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Illuminazione pubblica e ricerca: l’innovazione è circolare

Illuminazione pubblica e ricerca: l’innovazione è circolare

Il legame tra illuminazione pubblica e ricerca è sempre più forte, specie in Italia che conta un lampione per l’illuminazione pubblica ogni 6 abitanti per un totale di circa 10 milioni di punti luce. Riuscire però a fare innovazione non è cosa da tutti. Fare innovazione significa non solo puntare a un’idea per introdurre sul mercato nuovi prodotti e nuovi servizi, ma anche a far sì che tale idea sia sostenibile. Su questo è esemplare quanto propone Niteko, Pmi innovativa italiana che ha lanciato la gamma Lorelux. Si tratta di soluzioni illuminanti per l’arredo urbano la cui struttura è realizzata con un tecnopolimero a base di HDPE. Questa scelta è vincente per le caratteristiche di durevolezza, anti-corrosività, resistenza agli urti, ma anche per la sua possibilità di essere riciclata totalmente, con un processo semplice e gestibile totalmente in Italia. Un’idea perfettamente rispondente ai criteri di economia circolare.

Illuminazione pubblica e ricerca: da spinoff a impresa, ecco Niteko

Niteko è un’azienda italiana specializzata nella realizzazione in tempi bevi di soluzioni d’illuminazione altamente personalizzate, progettando e producendo apparecchi di illuminazione a LED per strade, spazi urbani e grandi aree. Ma prima di essere un’impresa da 4,2 milioni di fatturato e 32 dipendenti, è stata uno spinoff universitario. La sua è una storia degna di essere raccontata perché ricorda, per certi aspetti, quella di big tech del calibro di Google o Microsoft e che mette in luce il connubio tra soluzioni di illuminazione pubblica e ricerca.

«Nel 2005 siamo stati i primi a proporre ed installare in Puglia i primi prototipi di illuminazione stradale con tecnologia a LED di potenza», ricorda Giuseppe Vendramin, che insieme a Emiliano Petrachi e Alessandro Deodati ha dato vita all’azienda. Quella prima idea pionieristica avuta dai tre ingegneri divenne base di uno studio e un articolo scientifico, presentato nel 2007 durante la conferenza internazionale IEEE. I tre si sono conosciuti all’Università del Salento, a Lecce: Vendramin stava svolgendo dottorato di ricerca in misure elettriche ed elettroniche, mentre Petrachi e Deodati stavano preparando la tesi specialistica.

Col tempo, decidono di sfruttare le rispettive branche di ricerca, che riguardano illuminazione allo stato solido e robotica mobile, per costituire un’impresa. Avviano così uno spinoff dell’ateneo leccese di nome Nitens, tra i primi, in Puglia e in Italia. Cominciano a fare attività di ricerca e sviluppo, proponendosi alle imprese territoriali e nazionali. «Nel tempo abbiamo deciso che il progetto potesse avere un ulteriore sviluppo e di passare così da una realtà di R&D a una che contemplasse anche l’attività di produzione e commercializzazione». Nel 2011 nasce così Niteko. Il salto di qualità è possibile anche grazie al supporto di due uomini d’affari di larghe vedute come Pietro Vito Chirulli e Carmelo Marangi, attivi e conosciuti nel settore delle rinnovabili, che decidono di investire nel progetto. Ancora oggi sono soci dell’azienda. Il nome mantiene la radice latina nitens, “lucente”. Una realtà che fa della luce il suo motivo e la ricerca e sviluppo la sua stella polare. Non è un caso che ancora oggi stanzi una quota pari a circa il 30% del proprio fatturato in R&D, caratteristica di una Pmi innovativa che fa dell’innovazione il proprio fiore all’occhiello. Al Dipartimento R&D, uno dei più importanti reparti della Niteko, lavorano ingegneri specializzati in elettronica, meccanica e automazione.

Tecnopolimero e filiera 100% made in Italy: così nasce Lorelux

A proposito di illuminazione pubblica e ricerca, lo studio di nuove tecnologie e nuovi materiali è la cifra stilistica dell’attività che lega illuminazione e ricerca e che fa di Niteko una realtà tra le più interessanti nel panorama nazionale.

La customizzazione, l’ascolto del cliente, l’identificazione del bisogno di avere prodotti resistenti alla corrosione e duraturi nel tempo, ha spinto l’azienda a ricercare nuovi materiali che potessero soddisfare quelle che sono le nuove esigenze del mercato dell’illuminazione e da cui è partita poi la ricerca di materiali che fossero anche al 100% eco-compatibili.

«L’idea di studiare quelli che erano i “punti deboli” dell’illuminazione attuale ha portato alla volontà di introdurre nuove tecnologie e nuovi materiali in grado di creare soluzioni innovative sì, ma durature nel tempo ed eco-compatibili. Per questo abbiamo puntato alla scelta di realizzazioni con materiali che ci permettessero di fare estrema customizzazione, riciclabili al 100% e pienamente rispondenti agli obiettivi di economia circolare», spiega Vendramin. Ma non basta: «anche l’alluminio è totalmente riciclabile. Noi invece volevamo che oltre alla circolarità si creassero le basi per una filiera produttiva totalmente made in Italy dalla creazione al fine vita». A oggi, infatti, le pressofusioni di alluminio vengono svolte nella maggior parte dei casi nel mercato asiatico, con tutti i limiti e i problemi economici e geopolitici connessi.

Così nasce Lorelux, gamma di soluzioni di illuminazione urbana la cui caratteristica principale è la sua struttura realizzata con un tecnopolimero su base HDPE, realizzabile e riciclabile sul territorio nazionale.

Lorelux è l’acronimo di Long Resistant Luminary ed è una linea di lampade di arredo urbano caratterizzate da lunga durata ed elevata resistenza alla corrosione. Di sicuro il problema della corrosione è stato trainante. I motivi della scelta sono pertanto diversi. «Vivendo in Italia, una penisola, ci troviamo quotidianamente ad arredare centri storici vicini al mare. Il polietilene è un materiale ideale per ambienti marini: di questo materiale sono realizzate gli scafi delle barche e anche le boe. Non soffre minimamente all’aggressione della salsedine e nemmeno di agenti inquinanti né dell’acqua, non richiedendo quindi di essere protetto mediante trattamenti specifici o verniciature, come avviene invece per l’alluminio». Questa lega, inoltre, richiede temperature elevate per la sua lavorazione e anche per la sua rifusione, con importanti valori di emissioni, al contrario di quelle per la produzione del polietilene. «In questo caso, si adotta la tecnica dello stampaggio rotazionale, in presenza di temperature decisamente più basse e in assenza di emissioni. A fine vita viene meccanicamente spezzettato e triturato, non richiedendo una rifusione. Tra l’altro, tutto il processo diviene decisamente più economico».

Illuminazione: resistenza, circolarità e intelligenza

La miscela del tecnopolimero viene sottoposta a un processo che lo rende resistente ai raggi UV, con additivi che non impattano sull’ambiente e non ne inficiano la riciclabilità. A questo riguardo, Niteko ha una collaborazione con il CETMA, Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie, Design e Materiali, con sede a Brindisi, che da più di 20 anni svolge attività di ricerca applicata, sviluppo sperimentale e trasferimento tecnologico nel settore dei materiali avanzati. La miscela è stata studiata per rendere il materiale plastico anche statico-dissipativo. La plastica non è un materiale conduttivo, tuttavia quando al suo interno si inseriscono dei dispositivi elettronici possono sorgere problemi. In particolare possono accumularsi cariche elettrostatiche e divenendo sempre più forti, possono rischiare col tempo di distruggere il dispositivo. Con il trattamento specifico questo problema si esclude totalmente.

Riciclabile, durevole, la gamma Lorelux ha un’altra caratteristica virtuosa: la resistenza. In particolare la struttura è resistente agli atti vandalici, fenomeno che colpisce più di quanto si pensi le infrastrutture in luoghi pubblici. «Il corpo in polietilene di fatto è indistruttibile», evidenzia Vendramin.

L’estetica, per un oggetto di arredo urbano, è altrettanto importante, considerando poi che soluzioni di questo tipo vanno a caratterizzare ambienti cittadini, specie quelli italiani, spesso conosciuti e apprezzati per la loro bellezza. Da qui l’attenzione al design, presente in Lorelux. «Non solo: parliamo di design innovativo in quanto la stampa rotazionale permette di personalizzare le soluzioni, garantendo così a ogni committente di avere un prodotto ad hoc per la propria realtà territoriale», specifica il co-fondatore dell’azienda pugliese. La collaborazione con importanti designer agevola la possibilità di un’estrema customizzazione, tutto questo con tempi decisamente più rapidi rispetto a soluzioni in materiali metallici.

Una prima installazione di questi corpi illuminanti è avvenuta nel Comune di Sirmione (Brescia), cittadina affacciata sul Lago di Garda. Un caso assai interessante – di cui avremo modo di tornare – perché coniuga l’illuminazione pubblica al tema smart city, combinando bellezza, funzionalità e intelligenza.

Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.