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Gigafactory in Italia e in Europa: sfide e opportunità

Gigafactory in Italia e in Europa: sfide e opportunità

L’Unione Europea vuole diventare un polo di riferimento per le gigafactory per l’e-mobility. Il progetto dell’UE è divenire il secondo produttore mondiale di batterie. Per promuovere la ricerca e l’innovazione nel settore delle batterie si vogliono movimentare investimenti per un valore di circa 900 milioni di euro. Lo ha affermato Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione Europea, pochi giorni fa, in occasione di una recente riunione con i ministri dell’UE e la Banca europea per gli investimenti. A riportarlo è Bloomberg, secondo cui la stessa Commissione e attori privati firmeranno un memorandum d’intesa sul partenariato Horizon Europe dedicato.

Ma cosa sono le gigafactory e qual è il loro ruolo nella strategia europea e italiana per spingere la mobilità elettrica?
Ecco in breve quali sono le opportunità e le prospettive legate alle gigafactory per la produzione di batterie al litio.

gigafactory in UE mappa
La mappa delle 25 gigafactory in Europa, di cui 1 in Italia (cortesia: Jochen Mähliß)

Produzione di batterie e gigafactory: gli obiettivi Ue

L’UE ha già investito miliardi nel suo progetto European Battery Alliance, istituita per competere con l’Asia, attualmente l’unico fornitore europeo di batterie EV. Il vantaggio economico è chiaro: il mercato avrà un valore annuo stimato fino a 250 miliardi di euro entro il 2025. L’obiettivo è riuscire a stabilire una produzione di batterie in grado di soddisfare la domanda dell’industria automobilistica, secondo le stime della Commissione europea.

Per raggiungere questo importante obiettivo occorre sviluppare le cosiddette gigafactory. L’innovazione e la ricerca servono anche per questo: per riuscire a colmare il gap con l’Asia servono idee e soluzioni all’avanguardia. Non solo: servono spazi dedicati dove produrre quanto serve.

Oltre ai propositi istituzionali dell’UE già oggi si contano diverse iniziative che hanno portato alla realizzazione di ben 25 gigafactory in Europa, anche in Italia.

Gigafactory per l’e-mobility: il mercato europeo, oltre Tesla

Il percorso che porta alle gigafactory per l’emobility parte dalla nascita della European Battery Alliance, lanciata nel 2017 dallo stesso Šefčovič insieme ai paesi dell’UE e all’industria.

L’obiettivo principale dell’alleanza è realizzare la tecnologia delle batterie e produrle in UE. Un obiettivo fondamentale per la mobilità elettrica, ma anche per la transizione energetica: le soluzioni di accumulo servono anche a fare energy storage, stoccando l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili.

La Commissione UE ricorda che nel 2017, l’Europa non aveva quasi nessuna produzione di celle a batteria su scala. Rappresentava solo il 3% circa del mercato mondiale “e affrontavamo un futuro con un’UE che dipendeva principalmente dai fornitori stranieri”. L’aspettativa è che la produzione europea “corrisponda alla domanda entro il 2025”. L’alleanza ha attirato la partecipazione industriale di circa 440 attori e circa 100 miliardi di euro di impegni di investimento secondo InnoEnergy.

Gigafactory: cosa sono

Prima di parlare del ruolo della gigafactory per l’emobility, è importante definire cosa significa. Il termine “gigafactory” risale al 2013, al suo utilizzo da parte di Tesla. Si tratta di una fabbrica di giga, intendendo GigaWatt, unità di misura per la potenza, e di GWh, per indicare la capacità di stoccaggio energetico.

Le caratteristiche più significative di queste gigafactories sono quelle di assicurare la fornitura di celle per le case automobilistiche europee. «La grande sfida per le case automobilistiche in futuro sarà ottenere la quantità di celle di cui hanno bisogno per assemblare i pacchetti di batterie EV», spiega Jochen Mähliß, Head Batteries and Energy Storage Systems di VDE Renewables (una delle più grandi organizzazioni tecnologiche in Europa).

Quante sono le gigafactory in Europa

Ma oggi quante gigafactory si contano in Europa? Secondo lo stesso Mähliß sarebbero 25 gigafactories in funzione o annunciate. «Solo quelle di AESC a Sunderland (Regno Unito), Leclanché a Willstätt (Germania), SK Innovation a Komáron (Ungheria), LG a Wroclaw (Polonia) sono in funzione», spiega, illustrando la mappa delle gigafactories in Europa messa a punto dallo stesso responsabile Batterie e sistemi di accumulo di VDE Renewables.

La loro realizzazione fornirà un aiuto determinante a colmare il divario con l’Asia. «Farà sì che le case automobilistiche ottengano la quantità di celle di cui hanno bisogno. Inoltre, i siti di produzione in Europa sono una grande opportunità per la R&S europea di portare le sue innovazioni nei prodotti e trarne il massimo beneficio».

Gigafactory in Italia e in Europe: quali investimenti

A proposito di stanziamenti per la realizzazione delle gigafactory per l’emobility, per raggiungere entro il 2025 l’obiettivo di un’industria europea delle batterie in grado di alimentare almeno 6 milioni di auto elettriche, la Commissione ha approvato, in base alle norme UE sugli aiuti di Stato, un secondo importante progetto di interesse comune europeo (“IPCEI”) per sostenere la ricerca e l’innovazione nella catena del valore delle batterie. Il progetto, chiamato “European Battery Innovation” è stato preparato e notificato congiuntamente da diversi Paesi tra cui anche l’Italia.

European Battery Innovation durerà fino al 2028 andando a sostenere 42 aziende in 12 stati membri dell’UE, dalle materie prime al riciclaggio, alle start-up, alle università e ad altri enti di ricerca.

A livello di investimenti per singolo progetto, è possibile sapere che uno dei più grandi progetti europei, Northvolt, ha ricevuto proprio in queste settimane un ordine da 14 miliardi di dollari ed è stata selezionata come fornitore principale strategico di celle per batterie premium per il Gruppo Volkswagen in Europa. La stessa casa automobilistica tedesca aumenterà la quota di proprietà in Northvolt.

L’inglese Britishvolt ha annunciato che spenderà 2,6 miliardi di euro per la sua gigafactory a Blyth, con una capacità iniziale di 10 GWh.

Italvolt: la gigafactory italiana

A proposito di investimenti in termini di gigafactory per l’emobility, tra le novità di quest’anno c’è l’annuncio della realizzazione in Italia di Italvolt. Per questa saranno investiti 4 miliardi di euro dedicati alla realizzazione dell’impianto, su 300mila metri quadri, che promette di essere il più grande e green d’Europa e il dodicesimo al mondo. Con una capacità di 45 GWh entro il 2024, potenzialmente in aumento fino a 70 GWh, lo stabilimento sorgerà nell’ex sito industriale dello storico stabilimento Olivetti. Fondatore e Ceo della gigafactory italiana è Lars Carlstrom, a sua volta founder della Britishvolt.

italvolt

Rendering del progetto Italvolt: la prima gigafactory italiana (Fonte: www.italvolt.com)

Sfide e opportunità delle Gigafactory europee

L’elemento più innovativo delle gigafactories dell’UE è l’impiego di energia per la produzione delle celle agli ioni di litio proveniente da fonti rinnovabili come l’energia eolica, idroelettrica e solare, in modo che l’impronta di CO2 sia bassa. «Il potenziale e grande vantaggio rispetto ai produttori cinesi di celle è quello di produrre celle con una minore impronta di CO2», illustra Mähliß. Le celle che saranno prodotte da Northvolt in Svezia avranno un’impronta di CO2 molto più bassa delle celle provenienti dalla Cina (o dall’Europa dell’Est), poiché la Svezia ha una percentuale molto alta di energia rinnovabile.

L’auspicio del responsabile di VDE Renewables è di sentire, un giorno quanto più prossimo, l’annuncio di una gigafactory di celle a stato solido nel prossimo futuro. «Le batterie a stato solido rappresentano la prossima generazione di batterie agli ioni di litio con densità di energia più elevate, maggiore potenza e più sicurezza».

La sfida delle gigafactory europee è lanciata. Ma restano anche i punti critici, il primo dei quali sarà la competitività economica rispetto ai colossi come Cina e Corea del Sud.

«Ci sarà anche bisogno di creare una catena di approvvigionamento europeo per l’estrazione di materie prime critiche come il litio, il cobalto e il nichel, così come per la loro raffinazione e la successiva produzione di catodi e anodi, al fine di ridurre al minimo la dipendenza dalle forniture cinesi – sottolinea Mähliß – Infine, deve essere realizzato un efficace riciclaggio per riportare i materiali nella catena di approvvigionamento». L’UE ha annunciato di introdurre un pass digitale per ogni batteria per assicurarsi di soddisfare questo traguardo.

In ogni caso, la partita delle gigafactories è appena cominciata e si annuncia molto calda, a fronte del fatto che l’emobility sta cominciando a registrare un incremento sensibile – sia pure resti ancora un mercato di nicchia. Nonostante la pandemia e un mercato automobilistico complessivo in declino, le quote di mercato dei veicoli elettrici (EVs) sono aumentate dal 3,0% nel 2019 al 10,5% nel 2020, ha annunciato la European Battery Alliance.

Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.