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Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
Nella smart city, le tecnologie sono usate per rendere la città più efficiente, sicura e sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini
Corre l’elettrificazione del trasporto pubblico. I bus elettrici compaiono sempre più spesso sulle strade urbane. L’Europa si sta facendo trovare pronta, malgrado sia la Cina ad aver compiuto il primo passo e stia correndo parecchio sulla strada del TPL elettrico. La pandemia Covid-19 ha rallentato la corsa alle immatricolazioni, ma non basta a fermare una tendenza ormai dominante.
Global Market Insight stima le dimensioni del mercato degli autobus elettrici superiori ai 28 miliardi di dollari e prevede una crescita del tasso CAGR dell’11% tra il 2021 e il 2027.
Già nel 2019 uno studio condotto da Mario Pagliaro e Francesco Meneguzzo del CNR metteva in luce come già quasi mezzo milione di autobus elettrici fossero in funzione nel mondo. E sosteneva che gli autobus endotermici sarebbero stati i primi veicoli a essere sostituiti del tutto in pochi anni dai corrispettivi veicoli elettrici. Lo stesso Pagliaro segnalava come in Cina fossero stati raggiunti risultati straordinari in termini di fattibilità tecnica ed economica, prestazioni, riduzione dell’inquinamento ambientale e acustico, aumento del comfort. “Quanto accaduto in Cina supporta la nostra opinione che l’autobus sarà il primo veicolo ICE (motore a combustione interna) che verrà abbandonato” era la previsione.
La stima è confermata da una ricerca pubblicata su Chinabuses e ripresa da Sustainable Bus secondo cui nel solo 2020 sono stati venduti 61mila nuovi autobus elettrici. La produzione di autobus in Cina è stata di circa 150mila unità. Ma lo stesso sottolinea che il mercato europeo degli autobus elettrici 2020, pur risentendo della pandemia e della crisi economica conseguente, potrebbe stabilire un nuovo record di registrazioni. La penetrazione dei bus elettrici non è solo il segno di un cambiamento all’insegna del nuovo. È lo specchio di un’attenzione sempre più forte per la sostenibilità, per la transizione ecologica ed energetica. Non solo: l’elettrificazione dei trasporti si lega alla digitalizzazione, diventando uno dei pilastri della smart mobility nella smart city. Vediamo perché.
Prima di parlare di trasporto pubblico e di bus elettrici, occorre ricordare che l’elettrificazione del TPL non è certo nuova. Tram e filobus corrono nelle città da decenni. Quello che oggi si sta diffondendo è il mercato degli e-bus mossi da batterie.
«Si è partiti in Cina, dove si sono visti i primi esemplari in occasione dei giochi olimpici di Pechino del 2008. Erano 23 autobus a celle a combustibile hanno percorso le strade della capitale. Da lì è partito nel Paese un autentico boom che ha portato a uno sviluppo enorme dei bus elettrici, tanto che oggi in Cina è più vantaggioso il loro acquisto rispetto a un corrispettivo diesel», afferma Umberto Guida, direttore Research and Innovation della UITP International Association of Public Transport . L’associazione ong raggruppa i principali operatori, fornitori e industrie del trasporto pubblico mondiale.
L’arrivo in Europa ha richiesto qualche anno e ha visto circolare i primi mezzi di origine cinese. «È stato il lancio di tre progetti di ricerca avanzata, avvenuti nel 2012 di cui uno focalizzato sugli autobus, ad avviare l’interesse delle società di assemblaggio e a portare alla circolazione del primo veicolo elettrico del progetto, assemblato in Europa nel 2014, a Barcellona». Da lì in poi l’evoluzione è stata rapidissima. Piccoli e grossi produttori hanno manifestato interesse e si sono lanciati nella realizzazione. Siamo arrivati così a oggi in cui tutti i produttori di autobus europei hanno in catalogo almeno un modello elettrico.
Il mercato è caratterizzato da un forte dinamismo, con l’entrata progressiva di vari attori internazionali, del settore automotive e non, che hanno arricchito ulteriormente e decretato un crescente interesse per i bus elettrici.
Oggi, in Europa, l’elettrificazione procede spedita, ma non è così in tutti i Paesi. Secondo uno studio di Transport& Environment sulla penetrazione degli autobus elettrici in Europa, si notano Paesi decisamente avanzati. Al primo posto c’è la Danimarca, saldamente in testa con il 78% dei nuovi veicoli elettrici per il trasporto pubblico. In Lussemburgo e nei Paesi Bassi, due terzi dei nuovi autobus sono a zero emissioni. La stessa T&E rileva che gli altri paesi dell’UE hanno ora la possibilità di recuperare il ritardo includendo gli autobus senza emissioni nei PNRR da presentare alla Commissione europea entro fine aprile. Intanto però in Svezia, Norvegia e Finlandia, rispettivamente si contano quote rispettivamente del 26%, 24% e 23% degli autobus urbani registrati nel 2019 a zero emissioni (elettrici o a idrogeno).
Preoccupante, invece, è il ritardo di Italia, Polonia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia. Nel 2019, meno del 10% dei loro autobus urbani di nuova immatricolazione erano elettrici o a idrogeno.
L’Italia sconta ancora un ritardo sensibile. Le eccezioni ci sono: per esempio Milano, che conta di arrivare al 2030 al completo rinnovo della flotta e disporre di ben 1.200 bus elettrici, oppure Cagliari la cui società di trasporto pubblico CTM ha pronto un piano di rinnovamento da 156 milioni di euro in meno di 15 anni per i veicoli e le infrastrutture che punta decisamente sull’elettrico. Ma nel complesso c’è ancora molto da fare.
La Germania ha fatto un significativo passo avanti nel 2020. Ora sta finanziando l’80% del maggiore costo di acquisto degli e-bus. La Polonia ha annunciato che nelle città con una popolazione di 100mila o più abitanti, tutti i trasporti pubblici saranno completamente elettrici entro il 2030. Per questo ha stanziato 290 milioni di euro per sostenere questo obiettivo.
Brexit a parte, consideriamo anche il Regno Unito e il suo ambizioso piano per autobus a zero emissioni. Di recente sono stati annunciati altri 120 milioni di sterline per sostenere lo sforzo delle amministrazioni locali a rinnovare i parchi veicoli. Questo è parte del più ampio fondo di 3 miliardi di sterline annunciato dal governo per migliorare i servizi di autobus nella strategia nazionale pubblicata il 15 marzo scorso.
«Tutto fa pensare che il trend è incontrovertibilmente orientato verso l’emobility nel settore TPL», evidenzia ancora Guida. Oltretutto, lato regolatorio, l’UE ha emesso due direttive che puntano su veicoli a emissioni ridotte: la CVD – Clean Vehicles Directive e la DAFI (Directive on Alternative Fuels Infrastructure) sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi. «Come UITP abbiamo operato in sinergia con i membri istituzionali per creare una roadmap mirata a creare una serie di standard utili per l’interoperabilità, che favorisca non solo l’acquisto di mezzi “puliti” ma che possa permettere di contare anche su infrastrutture standard che permettano di effettuare la ricarica con la stessa tecnologia».
Anche a livello di prezzi i bus elettrici sono sempre più competitivi con quelli tradizionali: «questo non avviene tanto sul costo di acquisto in sé, ma considerando il total cost of ownership», evidenzia il direttore R&I di UITP. In pratica, il fattore prezzo di acquisto rientra in diversi altri parametri. Essi comprendono tra l’altro: spese di manutenzione (la componentistica di un sistema di propulsione elettrico è assai più ridotta rispetto al motore endotermico), costi delle batterie – in progressiva riduzione – e persino i costi sociali, come quelli evitati a livello sanitario a causa dell’inquinamento.
Altra componente da considerare, rileva lo stesso Guida, è la combinazione tra elettrificazione e digitalizzazione, «che sarà sempre più un elemento fondamentale». Si pensi solo alle piattaforme di verifica dello stato della ricarica che permettono di monitorare informazioni utili in tempo reale per ottimizzare il rifornimento “a spina” dei mezzi durante il servizio. L’intelligenza nella distribuzione della ricarica nei mezzi in deposito sarà un ulteriore elemento che combina digital ed electric. Oggi si lavora alla possibilità nel prossimo futuro di rifornire i bus elettrici in modalità driveless, ottimizzando la ricarica. Alcune sperimentazioni sono già state testate, validando il funzionamento.
Non solo: il trasporto diventa un elemento fondante della città intelligente. «Se consideriamo il significato istituzionale europeo di smart city, essa è sviluppata su tre assi, integrati tra di loro: energia, trasporti, digitalizzazione, quest’ultima abilitatrice degli altri due – motiva Guida –. Pensiamo alla prospettiva del Vehicle-to-Grid. I bus elettrici possono diventare mezzi in grado di fornire l’elemento ideale per l’energy storage, contando su mezzi che hanno batterie significative che possono essere ottimizzatori importanti dell’energia».
Ecco quindi la combinazione con transizione ecologica (emissioni zero) e la transizione energetica. I mezzi vanno pensati anche come vettori per raccogliere l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili per renderla fruibile anche quando gli impianti non sono in funzione.