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Comunità Energetiche: la Normativa in Italia

Comunità Energetiche: la Normativa in Italia

Quello delle comunità energetiche è un tema che da sempre affascina addetti ai lavori del mondo delle rinnovabili e non, anche per la forte valenza sociale e ambientale che la diffusione di questo modello potrebbe avere. Le comunità energetiche potrebbero avere un impatto economico positivo per il nostro Paese.

Comunità energetiche: la normativa italiana

Come spesso accade nel mondo dell’energia, i riflettori sulle comunità energetiche si sono accesi sulla spinta dell’Unione europea.

L’Unione Europea ha varato nel 2019 il pacchetto “Energia pulita per tutti gli europei” (CEP – Clean Energy Package), costituito da otto Direttive che regolano temi energetici, tra cui: prestazioni energetiche negli edifici, efficienza energetica, energie rinnovabili, mercato elettrico.

Sono infatti due le Direttive Ue che fanno riferimento esplicito alle energy community. La RED II, Renewable energy directive 2018/2001, approvata nel dicembre 2018, definisce chiaramente le Renewable Energy community (REC). La comunità energetica rinnovabile è un nuovo soggetto giuridico basato sulla partecipazione aperta e volontaria di imprese, persone fisiche, enti o amministrazioni comunali. Si tratta di un soggetto autonomo che deve essere effettivamente controllato da azionisti o membri situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’obiettivo delle REC (o CER – comunità energetiche rinnovabili) è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri.

Una seconda normativa europea, la IEM ovvero la Directive on common rules for the internal market for electricity 2019/944, pubblicata a giugno 2019, ha poi introdotto la definizione di CEC – Citizen Energy Community ossia Comunità energetica di cittadini.

Le novità del Decreto Milleproroghe

In Italia ci sono stati i primi passi importanti verso il recepimento normativo con il Decreto Milleproroghe febbraio 2020 e poi con il documento di consultazione 112/20 elaborato da Arera (l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), adottato nell’aprile 2020

L’iter normativo italiano è proseguito con la pubblicazione della Delibera ARERA 318/2020 (agosto 2020) e con il Decreto attuativo del MISE di settembre 2020 sull’autoconsumo collettivo e sulle energy community.

Il Decreto Legislativo 199/2021

Infine, è arrivato il recepimento della Direttiva RED II con il D.Lgs. 8 novembre 2021, n. 199, entrato in vigore il 15 dicembre. La finalità della normativa è quella di accelerare il percorso di crescita sostenibile dell’Italia e di transizione energetica. Le nuove disposizioni in materia di impiego di energia da fonti rinnovabili sono infatti coerenti agli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 (-55% di emissioni climalteranti rispetto al 1990) e 2050 (net-zero).

La RED II definisce la strada per raggiungere gli obiettivi di incremento della quota di FER entro il 2030: meccanismi, incentivi, quadro istituzionale, finanziario e giuridico.

Il decreto 199/2021 introduce alcune novità fondamentali. Tra le principali c’è l’aumento del perimetro per le CER, passando dalla cabina secondaria a quella primaria.

Questo significa che le comunità energetiche possono diventare una realtà legata a più Comuni o alle Comunità montane e non più a piccoli borghi o quartieri.

La normativa italiana aumenta anche le categorie dei soggetti ammessi a entrare a far parte delle energy community. Non soltanto famiglie, PMI ed enti locali, ma anche enti religiosi, di ricerca e del terzo settore.

Altre novità riguardano la potenza massima del singolo impianto, che passa da 200 a 1000 kWp e gli impianti elegibili, FER se allacciati dopo il 15/12/2021 e quelli esistenti fino al 30% della potenza complessiva della comunità. Infine, tra i servizi erogabili dalla CER, viene aggiunta la building automation, l’efficienza energetica e la ricarica dei veicoli elettrici.

Regolamenti in arrivo

Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del Decreto, dovevano essere aggiornati i meccanismi di incentivazione tramite decreto del MiTE, per specificare anche le modalità di transizione tra le regole vecchie e le nuove.

Mentre per tutte le informazioni sulle configurazioni ammesse al servizio, si rimanda alle “Regole tecniche per l’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione dell’energia elettrica condivisa” del GSE

Lo stato attuale e il Pnrr

Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha stanziato dei fondi specifici per promuovere la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili. Nella Missione 2, in particolare, sono stati messi a disposizione oltre 2 miliardi di euro.

L’investimento punta a far installare 2.000 MW di nuova capacità di produzione di energia elettrica attraverso configurazioni come energy community e sistemi di auto-consumo collettivo. Questo, secondo le stime, permetterebbe di evitare l’emissione di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

Gli incentivi previsti per le energy community

I contributi economici spettanti alle CER sono riconosciuti per ciascun impianto di produzione di energia per la durata di 20 anni.
Per ciascun kWh di energia elettrica condivisa in rete, il GSE riconosce un corrispettivo unitario, pari alla somma della tariffa di trasmissione per le utenze in bassa tensione e del valore più elevato della componente variabile della tariffa di distribuzione per le utenze in bassa tensione.

Viene inoltre riconosciuta una tariffa premio (pari a 100 €/MWh per i gruppi di autoconsumatori e 110 €/MWh per le comunità di energia).

I contributi economici spettanti all’energia condivisa nell’ambito delle comunità energetiche sono alternativi agli incentivi previsti dal D.M. 04/07/2019 e al meccanismo dello Scambio sul Posto.
Esiste però la possibilità di cumulare gli incentivi con le detrazioni fiscali previste dall’articolo 16-bis, incluso il Superbonus.

Cosa riserva il futuro

Lo studio dell’Energy & Startegy Group del Politecnico di Milano ha fatto il punto sull’impatto a livello di sistema energetico derivante dalla diffusione delle energy community, secondo tre diversi scenari (medio, basso, alto).

Anche secondo la previsione più pessimistica, l’impatto delle CER sarebbe importante: nel periodo 2021-2025 potrebbero svilupparsi ben 700 energy community, che coinvolgerebbero 15.000 nuclei familiari per un totale di 100 MW di impianti installati. Nello scenario medio, si potrebbero avere 3.600 MW di impianti installati e ben 26.000 soggetti tra energy community e autoconsumatori collettivi. Questi 3.600 MW, tra l’altro, garantirebbero il raggiungimento del 55% dell’obiettivo per il fotovoltaico stabilito dal PNIEC al 2025, producendo circa 4.400 GWH l’anno.

Per lo sviluppo di uno scenario di questo tipo lo Stato dovrebbe mettere a disposizione circa 5,5 miliardi di euro di incentivi. Uno sforzo economico che garantirebbe un beneficio complessivo per tutta la filiera energetica nel suo complesso e i suoi operatori. Queste comunità, oltre ad assicurare un contributo importante al raggiungimento degli obiettivi europei in materia di transizione energetica e transizione ecologica, potrebbero poi offrire un prezioso supporto alla stabilità del sistema elettrico. Grazie all’utilizzo dei sistemi di accumulo, si potrebbe gestire la naturale intermittenza delle energie alternative come eolico e fotovoltaico.

Giornalista, mi occupo da tredici anni di tecnologia e innovazione per le imprese ed energia, dalle rinnovabili all'efficientamento energetico.