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“Partenariato pubblico privato” per la sicurezza urbana

“Partenariato pubblico privato” per la sicurezza urbana

Partenariato pubblico privato nella sicurezza urbana. Sulla carta sembra tutto molto semplice. Basta comunicare efficacemente la possibilità di coinvolgere i privati al potenziamento degli impianti di videosorveglianza comunale con tanto di incentivi sui tributi locali per essere considerati amministratori virtuosi. Ma non basta certo una dichiarazione politica o uno spot da lanciare sul sito dell’amministrazione comunale per realizzare questo ambizioso progetto. Da una parte, infatti, abbiamo la necessità di realizzare progetti concreti ed efficaci magari richiedendo il contributo a un imprenditore che vuole dotarsi di videosorveglianza nella zona pubblica attigua alla sua impresa. Dall’altra, l’inevitabile rispetto delle regole sulla correttezza del trattamento dei dati. E soprattutto la chiara consapevolezza che le immagini delle zone pubbliche le possono catturare solo i comuni e le forze di polizia.

Il coinvolgimento dei soggetti privati nel potenziamento della sicurezza delle città

In questo breve commento cercheremo di sintetizzare al massimo le regole del primo livello di partenariato pubblico privato. Quello tra l’ente locale, i cittadini e le imprese operanti sul territorio. Anche se sarebbe più corretto parlare di “collaborazione”.

Cittadini e Comuni in prima linea contro il degrado

La partecipazione dei soggetti privati al potenziamento degli impianti di videosorveglianza è una pratica già ampiamente valutata da alcuni Comuni che hanno ammesso questa attività nel regolamento sulla videosorveglianza. In pratica il cittadino, l’associazione o l’operatore economico possono acquistare tecnologie e telecamere utili a migliorare gli impianti comunali (nella zona di interesse) e metterle a completa disposizione del primo cittadino. Pur non potendo avere accesso diretto alle immagini, il miglioramento della sicurezza per l’area videosorvegliata è evidente e progressivo. E la legge n. 48/2017 ne ha dato atto ammettendo specifiche agevolazioni tributarie per chi investe. Ma dovrà trattarsi di impianti moderni dotati di software di analisi video per il monitoraggio attivo con invio di segnali di allarme alle centrali delle forze di polizia o di istituti di vigilanza convenzionati. Previa idonea e preventiva valutazione dell’impatto privacy.

Per mettere in osservazione questi ambiti pubblici, il dl 14/2017 richiede però alcuni importanti passaggi formali. Intanto il regolamento comunale dovrà disciplinare questa opportunità prevedendo specifici benefici anche in termini di tributi locali. E poi il sindaco dovrà sottoscrivere un patto per la sicurezza ad hoc in prefettura.

“Adotta una telecamera”, uno spot facile ma dietro c’è un mondo complesso

Prima di andare sui giornali e comunicare questa ghiotta opportunità andrebbero considerate una serie di criticità molto importanti. La prima è rappresentata dal fatto che l’adozione comporta un taglio drastico con il passato. Nel senso che il cittadino o l’esercente non può pensare di mettere a disposizione delle telecamere posizionate sulle strade mantenendo una potenziale disponibilità delle immagini catturate.

Siccome sulla pubblica via solo il Comune e le forze di polizia possono effettuare riprese, il passaggio delle telecamere al Comune significa l’inibizione di qualsiasi intromissione da parte del privato.
Il sistema messo a disposizione dal privato diventa a tutti gli effetti una appendice dell’impianto comunale. Senza possibilità di ingerenza all’interno del sistema da parte di soggetti terzi. E qui nascono immediatamente resistenze culturali e impedimenti tecnico-economici.

E’ evidente infatti che, mentre un complesso commerciale può decidere di videosorvegliare il proprio parcheggio mettendo a disposizione del Comune le immagini che potranno essere utilizzate in caso di necessità, il privato che dispone di un piccolo esercizio commerciale ha difficoltà a cedere unilateralmente la sua telecamera posizionata all’ingresso del negozio. Anche perché il collegamento e la compatibilità di quel sistema difficilmente sono allineati a quelli pubblici. Ma ci sono tante scelte tecniche interessanti e facilmente attivabili. Tipo decidere di registrare in loco con server criptati le immagini dell’area esterna di un pubblico esercizio fornendo le chiavi di accesso al sistema solo alle forze di polizia. Ma per raggiungere questo obiettivo serve una crescita culturale generalizzata e una programmazione comunale adeguata.

I possibili benefici per i privati che investono in sicurezza

L’art. 7 del dl 14/2017 prevede che “al fine di conseguire una maggiore diffusione delle iniziative di sicurezza urbana nel territorio, nonché per ulteriori finalità di interesse pubblico, gli accordi e i patti di cui al comma 1 possono riguardare progetti proposti da enti gestori di edilizia residenziale ovvero da amministratori di condomini, da imprese, anche individuali, dotate di almeno dieci impianti, da associazioni di categoria ovvero da consorzi o da comitati comunque denominati all’uopo costituiti fra imprese, professionisti o residenti per la messa in opera a carico di privati di sistemi di sorveglianza tecnologicamente avanzati, dotati di software di analisi video per il monitoraggio attivo con invio di allarmi automatici a centrali delle forze di polizia o di istituti di vigilanza privata convenzionati. A decorrere dall’anno 2018, i Comuni possono deliberare detrazioni dall’imposta municipale propria (IMU) o dal tributo per i servizi indivisibili (TASI) in favore dei soggetti che assumono a proprio carico quote degli oneri di investimento, di manutenzione e di gestione dei sistemi tecnologicamente avanzati realizzati in base ad accordi o patti ai sensi del periodo precedente”.

La costruzione normativa è decisamente complessa e si può riassumere in questo modo. Se il Comune vuole valorizzare la partecipazione dei privati deve prima prevederlo nei suoi regolamenti comunali e poi sottoscrivere un patto per la sicurezza con la prefettura. La maggior parte dei comuni è partita senza assicurarsi di aver formalizzato questi passaggi e quindi alla dichiarazione politica non è conseguito nulla.

I vantaggi per i soggetti privati che si possono invece confrontare con amministrazioni illuminate è rilevante. Oltre a poter contribuire al potenziamento della sicurezza della propria città potranno ricavare benefici tributari e limitare il rischio di sanzioni in caso di utilizzo improprio delle telecamere puntate sulle strade.

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Stefano Manzelli è Responsabile della protezione dei dati. Direttore di sicurezzaurbanaintegrata.it Consulente enti pubblici in materia di sicurezza urbana.