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Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
Nella smart city, le tecnologie sono usate per rendere la città più efficiente, sicura e sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini
Siamo i più illuminati d’Europa! Non fatevi ingannare, però, non si tratta di una bella notizia…
Significa che utilizziamo troppa luce e che in Italia spendiamo troppo in illuminazione pubblica. Almeno 5 volte di più rispetto a Germania e ai Paesi nordici.
Lo attesta lo studio “Illuminazione pubblica: spendiamo troppo”, condotto dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, task force guidata dall’ex commissario alla spending review Cottarelli. E lo confermano gli scatti fotografici realizzati dalla NASA dal cielo, in cui si vede che l’Italia, insieme alla Spagna, è uno dei Paesi più luminosi del continente.
L’illuminazione pubblica urbana rappresenta di fatto una delle principali voci di spreco del nostro Paese. Per migliorare la situazione, servirebbero più progetti di riqualificazione degli impianti, di sostituzione dei lampioni tradizionali con sistemi di illuminazione a LED. Le amministrazioni pubbliche dovrebbero puntare all’efficienza energetica e all’efficientamento energetico degli edifici e della città nel loro insieme. E in generale, l’obiettivo dovrebbe essere quello del risparmio energetico ed economico, perchè le spese e le bollette energetiche su questo fronte sono davvero altissime.
Ma torniamo allo studio di Cottarelli…
Stando ai dati, il consumo annuale di energia elettrica per illuminazione pubblica in Italia è stato di circa 6.000 GWh, mentre il consumo pro capite è stato di 100 kWh, ovvero il doppio della media europea di 51 kWh (dati 2017).
Il costo complessivo per pubblica illuminazione in Italia è stata di 1,7 miliardi di euro, circa 28,7 euro pro capite. E se la Francia è più vicina a noi con una spesa procapite di 20,3 euro, il modello esemplare da seguire è quello della Germania, con una spesa procapite di 5,8 euro. C’è da dire che il risultato tedesco è stato frutto di grossi interventi di riqualificazione che tra il 2007 e il 2016 hanno portato a una maggiore efficienza energetica e a una riduzione dei costi del 53%.
Guardando poi a un confronto tra quantitativi di luce sprecata e prodotto interno lordo, si nota come lo spreco di illuminazione pubblica riguardi in particolar modo i Paesi meno ricchi. Le situazioni peggiori si delineano infatti maggiormente nelle regioni del sud Europa dove gli sprechi sono più consistenti nonostante le condizioni economiche sfavorevoli.
Le regioni e le province più “spendaccione” d’Italia in fatto di illuminazione pubblica e il confronto Italia vs Germania in termini di costi e risparmio energetico in pubblica illuminazione
Fonte: Osservatorio Conti Pubblici Italiani
Già nel 2014, i consigli sulla spending review di Cottarelli riguardavano una serie di misure (di breve e medio termine) che avrebbe permesso di risparmiare 300 milioni nel giro di tre anni. Purtroppo tutte queste proposte sono rimaste tali e quindi non sono state realizzate.
Le proposte per la riduzione dei conti pubblici economici in fatto di illuminazione stradale prevedono:
Le proposte di spending review (il cui significato o traduzione è proprio “revisione della spesa”) citate nell’Osservatorio avrebbero potuto portare a un risparmio energetico pro capite del 50%. E alcune best practice italiane, con il passaggio all’illuminazione pubblica a LED o ancora meglio all’illuminazione adattiva (che permette di adattare il livello di illuminazione stradale e illuminamento in base alle condizioni reali del traffico, del meteo e del momento della giornata, tramite sensori e telecamere dedicati), hanno già dato riusultati importanti indicando che i risparmi ottenibili potrebbero essere anche maggiori, compresi tra il 60 e l’80%.
Ma le misure di taglio dei costi e di risparmio energetico richiedono investimenti. In primis per l’ammodernamento degli impianti e l’utilizzo di lampioni LED. Ma anche in altre tecnologie, come sensori di movimento e sensori intelligenti, sistemi di smart lighting, dispositivi IoT, videocamere, sistemi di monitoraggio dei consumi energetici ecc. Il tutto in un’ottica “smart city”.
Il PRIC è Piano Regolatore dell’illuminazione comunale ovvero il documento di pianificazione urbanistica che regolamenta le varie tipologie di illuminazione di una città. Il Piano Luce o Piano dell’illuminazione pubblica persegue come obiettivi prioritari quello del risparmio energetico e della riduzione dell’inquinamento luminoso. Parte dal censimento degli impianti e del loro stato di manutenzione per pianificare e regolamentare le nuove installazioni, le attività di manutenzione e sostituzione ecc.
Oltre a fare qualche conto in termini di spesa pubblica, l’Osservatorio sull’illuminazione pubblica in Italia ha anche esaminato quali sono le province più efficienti e quali, al contrario, le più “spendaccione”. In una prima classifica a livello europeo – considerando ben 1359 province totali – salta subito all’occhio che, purtroppo, nel primo 40% non compare nemmeno una provincia italiana. La prima città e privincia d’Italia a uscire nella lista, al 567° posto, è Napoli.
Se dovessimo fare una classifica esclusivamente italiana, questi sarebbero comunque i nomi della Top 10 (diciamo le meno peggio):
All’altro lato della classifica, ecco altri 10 nomi delle province italiane meno virtuose e con i consumi energetici maggiori:
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