la Storia ha fatto registrare un momento e delle ragioni specifiche, a giustificazione dell’intervento dello Stato nella produzione di beni e servizi “pubblici”. Al fianco di questo tipo di intervento se ne registra un altro, quello dell’economia di diritto pubblico conseguente alle crisi (1933, costituzione dell’IRI, e da lì infiniti altri esempi) e, talora, per la protezione di interessi strategici (di cui le carenze nella produzione di mascherine e respiratori polmonari all’inizio della pandemia hanno mostrato limiti e miopie: la teoria dell’allocazione della produzione dove essa sia maggiormente efficiente, lasciando al commercio di rendere disponibili tutti i beni in tutti i luoghi non è, evidentemente, del tutto soddisfacente).

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C’è, dunque, un capitalismo di Stato che si affianca all’economia sociale: per ragioni accidentali, appunto, o per soddisfare interessi di politica industriale in chiave strategica, capacità attuative a parte.

Esiste, al contempo, un problema di reperimento e allocazione delle risorse finanziarie da parte dello Stato. Ed ecco che il panettone pubblico può perdere la propria strategicità, che il mercato chiede a gran voce che sia dato maggior spazio alla concorrenza, al settore privato. In una parola, che lo Stato restringa il proprio perimetro.

Una dicotomia, tra funzione sociale della produzione pubblica e liberismo imprenditoriale, affrontata in modo il più delle volte netto, quasi ideologico: o di qua o di là, senza compromessi.

Sembra mancare un razionale oggettivo per guidare le scelte, e che solo si dipenda dalla stagione politica del momento, magari dalle esigenze di cassa più contingenti.

Scompaiono, nel confronto ideologico, gli elementi pur ben visibili, in negativo come in positivo, che le due situazioni presentano, dall’intrinseco conflitto di interessi del capitalismo di Stato alla attitudine predatoria del liberismo sfrenato.

Può trovarsi nell’erroneo incentrarsi del dibattito sulla questione della matrice proprietaria la causa della perdita di lucidità del confronto.

Una dinamica di mercato supportata da regole chiare, programmazione analitica (che non è economia pianificata) e un sistema di controlli efficace e penetrante supera di slancio il problema degli assetti proprietari. Dove esiste il piano degli investimenti, il metodo tariffario, il controllo di attuazione, che il capitale del soggetto gestore del servizio idrico, per fare un esempio, sia detenuto dal pubblico o dal privato diviene del tutto irrilevante.

Pubblico e provato: vantaggi e sinergie nel collaborare

Per converso, dalla possibilità di collaborazione tra i due settori emergono vantaggi e sinergie che nessuno dei due sarebbe in grado di cogliere autonomamente.

Il privato porta con sé la flessibilità organizzativa, che il pubblico non potrà mai avere anche quando assuma la veste societaria (privatizzazione formale), le risorse tecnologiche, finanziarie e in buona misura quelle gestionali. Al pubblico rimangono propri la funzione di identificazione degli obiettivi sociali e di sviluppo, la visione sistemica, l’indirizzo e il controllo.

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Avvocato abilitato in Italia e Spagna, titolare di proprio studio legale, si occupa di assistenza legale e processuale su Diritto Amministrativo e Commerciale, privilegiando Contratti Pubblici, progetti infrastrutturali, concessioni di servizio, i PPP - partenariati pubblico privati. Professore a contratto di International Business Law presso la Facoltà di Economia della UNINT – Università Internazionale di Roma, formatore accreditato presso l’ITA – Italian Trade Agency