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Adaptive Cities, nuovi approcci per l’evoluzione delle città

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Adaptive Cities, nuovi approcci per l’evoluzione delle città

Rodolfo Pinto, managing partner di pnsix e Coordinatore di Bergamo Smart city and Community, propone una riflessione sull’evoluzione del modello di Smart City introducendo il concetto di Adaptive City

Nel buio della crisi pandemica, le città hanno le risorse per reagire

Noi non riteniamo che la città consista nelle costruzioni, come mura, templi e arsenali, ma che questi siano come un corpo solido ed immobile per accogliere e dare sicurezza ai cittadini; riponiamo, invece, nei cittadini ogni forza; questi, infatti, crediamo che siano quelli che danno pienezza, disposizione e compimento a tutte le cose e le custodiscono, un po’ come in noi è a ciascuno l’anima.
Luciano di Samosata 120 D.C.

La pandemia che stiamo vivendo ci costringe a una riflessione sulle nostre città, poste davanti a complessità talmente grandi da metterne in discussione non solo i modelli economici e sociali, ma il loro stesso significato.
City quitters, smart working, bolle immobiliari e necessità di isolamento sono solo alcuni dei temi che stanno mettendo sotto stress le città occidentali.
In che modo allora rispondere a queste sfide nuove?

Le nuove sfide delle città post pandemia

Finora il paradigma di sviluppo urbano è stato fortemente denotato dal modello della Smart City, in cui la tecnologia potenzia l’infrastruttura urbana andando a innovare e potenziarne i connotati.
Spesso questo ha portato a soluzioni technology driven e super imposte da decisori pubblici e vendor di tecnologia.
Questa visione di Smart City astrae il ruolo delle relazioni umane con la città e gli altri. Girando nelle nostre città, vivendo la nostra esperienza di cittadini “utenti”, difficilmente riusciamo a vedere i risultati di questo mercato. Aspetti quali la percezione dello spazio o il rafforzamento delle identità locali non vengono considerati.

Possiamo definire davvero le città intelligenti? O piuttosto le abbiamo riempite di tecnologia intelligente creando applicativi scollati dalla realtà e dalla “intelligenza” dei cittadini?
Nella risposta a questa domanda risiede forse la soluzione alle due grandi sfide del nostro tempo: la lotta al climate change e la ripresa economica post pandemia.

Dalle Smart City alle Città Adattive

Le città sono il punto da cui ripartire con un’innovazione “umanista”, che ripensi le interazioni tra le persone per aumentare la qualità della vita, ma anche per creare le condizioni per liberare energie e potenziale di sviluppo, secondo modelli resilienti e sostenibili.
La tecnologia in questo riveste un ruolo importante, ma non centrale.
Digitale, IoT, Mobilità elettrica, intelligenza artificiale e gli altri grandi trend tecnologici sono potenti fattori abilitanti per dotare le città di esoscheletri adattivi, in grado di adeguarsi alle richieste e alle necessità dei cittadini utenti.

Alzando lo sguardo oltre le Smart City troviamo dunque Città Adattive o Adaptive Cities, progettate per mutare la propria interfaccia sulla base delle richieste attivate dal cittadino utente, il quale ha dei pain point e job to be done differenti a seconda che si tratti di un giovane, un anziano, un turista, un genitore, uno studente o un pendolare.

Contextual design e innovation management per l’evoluzione delle città

Per riuscire a fare questo si rende necessario andare oltre il tipico approccio delle città intelligenti, che partendo dal layer infrastrutturale, passano a quello dei dati e infine a quello dei servizi.

Il punto focale di una città adattiva è ribaltare l’ordine degli addendi, partendo dal layer dei servizi, che vengono progettati e implementati secondo approcci di human centered design e innovation management.
Questi approcci, già ampiamente utilizzati nel mondo delle startup tecnologiche, consentono di elaborare strategie e soluzioni che partono da un’analisi specifica dei contesti, utile ad individuare le problematiche e le risorse presenti sul territorio a livello infrastrutturale, economico, sociologico, culturale e tecnologico.

Ci si poggia sui bisogni, ma anche sul potenziale contributivo dei cittadini utenti, andando a costruire servizi risolutivi delle fragilità individuate e che siano sostenibili, poiché fondati su resilienza e autosufficienza locale.
Gli approcci di management dell’innovazione introducono inoltre una logica prototipale e iterativa nella realizzazione dei nuovi servizi urbani, secondo una logica di miglioramento continuo in base ai feedback degli utenti, ma anche di allocazione efficiente delle risorse, perché investite su aggiustamenti e miglioramenti che vengono testati e validati.

Questa visione di città punta a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche a costruire sistemi di esperienza urbani che non sono calati dall’alto, bensì co-progettati con l’utenza e la cittadinanza, aumentando il senso di partecipazione e appartenenza realizzando visioni di città realmente aderenti alle caratteristiche e ai desideri dei cittadini.

white paper adaptive cities
Il White Paper “Adaptive Cities” è stato realizzato da pnsix in collaborazione con Kilometro Rosso e con il patrocinio del Comune di Bergamo

Una innovazione umanista…

La città è a tutti gli effetti un insieme di mura, strade, edifici ed infrastrutture che ne costituiscono il corpo solido. La convinzione che l’anima delle città non risieda in questi elementi “fisici”, ma nelle interazioni tra i cittadini e le mura, tra i cittadini ed il corpo urbano, ci fa dire che le Città Intelligenti in realtà non esistono. Esistono piuttosto città adattive in cui la tecnologia è un fattore abilitante per liberare le energie e le intelligenze dei cittadini e migliorare la qualità della vita delle persone; rendendo la città un’interfaccia mutevole e viva, un ambiente bio-urbano che muta e respira seguendo il respiro dei suoi cittadini.


foto primo piano rodolfo pinto
Rodolfo Pinto

Rodolfo Pinto è managing partner di pnsix, studio di service design e innovation management. 

Tra gli incarichi ricoperti è oggi Coordinatore di Bergamo Smart city and Community e membro del consiglio di amministrazione di Green Energy Storage. 

Nel 2019 è stato nominato da Forbes tra i 100 under 30 che stanno rivoluzionando il mondo.