
- Scenario
Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
Nella smart city, le tecnologie sono usate per rendere la città più efficiente, sicura e sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini
Transizione energetica, città sostenibili, comunità energetiche. Sono alcune delle tematiche chiave al centro dei tavoli di discussione e delle agende politiche. Temi che abbiamo voluto affrontare con un vero esperto su città intelligenti e sostenibili ed efficienza energetica, l’ing. Pasquale Capezzuto, presidente tra l’altro dell’Associazione Energy Managers e membro del Comitato Tecnico UNI/CT058 dedicato a “città, comunità e infrastrutture sostenibili”.
DOMANDA: Partiamo dai tavoli tecnici dell’UNI. Su cosa state lavorando in questo momento rispetto ai temi della città intelligente e sostenibile?
Nei tavoli tecnici dell’UNI, in particolar modo nella commissione “Città, Comunità e Infrastrutture sostenibili” che segue il recepimento delle norme internazionali ISO ed europee CEN sul tema smart city, ci stiamo occupando di 3 tipi di documenti normativi attraverso 3 gruppi di lavoro dedicati.
Un primo gruppo si occupa di Governance con l’obiettivo di favorire il percorso verso le città sostenibili. Si sta quindi lavorando a una norma che si dovrebbe occupare del tema della partecipazione civica, di come favorire l’engagement dei cittadini nei processi pubblici e di come assicurare che gli stessi processi siano trasparenti e accessibili a tutti i cittadini.
Una seconda norma si occupa del tema degli ecosistemi urbani. Partiamo dalle nature-based solutions, un tema molto importante che sta affrontando anche l’Europa. In questo ambito, l’Italia ha molto da dire rispetto anche a soluzioni e casi studio interessanti. Si tratta però un tema molto complesso perché multidisciplinare, che coinvolge materie diverse.
Il terzo gruppo si occupa di infrastrutture intelligenti, con un focus sull’edificio e sullo smart building. Un approccio metodologico che vede tutte le prestazioni che può fornire un edificio in modo olistico, dalla progettazione alla gestione e fine vita. L’obiettivo è quello di arrivare a costruire edifici che non siano solo energeticamente efficienti, sostenibili e carbon neutral ma che abbiano tutte le caratteristiche tecnologiche e metodologiche in linea con le normative e le disposizioni europee e italiane.
DOMANDA: Parliamo di energy community. Possono rappresentare una risposta concreta in tema di efficienza e transizione energetica?
Possono e potevano rappresentare una risposta alla transizione energetica. Parlo al passato perché siamo molto in ritardo.
Se avessimo già promosso questo tipo di modello, avremmo oggi una maggiore diffusione delle rinnovabili e costi energetici più accettabili. Purtroppo, dal 2014 le fonti rinnovabili sono al palo e questo ha determinato quello che stiamo vivendo.
Le comunità energetiche sono state pensate dall’Ue proprio in questo senso. Ci sono comunità energetiche rinnovabili per i cittadini e comunità energetiche in senso più ampio connesse con il mercato dell’energia europeo questo dà molto spazio ai rapporti tra comunità energetiche e sistema elettrico. Questo è ancora un po’ frenato in Italia da temi regolatori ma rappresenta il sistema energetico del futuro ovvero verso la clean e smart energy. Questo significa Sistemi elettrici ed energetici non soltanto caratterizzati da produzione decentrato dell’energia (e quale miglior esempio delle energy community) ma anche dall’utilizzo di tecnologie intelligenti e quindi digitalizzazione.
Per la transizione energetica bisogna accelerare questo processo.
Attendiamo che il Governo promulghi i provvedimenti attuativi previsti dal recepimento italiano della due direttive.
E le PA assumono un ruolo chiave in questo processo. Un ruolo di garanzia verso i cittadini e di promozione ed esempio.
DOMANDA: Dato che ha lavorato all’interno anche di PA, cosa serve (e cosa manca) perché gli enti locali compiano il percorso di transizione energetica ed ecologica? Quali sono le loro difficoltà principali?
Quando parliamo di enti pubblici, parliamo anche di piccoli Comuni. Oggi, abbiamo il paradosso che l’ufficio che dovrebbe promuovere pianificazioni energetiche o un piano di adattamento ai cambiamenti climatici devono occuparsi di tante tematiche diverse senza che ci siano competenze interne. Ai Comuni sono affidati compiti molto importanti dalle leggi vigenti, ma spesso non c’è la capacità tecnica e amministrativa.
Non solo serve una campagna di sensibilizzazione ma anche una preparazione tecnica. Anche solo gestire una gara d’appalto o un contratto di energy performance contract non è semplice e richiede competenze specifiche. La competenza, la cosiddetta capacity building, è da potenziare.. Questo è il tema fondamentale.
Lo vediamo chiaramente di fronte al Pnrr dove si è riscontrato, in ritardo, questa mancanza. Questo potrà creare delle problematiche sulla piena attuazione del piano di ripresa e resilienza.
È come se avessimo un pescatore sulla riva del fiume. Gli continuiamo a dare il pesce (ovvero i finanziamenti per nuovi interventi) ma non gli strumenti per pescare (competenze e capacità). C’è anche il problema di avere la garanzia che questi bandi siano veramente realizzati in modo efficace. Senza le capacità non possono esserci garanzie di spendere in modo efficace ed efficiente il denaro pubblico. Servirebbero anche degli indicatori e un’azione di monitoraggio su come vengono spesi i fondi. Altrimenti rischiamo che l’impegno venga vanificato.