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Spesso, la gestione dell’energia negli edifici comporta più sistemi di controllo e risulta complessa. EasyLink centralizza il controllo con efficienza
Ogni progetto di illuminazione in ambito museale deve misurarsi con esigenze e vincoli che appaiono spesso in contrapposizione: da una parte la necessità di garantire una corretta visione e fruizione delle opere d’arte, dall’altra i limiti imposti dalla Sopraintendenza dei beni culturali sulla fotosensibilità dei vari materiali alla luce e gli standard di riferimento a livello internazione (CEN/TS 16163:2014 “Conservazione dei beni culturali – Linee guida e procedure per scegliere l’illuminazione adatta a esposizioni in ambienti interni”).
Di fatto, però, l’illuminazione di un museo, una mostra o una esposizione temporanea deve valutare e soppesare ogni chiarore e ogni singolo punto luce… che può ad esempio servire a evidenziare un’opera, a illuminare un corridoio o a enfatizzare degi aspetti architettonici dell’edificio stesso. L’importante è che nulla sia lasciato al caso.
L’obiettivo principale di un architetto o lighting designer è quello di regalare al visitatore la corretta percezione dell’opera d’arte. Per ridurre ombre e riflessioni è indispensabile valutare la posizione delle sorgenti rispetto al punto di osservazione e verificare l’equilibrio dei valori di luminanza al suo variare. La crescente richiesta di flessibilità degli allestimenti e un comfort visivo elevato hanno promosso nel tempo la progettazione di una estesa gamma di sistemi di illuminazione intelligente e l’impiego di nuove tecnologie spesso basate sui LED. Oltre alle necessarie verifiche su ogni singola opera esposta, il progetto in ambito museale si deve estendere alla valutazione delle prestazioni complessive dell’impianto e alla coerenza visiva tra le diverse sale del percorso espositivo.
Ad esempio, è possibile illuminare una statua in diversi modi per cui è bene, prima di progettare, pensare a quali effetti si vogliono ottenere e a quali sensazioni si vogliono trasmettere.
Una sorgente luminosa posizionata alla base della statua in posizione frontale può offrire un effetto drammatico evidenziando un certa staticità. Ma se si aumenta l’illuminazione frontale, inondando di luce la statua, allora avviene un appiattimento delle forme.
Se infine si usano due proiettori uno di fronte e uno dietro la figura viene a crearsi un importante effetto modellante tridimensionale e di dinamicità.
La progettazione di un impianto di illuminazione in ambito museale deve tenere in considerazione molteplici aspetti, che possono essere così semplificati:
Rappresenta l’elemento critico per eccellenza ed è strettamente legato alle caratteristiche dei materiali di cui sono costituiti gli oggetti illuminati. Gli oggetti più comunemente esposti nei musei e nelle gallerie d’arte sono stati suddivisi in tre classi: oggetti con bassa, media e alta sensibilità alle radiazioni. A ogni classe è associato un livello d’illuminamento massimo consentito. A queste sono state più recentemente affiancate raccomandazioni inerenti la composizione spettrale della sorgente e la durata dell’esposizione.
Ecco i livelli di illuminamento consigliati dalla Soprintendenza per i vari materiali da illuminare in un museo:
L’assenza di emissioni UV e IR rende l’impiego dei LED particolarmente indicato per l’illuminazione museale di oggetti sensibili al degrado fotobiologico e quindi di opere d’arte. È fondamentale in ogni caso prendere visione della distribuzione spettrale della sorgente selezionata.
Dal CRI dipende la corretta percezione della composizione cromatica dell’opera illuminata. La scelta converge su lampade in grado di restituire la percezione dei colori con la massima fedeltà. Una considerazione che porta a scegliere le sorgenti a spettro continuo ma che non esclude altre tipologie. Negli ultimi anni, lo sviluppo tecnologico ha portato ad avere LED in grado di offrire un’elevata qualità della luce e un’ottima resa dei colori. Per questo risultano essere le sorgenti luminose più utilizzate in ambito museale.
Per una corretta visione delle opere è necessario considerare la disposizione e la tipologia delle sorgenti al fine di evitare fenomeni di riflessione verso l’osservatore. Molte opere sono inoltre dotate di vetro di protezione che riflette l’immagine della sorgente nell’occhio di chi la guarda. È indispensabile pertanto collocare gli apparecchi al di fuori dal campo visivo che si apre guardando una superficie riflettente, il così detto “volume d’offesa”.
Esistono normative che indicano livelli medi (o massimi) di illuminamento tali da evitare danno apparente dell’opera esposta a causa di un sovra-irraggiamento, soprattutto da componenti spettrali ultraviolette e infrarosse. Ecco nuovamente spiegato il motivo dell’utilizzo dei LED nell’illuminazione museale: queste sorgente non emettono infatti questo tipo di radiazioni evitando possibili danneggiamenti ai materiali. Tuttavia è importante anche garantire che la lettura di un’opera avvenga nel modo migliore: livelli di illuminamento troppo bassi potrebbero non essere sufficienti per vedere la definizione dei dettagli.
Quale temperatura di colore della luce scegliere per un quadro? Non esiste una regola fissa, ma si potrebbe ipotizzare una gradazione tra i 3.000K e i 4.000K. Se è vero che abbiamo una prevalenza di luci calde nei dipinti sino all’800, anche perché spesso venivano eseguiti a lume di candela, non dobbiamo dimenticare certi manti azzurri che perderebbero di intensità con la luce sbagliata. Oggi, poi, grazie ai sistemi di illuminazione con LED tunable white si possono offrire variazioni di temperatura colore e intensità anche per la stessa opera d’arte…
L’utilizzo della luce naturale nei musei è un tema molto discusso, poiché se è vero che è la miglior illuminazione possibile dal punto di vista cromatico è quella solare, è anche la più difficile da gestire per la conservazione delle opere. L’utilizzo della luce naturale necessita di uno studio approfondito per meglio comprendere eventuali criticità. Inoltre è opportuno attrezzare tutte le aperture di sistemi di controllo della luce in ingresso.
Anche in ambito museale, la luce naturale può essere ricreata per suscitare nel visitatore una sensazione di immediatezza e un forte impatto emotivo. Il Metodo Monza, applicato dallo studio di lighting design Consuline, ci offre diversi esempi di applicazioni in ambito museale (la Galleria Carracci, Palazzo Farnese, le Scuderie del Quirinale a Roma, il Museo Civico di Siena).
La metodologia usata prevede la sovrapposizione di luci a gradazione spettrale diversa provenienti da direzioni differenti. I diversi gradi cromatici della luce, appena percettibili agli occhi, sono colti quasi in modo subliminale dal cervello stimolando l’attenzione.
Per semplificare la gestione delle scenografie di un impianto è possibile predisporre un sistema di controllo o di smart lighting in modo da regolare l’intensità della singola sorgente o diagnosticarne lo stato di funzionamento da una postazione remota. Un sistema intelligente può portare a vantaggi economici notevoli, legati sia a una semplificazione della gestione, che a un risparmio energetico diretto.
Tra i vari sistemi di illuminazione connessa, il controllo dell’illuminazione basato sulla tecnologia BLE (Bluetooth Low Energy) è particolarmente interessante in quanto permette di configurare e gestire direttamente un sistema di illuminazione tramite smartphone.
BLE è una tecnologia wireless all’avanguardia, creata per l’Internet of Things, a basso consumo di energia che rende la luce duttile
In generale, contenimento dei consumi energetici, assenza di radiazioni, dimensioni minime, sistemi di illuminazione intelligente, associato a sorgenti in grado di essere pilotate in modo semplice e caratterizzate da un’ottima efficienza luminosa rendono la tecnologia LED una soluzione ottimale per l’illuminazione di mostre, musei e opere d’arte.
Con l’utilizzo di LED, unito a sistemi di videomapping e multimedia, anche le facciate di molti edifici storici e musei si stanno trasformando. Non solo per coinvolgere e attirare nuovi visitatori, ma anche per raccontare una storia o un evento…
Questa tecnica viene adottata in particolar modo dai musei che vogliono stare al passo con i tempi e allo stesso tempo trasmettere le opere d’arte non soltanto all’interno, ma anche all’esterno dell’edificio per fondersi nel contesto della città.
Un esempio di comunicazione efficace ce l’ha offerta il Museo nazionale della storia e della cultura afro-americana di Washington. Prima della sua apertura al pubblico, il museo ha infatti scelto di proiettare un video promozionale delle opere e delle installazioni sulla sua facciata per incuriosire e invogliare a entrare. In seguito, in ogni occasione, la facciata è stata trasformata in un pannello promozionale sulle iniziative e le attività museali. Gli esempi sono innumerevoli in tutto il mondo e offrono nuovi spunti per comunicare, informare e coinvolgere emotivamente il cittadino e il turista utilizzando le nuove tecnologie.