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Smart grid: cos’è e cosa significa
Le smart grid sono reti elettriche intelligenti basate sulla digitalizzazione e sulla generazione distribuita dell’energia. Eccone caratteristiche e vantaggi.
Il 2020 – nonostante le percentuali e numeri di breve termine – rischia di non essere un anno positivo per il complesso delle fonti rinnovabili, che potrebbero pagare lo scotto della recessione economica in atto su scala globale. Questo è particolarmente vero per l’eolico che, molto di più del fotovoltaico, è estremamente legato a progetti di media e grande dimensione (l’apporto del mini eolico è, infatti, ovunque marginale). Progetti che, per essere messi in piedi, hanno necessità di investimenti di una certa consistenza e che, invece, ora potrebbero essere accantonati – o posticipati – a causa della crisi economica legata al Coronavirus.
Ma com’era lo stato di salute dell’eolico mondiale prima della pandemia globale? Si potrebbe dire buono, anche se non esaltante. Secondo i dati resi disponibili dalla WWEA – World Wind Energy Association (Associazione internazionale rappresentante il settore dell’energia eolica in tutto il mondo), la capacità eolica in tutto il mondo ha raggiunto, a fine 2010, quota 650,8 GW, ovvero circa 59,7 GW in più rispetto al 2019, per un tasso di crescita del 10,1%, superiore al 9,3% dell’anno precedente, ma inferiore a quello del 2016 e del 2017.
In ogni caso, stante questa capacità, l’energia del vento ha le potenzialità per produrre oltre il 6% della domanda globale di energia elettrica, dunque un contributo di tutto rispetto, considerato che, fino a 15 anni fa, questa fonte era semi sperimentale.
Tornando ai dati del 2019, la Cina e gli Stati Uniti hanno mostrato entrambi a una forte crescita, rispettivamente con 27,5 GW 9,1 GW di nuove installazioni mentre, invece, la maggior parte dei mercati europei ha risentito di un deciso rallentamento: secondo la WWEA soprattutto a causa di politiche governative di sostegno insufficienti. L’Italia, al momento, può contare su 10,5 GW di capacità, di cui 550 MW installati nel corso del 2019, dati che escludono il nostro Paese dalla top ten globale.
Il 2020, come abbiamo anticipato in precedenza, vedrà con tutta probabilità dei numeri ben peggiori: l’industria eolica mondiale – sempre secondo la WWEA – subirà un rallentamento generale della maggior parte dei mercati. L’interruzione delle catene di fornitura internazionali e gli ostacoli normativi a livello nazionale stanno entrambi ostacolando il settore eolico, come nella maggior parte dei settori industriali. Secondo una stima di Bloomberg, nell’ultima settimana di aprile, come effetto della caduta della domanda energetica susseguente al lockdown, ben l’11% delle turbine nel mondo sono rimaste spente.
Per quanto riguarda il nostro Paese – segnalano i dati di Terna – l’eolico è stata l’unica fonte pulita ad accusare una flessione significativa (-14,3%) della generazione elettrica rispetto allo stesso mese del 2019. Non c’è dubbio poi, evidenzia l’ANEV – Associazione Nazionale Energia del Vento, che l’attuale emergenza sanitaria comporterà nei prossimi mesi un rallentamento delle nuove installazioni a causa del blocco attuato per le attività e per il rifornimento della componentistica necessaria, ma anche per il blocco delle attività amministrative e istituzionali in corso. Il riferimento, in particolare è alle Conferenze di servizi, ossia a quell’Istituto che riunisce le diverse Amministrazioni Pubbliche coinvolte nei processi autorizzativi degli impianti da fonti rinnovabili (e ovviamente non solo). La necessità del distanziamento sociale, infatti, ha provocato il rinvio a tempi migliori di questo genere di conferenze, che però sono assolutamente necessarie per fare iniziare o meno i cantieri.
In prospettiva, comunque, ANEV è ottimista sulle prospettive dell’eolico nel nostro Paese: secondo l’Associazione di categoria, il settore può contare su investimenti privati già predisposti per miliardi di euro, che possono contribuire significativamente al processo di transizione energetica delineato dal PNIEC, oltre che al rilancio dell’economia italiana e alla creazione di posti di lavoro.
A fare la differenza sarà, come spesso accade per il mondo delle fonti pulite, la normativa: la richiesta degli operatori al Governo è di intraprendere iniziative a tutela e salvaguardia dei progetti in essere, garantendo il mantenimento in vita delle autorizzazioni e di tutti gli atti in essere. Per i progetti futuri, invece, occorreranno semplificazioni e snellimento burocratico, così da superare l’attuale farraginosità del processo autorizzativo.