Il sensore è il componente elettronico, realizzato su una piastrina di Silicio, che consente di trasformare l’immagine proiettata sulla sua superficie in un segnale analogico o in un flusso di informazioni digitalizzate. La tecnologia oggi dominante è quella CMOS che ha soppiantato la tecnologia CCD (Charge Coupled Device) che, fino a qualche hanno fa, era l’unica scelta possibile.
Su questa piastrina di silicio sono allineati, in forma matriciale, dei piccolissimi (1.2 μm × 1.2 μm) sensori fotosensibili – denominati pixel (contrazione di Picture Element) che trasformano la quantità di luce ricevuta in una quantità di carica elettrica e quindi in un valore di tensione proporzionale.

Nella figura vediamo, a sinistra, un esempio concettuale di una piccola porzione di un sensore in cui i pixel sono rappresentati dai piccoli cubetti grigi sormontati dai cubetti colorati del filtro (il filtro di Bayer) che consente di ottenere immagini a colori. La circuiteria elettronica di contorno alla matrice di pixel, una volta acquisita l’immagine, si preoccuperà di emettere in sequenza opportuna tutte le informazioni relative all’immagine acquisita.
Il sensore, o meglio la parte della matrice di pixel sensibili, può avere dimensioni e risoluzioni (numero di pixel) diverse. Le dimensioni – definite ‘formato ottico’ – vengono normalmente riferite alla diagonale dell’elemento e riportata in pollici: per esempio 1/3.6″, 1/3.2″, 1/3″, 1/2.7″, 1/2″, 1/1.8″, 2/3″, 1″.
La matrice del sensore di immagine di cui stiamo parlando sarà anche caratterizzata dalla quantità di pixel che supporta e normalmente citato come L ´ H dove L e H sono la larghezza e l’altezza, espresse in numero di pixel. Su questo fronte si passa dal piccolissimo formato da 320 ´ 240 = 76.800 pixel fino al formato da 5.632 x 4.224 = 23.789.568 (ovvero 23,8 MP).