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La presenza di telecamere di videosorveglianza urbana contribuisce ad aumentare la percezione di sicurezza da parte dei cittadini.
Sono tre le funzioni della videosorveglianza urbana: prevenire il crimine fungendo da deterrente, consentire alle Forze dell’Ordine di intervenire in tempo reale e supportare, a reato commesso, le attività di investigazione da parte delle autorità competenti.
Tre funzioni che ne rimarcano il valore quale strumento di pubblica sicurezza finalizzato alla cooperazione, al dialogo continuo con le Forze dell’Ordine e gli Organi della Magistratura penale.
In particolare, il ruolo di supporto alle indagini giudiziarie prevede l’acquisizione – da parte degli Organi di Polizia – delle immagini registrate dalle telecamere cittadine, al fine di portare prove video in sede di processo.
L’iter, però, non è così fluido. Implica innanzitutto un’analisi dei dati video, una loro elaborazione e, laddove le immagini siano di scarsa qualità, un intervento teso a “migliorarle” attraverso software specifici.
L’azione investigativa, infatti, necessita di immagini chiare, dalla risoluzione elevata e in cui sia possibile rilevare i dettagli di soggetti, luoghi e oggetti ripresi.
Sono le condizioni di luce a rappresentare la criticità maggiore nelle riprese video, al punto da preoccupare chi è chiamato a scegliere le telecamere di videosorveglianza “giuste” da installare in un dato contesto.
Preoccupazione per Security Manager e System Integrator. E sfida importante per produttori e laboratori di Ricerca & Sviluppo.
Oggi, le telecamere più evolute sono quelle che vantano ottime performance al buio totale, in condizioni di penombra e in presenza di forti contrasti di luce.
Al contrario, telecamere di bassa qualità hanno scarse performance e possono rappresentare un serio limite all’azione investigativa delle Forze dell’Ordine.
Tipico il caso dell’auto pirata ripresa da telecamere che restituiscono solo una lettura parziale della targa, dalla quale è, sì, possibile risalire al proprietario del mezzo, ma è impossibile riconoscere il volto di colui che ha commesso il crimine.
Perché è importante progettare un sistema di videosorveglianza urbana che garantisca una buona qualità delle immagini in tutte le condizioni? “Per poter passare da un volto anonimo a un nome e un cognome. La presenza di telecamere non è di per sé sufficiente, se queste non sono poi in grado di restituire immagini utili a individuare chi e che cosa”.
Sono le parole di Gianfranco Todesco, Comandante del Nucleo Investigazioni Scientifiche e Tecnologiche della Polizia Locale di Torino, al cui interno sono presenti quattro laboratori forensi, tra cui uno di video-analisi forense.
Nel momento in cui si verifica un evento criminoso – spiega il Comandante – la Polizia, o comunque le Forze dell’Ordine che intervengono, individuano, in un raggio adeguato rispetto al punto esatto in cui è accaduto l’evento, tutte le telecamere di videosorveglianza pubbliche e private che, nell’ambito della rete viaria di interesse, hanno rilevato eventuali passaggi.
Che cosa accade dopo?
Dopo averle acquisite, le immagini vengono analizzate ed elaborate.
Sottolinea Todesco: “Che cosa facciamo quando sono di scarsa qualità? Interveniamo con strumenti di video-analisi forense che ci consentono di migliorarle, di ingrandire dettagli per noi importanti e di dare risalto a soggetti e oggetti particolari”.
La video-analisi forense è proprio questo: una tecnica volta a realizzare l’esame scientifico di materiale video in vista di un procedimento legale, tra i cui metodi figura il “miglioramento delle immagini”.
“Se la telecamera è di buona qualità, ma l’acquisizione dell’immagine non è coerente perché, ad esempio, l’illuminazione era troppo bassa, possiamo fare qualcosa. Se, al contrario, la telecamera è di scarsa qualità, diventa difficile intervenire”.
Tuttavia – rimarca il Comandante – non si butta via niente e qualsiasi dettaglio può essere utile. Certo, dipende dai casi.
Un esempio? “Una telecamera di scarsa qualità, installata nei pressi di un ristorante, ha inquadrato un’auto che aveva investito e ucciso due persone mentre attraversavano le strisce pedonali. Le immagini non erano utili a ricondurre né alla targa, né al tipo di veicolo. Ma, dopo diverse video-analisi, siamo riusciti a individuare tipologia e colore dell’auto”.
Sembra poco, ma quelle informazioni hanno consentito alla Polizia Locale di Torino – anche attraverso l’analisi delle immagini registrate da altre telecamere cittadine – di risalire a una serie di informazioni e, alla fine, di risolvere il caso.