- Scenario
Illuminazione pubblica a LED: lampioni sempre più intelligenti e connessi
Da semplice palo della luce per l’illuminazione pubblica a LED, il lampione si trasforma in palo tecnologico in grado di inviare dati ed erogare servizi.
I Criteri Ambientali Minimi (CAM) sono i requisiti ambientali definiti dal Ministero dell’Ambiente per la scelta e l’acquisto di prodotti e servizi che offrono la migliore prestazione in termini di impatto ambientale. Per l’illuminazione pubblica, ci riferiamo in particolare ai CAM Illuminazione per la fornitura e progettazione di sorgenti luminose e l’affidamento del servizio di progettazione, e ai CAM SERVIZI per la fornitura del servizio di illuminazione pubblica.
L’esperto e lighting designer Matteo Seraceni, consulente per il Gruppo di Lavoro CAM IP presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ci chiarisce alcuni aspetti fondamentali legati ai Criteri Minimi Ambientali per la pubblica illuminazione, alla progettazione illuminotecnica e alla riqualificazione degli impianti di illuminazione pubblica.
Uno degli obiettivi dei CAM SERVIZI è quello di dare una struttura metodologica e concettuale per la realizzazione di impianti di illuminazione di qualità.
Un vecchio adagio ricorda che una casa si costruisce a partire dalle fondamenta: purtroppo spesso si vedono bandi o progetti che prendono in considerazione solo alcune parti della struttura di un impianto (tipicamente la riqualificazione energetica oppure l’introduzione di sistemi a valore aggiunto) senza curarsi degli aspetti che stanno alla base, come il rilievo degli impianti.
Lo scopo dei CAM non è quello di stabilire i criteri con cui illuminare correttamente gli ambiti pubblici. Non è neppure pensabile di elencare tutte le buone e cattive pratiche.
Mi sembra invece corretto stabilire delle linee guida e dei principi per fare in modo che la stazione appaltante sia correttamente informata sui criteri di qualità e possa pertanto valutare a dovere le proposte degli affidatari.
Probabilmente non è stato colto appieno questo aspetto: sia i CAM IP che i CAM SERVIZIO sono strumenti volti a innalzare il livello di consapevolezza delle stazioni appaltanti prima ancora che dei progettisti o dei fornitori. Come chiaramente esposto all’inizio di ogni Legge relativa ai Criteri Ambientali Minimi, le amministrazioni non dovrebbero “chiedere” a progettisti o fornitori di “qualificarsi” come aderenti ai CAM, ma dovrebbero altresì fare proprie le indicazioni contenute all’interno di questi documenti, strutturare dei bandi con richieste consone ed essere quindi capaci di giudicare le proposte in maniera oggettiva e puntuale.
Alla luce di questi chiarimenti, appare dunque chiara la scelta dei CAM SERVIZI di utilizzare una struttura obbligatoria e stratificata di interventi, in cui i diversi layer, che rappresentano i vari ambiti strategici, sono strettamente collegati fra loro: ogni layer sottostante è funzionale a quello superiore e nessuno «strato» può essere eliminato o trascurato a meno di non compromettere l’esito della progettazione.
Ecco il paragrafo relativo a ciò che si intende per riqualificazione dell’impianto di illuminazione:
Intervento di riqualificazione dell’impianto di illuminazione pubblica: tutti gli interventi di modifica ovvero sostituzione ovvero ampliamento ovvero rimozione ovvero manutenzione straordinaria non conservativa ovvero nuova costruzione di un impianto di illuminazione o di una parte di esso, realizzati secondo le normative e le leggi in vigore all’atto della redazione del bando.
Non vengono considerati interventi di riqualificazione dell’impianto di illuminazione pubblica gli interventi di manutenzione ordinaria e di manutenzione straordinaria conservativa.
Gli interventi di riqualificazione dell’impianto di illuminazione pubblica devono essere guidati da scelte non solo di carattere tecnico/economico ma anche da valutazioni sulla qualità dell’illuminazione e della gestione dell’impianto di illuminazione fornita e sulla mitigazione degli impatti ambientali.
Il presente documento suddivide le categorie di intervento in 5 aree:
Tali interventi dovrebbero seguire una sequenza logica e annidata, in maniera tale che gli aspetti di base sorreggano quelli più avanzati, secondo principi di economicità, trasparenza, efficacia, tutela dell’ambiente ed efficienza energetica.
Si parte dal censimento dell’impianto: sembra scontato, ma il rilievo è forse la fase più critica e necessita di persone esperte, perché partire da dati sbagliati porta inevitabilmente a scelte sbagliate. Purtroppo, molti Comuni italiani hanno solo una concezione vaga del proprio parco impiantistico e questo significa che non possono valutare correttamente le azioni da intraprendere.
Non a caso anche ENEA, attraverso il progetto PELL, ha evidenziato come il censimento degli impianti deve essere una base necessaria per la corretta gestione e gli eventuali interventi su di esso.
Il layer immediatamente sopra è quello della conformità normativa. La messa a norma non dà benefici economici immediati e soprattutto è un elemento «nascosto»: è facile vedere l’apparecchio illuminante, ma esistono anche pali, linee, cavidotti, quadri, tutti elementi che devono risultare integri e a norma per garantire il corretto funzionamento dell’impianto e la sicurezza dei cittadini.
La tentazione di intervenire su un impianto con la sostituzione dei soli apparecchi illuminanti senza pensare al resto è sempre grande – soprattutto per chi può lucrare sul risparmio generato – e pertanto occorre disincentivare quanto più possibile queste pratiche. In primo luogo, perché il servizio verso i cittadini risulterà comunque carente, soprattutto in termini di sicurezza.
Poi, occorre pensare alle problematiche derivanti dall’affidamento in gestione di un impianto non a norma: o si chiede all’affidatario stesso di intervenire ripristinando il corretto grado di sicurezza degli impianti prima di avviare il servizio di gestione oppure l’affidatario potrebbe, come extrema ratio, rifiutarsi di operare su impianti non a norma e quindi chiedere all’amministrazione di farsi carico di spese extra per la messa a norma degli impianti.
Solo una volta garantita la messa a norma dell’impianto è possibile parlare di risparmio energetico.
Anche in questo caso, occorre un controllo accurato del progetto, in quanto la tentazione di massimizzare il risparmio è sempre elevata, soprattutto ora che esistono sistemi automatizzati estremamente flessibili e sofisticati.
Ad esempio, ultimamente ho notato l’uso di profili preimpostati che attuano riduzioni di flusso che vanno oltre quanto indicato dalla normativa, oppure la messa in campo di poche telecamere per regolare migliaia di punti luce attraverso impianti adattivi, oppure l’utilizzo alquanto creativo delle proprietà legate alla riflessione dei manti stradali.
Come detto in precedenza, illuminare meglio vuol dire anche utilizzare la luce come strumento di valorizzazione dell’ambiente notturno cittadino. Utilizzare male la luce significa perdere una buona occasione e sprecare inutilmente energia.
L’implementazione di servizi intelligenti può essere fatta solo alla fine di questo processo. Non potrà mai essere la base. Inoltre, questi servizi devono essere funzionali all’impianto di illuminazione, come più volte ribadito all’interno dei CAM SERVIZIO.
Una volta stabilita la base del processo progettuale, è possibile dare indicazioni anche sugli aspetti di comfort luminoso che possono caratterizzare un ambito illuminato. Chi si occupa di illuminazione degli ambienti urbani, sa che i parametri funzionali definiti dalle norme illuminotecniche non sono sufficienti a garantire un progetto di qualità.
Molto deriva dall’esperienza ma, al pari di quanto fatto ad esempio da LEED e WELL, è possibile stabilire alcuni criteri “quantitativi” che possono entrare a far parte di una valutazione puntuale del progetto.
All’interno dei CAM IP è stato inserito un paragrafo il cui scopo è appunto quello di fornire alcuni esempi di parametri di qualità aggiuntivi rispetto a quelli di sicurezza definiti dalle norme tecniche.
Vengono assegnati punti premianti all’offerente qualora il progetto sia finalizzato a fornire, per ambiti non stradali, livelli di comfort visivo, riduzione dell’abbagliamento e illuminazione della figura più elevati di quelli minimi previsti dalle norme. A titolo di esempio si riportano di seguito alcuni parametri che possono essere utilizzati al fine della valutazione di tali livelli:
Vengono assegnati punti premianti all’offerente qualora il progetto sia finalizzato a fornire, per ambiti stradali, livelli di confort visivo più elevati di quelli minimi previsti dalle norme. A titolo di esempio si riportano di seguito alcuni parametri che possono essere utilizzati al fine della valutazione di tali livelli:
Risulta difficile stabilire dei criteri univoci e universalmente applicabili e probabilmente i CAM IP non dovrebbero essere un compendio di illuminotecnica – ma credo che questa sezione possa e debba essere un riferimento importante per definire standard progettuali di qualità.
Credo si possa affermare che il Codice degli Appalti pubblici e le linee guide ANAC forniscono un quadro interpretativo abbastanza coerente di come dovrebbe essere strutturato un bando pubblico (anche se probabilmente la difficoltà risiede poi nella strutturazione di regole puntuali e nella gestione delle numerose eccezioni possibili). Ricordiamo che l’affidamento dei contratti deve avvenire nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità, pubblicità, tutela dell’ambiente ed efficienza energetica.
E proprio per questo stupisce l’estrema libertà con cui, a volte, alcune stazioni appaltanti interpretano tali linee guida.
Il principio di imparzialità e parità di trattamento ha portato ad esempio a inserire specifici riferimenti all’interno del Codice degli Appalti per garantire l’effettiva partecipazione delle micro-imprese e delle piccole e medie imprese (presenti in un numero elevato in Italia).
All’interno dei CAM SERVIZIO è pertanto presente l’indicazione di non eccedere nelle dimensioni dell’affidamento e, comunque, di utilizzare un frazionamento orizzontale:
Qualora l’ambito di intervento coinvolga un numero di punti luce superiore a 50.000 si raccomanda di valutare l’opportunità di frazionare tale ambito, in maniera tale da delineare più lotti di intervento, che consentano l’accesso anche a micro, piccole e medie imprese.
Qualsiasi tipo di frazionamento degli impianti dovrà essere obbligatoriamente di tipo orizzontale (ovvero non verticale).
Allo stesso modo, l’accorpamento all’interno di un bando per pubblica illuminazione di servizi che non sono attinenti, o che appartengono addirittura a categorie di opere generali differenti, rischia di discriminare le piccole imprese – che in questo caso dovrebbero ricorrere ad ATI orizzontali per mantenere competitività e indipendenza (sempre che sia possibile reperire sul mercato imprese del settore specifico disponibili ad accorpamenti). Il ricorso ad ATI verticali invece implica la presenza di una capogruppo con capacità economica/finanziaria notevole – peculiarità che difficilmente può essere ricondotto alla definizione di piccola impresa.
Accorpamenti artificiosi e immotivati possono inoltre comportare un difficile tracciamento dei flussi finanziari e una difficile valutazione dell’efficacia delle progettualità adottate per i singoli settori.
Si raccomanda di evitare accorpamenti artificiosi e immotivati di servizi non omogenei fra loro (o comunque di servizi non inerenti la pubblica illuminazione con il servizio oggetto del presente documento): ai fini della corretta gestione del servizio e della migliore tracciabilità dei flussi finanziari, è opportuno che l’Amministrazione eviti di includere, in uno stesso contratto, altri servizi.
Inoltre, va ricordato che un bando che presenta all’interno la richiesta di servizi ulteriori a quello di illuminazione deve obbligatoriamente prevedere per la parte di illuminazione l’applicazione dei CAM IP e CAM SERVIZIO (ed eventualmente CAM relativi agli ulteriori servizi, se soggetti a tale disciplina).
Strettamente connesso a questo tema è il principio di proporzionalità: ad esempio un bando che raggruppa al suo interno il servizio di illuminazione per un totale di 4M di euro e il servizio di potatura del verde per un totale di 6M di euro, dovrebbe avere un punteggio di gara che rispecchia tale proporzione (nel caso specifico ad esempio 40 punti per il servizio di illuminazione e 60 per quello del verde).
Stessa cosa per le prestazioni richieste all’interno di un medesimo servizio: ad esempio un bando per l’illuminazione che richiede la fornitura di sistemi di telegestione per un totale di 1M di euro di investimenti e la riqualificazione energetica degli impianti per un totale di 9M di euro, dovrebbe avere un punteggio di gara che rispecchia tale proporzione (oppure tale proporzione andrebbe applicata a sua volta alla proporzione derivata dalla quota-parte relativa ad ogni servizio presente all’interno del medesimo bando).
Alla luce di questa interpretazione, risulta difficile giustificare bandi che chiedono servizi non strettamente attinenti all’illuminazione e che “premiano” tali servizi in maniera sproporzionata rispetto all’incidenza degli stessi – ultimamente soprattutto legati alle cosiddette smart city.
Su questo punto, i CAM SERVIZIO hanno di fatto anticipato tali eccezioni, stabilendo chiaramente che il perimetro dei sistemi intelligenti va limitato a quelli effettivamente necessari per il potenziamento dell’illuminazione:
Sistemi intelligenti: comprendono i servizi che potenziano le funzionalità degli impianti di illuminazione pubblica grazie a tecnologie avanzate ed eventualmente integrate con altre piattaforme presenti sul territorio.
La scheda 7 fornisce le modalità per il calcolo dell’indice prestazionale in grado di fornire una valutazione di massima sui sistemi intelligenti dell’impianto di illuminazione (il punteggio di base è su base 5 e considera un livello sufficiente pari a 3), che corrisponde alla lettera “E”.
Anche in questo caso, la ratio non è impedire che vengano richiesti servizi ulteriori oltre al servizio di illuminazione. Semplicemente, si chiede di tenere distinte le due cose: da una parte il servizio di illuminazione, con sistemi intelligenti che potenziano le funzionalità degli impianti – dall’altra gli altri servizi richiesti, con criteri a sé stanti ed un punteggio proporzionale alla loro effettiva incidenza.
Cercando di fare un riassunto di quanto detto, ipotizzando che una amministrazione voglia pubblicare un bando per il servizio di illuminazione a cui aggiungere la telegestione degli impianti di illuminazione e quindi la fornitura del sistema di videosorveglianza per la lettura targhe e il servizio di potatura del verde.
L’amministrazione pubblica dovrebbe quindi:
Potrebbero interessarti anche:
Illuminazione pubblica a LED: lampioni intelligenti e connessi
I vantaggi dell’illuminazione pubblica per la PA
Guida sulla gestione dei carichi esogeni
L’Ing. Matteo Seraceni è lighting designer professionista e consulente per il Gruppo di Lavoro CAM IP presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.