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Edifici a energia quasi zero e plus energy: caratteristiche e vantaggi

Edifici a energia quasi zero e plus energy: caratteristiche e vantaggi

Gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di CO2 in UE, che porta a essere l’edilizia il comparto più energivoro in Europa.

Per questo è necessario un rinnovamento. Occorre quindi puntare su un’edilizia sostenibile, che tenga conto di un’elevata efficienza energetica, in grado di intervenire sia sul nuovo che sul patrimonio immobiliare esistente. Quest’ultimo in particolare è datato e ha bisogno di una riqualificazione profonda: solo in Italia un terzo circa (30,1%) degli edifici è stato costruito prima della seconda guerra mondiale.

Cosa sono gli Nzeb, gli edifici a energia quasi zero

Da qui è partita l’Unione Europea, con la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia che ha avuto il merito di introdurre il concetto di edifici a energia quasi zero: si tratta di edifici ad altissima prestazione energetica, il cui fabbisogno energetico, molto basso o quasi nullo,

dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta sul posto”.

La direttiva, recepita in Italia col decreto-legge 63/2013 convertito in legge 90/2013, ha indicato che tutti gli stabili, privati e pubblici, di nuova costruzione, dovranno essere a fabbisogno di energia quasi zero, ovvero nZEB (acronimo di near Zero Energy Building). Per gli edifici pubblici la data è stata fissata al 1 gennaio 2019, mentre per gli altri edifici si procederà dal 1 gennaio 2021. In Italia, alcune regioni hanno anticipato tali termini: la Lombardia ha fissato al 1 gennaio 2016 la data da cui partire sia per la nuova costruzione o per ristrutturazioni importanti di tutti gli edifici, privati e pubblici; l’Emilia Romagna, invece, ha fatto scattare l’obbligo dal 2017 per gli edifici pubblici e dal 2019 per gli altri.

Zero energy building, cosa prevede la normativa

La direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia (denominata anche EPBD, ossia Energy Performance of Building Directive) ha disposto che tutti gli Stati membri elaborassero piani nazionali destinati ad aumentare il numero di edifici nZEB, prevedendo di includere obiettivi differenziati per tipologia edilizia.

L’Italia con il decreto interministeriale 19 giugno 2017 ha presentato un Piano d’azione nazionale per incrementare gli edifici ad energia quasi zero (PANZEB); nel 2015 ha pubblicato la Strategia per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale (STREPIN). Ma già con la citata legge 90/2013 ha fissato i criteri per aggiornare e fissare una programmazione di standard prestazionali degli edifici (involucro, impianti e fonti rinnovabili) per centrare gli obiettivi UE in materia.

Per realizzare un edificio nZEB occorre rispettare determinati requisiti tecnici, specificati nel decreto e riguardanti:

  • coefficiente medio globale di scambio termico;
  • area solare equivalente estiva per unità di superficie utile;
  • indice di prestazione termica utile per riscaldamento, per il raffrescamento e l’indice di prestazione energetica globale totale dell’edificio;
  • rendimenti dell’impianto di climatizzazione e di produzione di acqua calda.

Tali requisiti tecnici sono stati fissati e inseriti nel Decreto Ministeriale 26 giugno 2015 “Requisiti minimi degli edifici”; inoltre si devono tenere conto degli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel rispetto dei principi minimi compresi nel decreto legislativo 28/2011.

L’ENEA evidenzia, però, che non ci sono ricette predefinite per realizzare un edificio nZEB. Piuttosto si possono prevedere combinazioni di tecnologie adeguate e dettate da fattori economici, climatici, tipologici e comportamentali. Tra queste: isolamento, inerzia termica, vetri selettivi, ricorso alla luce naturale (daylighting), impianti di automazione e controllo, impianti efficienti riscaldamento, ventilazione e condizionamento (Hvac) compresi teleriscaldamento e teleraffrescamento, soluzioni innovative di illuminazione, ricorso al fotovoltaico, al solare termico, al microeolico, alle biomasse…

Edifici nZEB in Italia, incentivi ed esempi

A livello nazionale non mancano esempi di applicazione. Secondo il rapporto pubblicato da ENEA, intitolato “Osservatorio degli edifici a energia quasi zero (nZEB) in Italia – 2016-2018” il numero degli stabili di questo tipo sta aumentando rapidamente, non solo dove è stato introdotto l’obbligo.

“Si tratta, in gran parte, di edifici di nuova costruzione e ad uso residenziale ma non mancano, seppure pochi, casi esemplari di ristrutturazione a livello nZEB, soprattutto di edifici scolastici.”

Per favorire la realizzazione o riqualificazione di edifici near zero energy è stata introdotto il Conto termico 2.0 per gli edifici della Pubblica amministrazione, unica misura incentivante appositamente dedicata. Essa prevede la trasformazione degli edifici pubblici esistenti dotati di impianto di climatizzazione in nZEB mediante un intervento che contempla la possibilità di demolire e ricostruire, oltre che di ampliare la volumetria iniziale fino a un massimo del 25%. I costi massimi ammissibili variano tra 500 e 575 euro per metro quadro. Pur non espressamente dedicate, vanno segnalate anche le detrazioni fiscali al 65%, i cosiddetti ecobonus, che – sottolinea ENEA – possono favorire il raggiungimento del fabbisogno energetico “quasi zero”, specie abbinandole con interventi che integrino l’adozione di fonti rinnovabili, promossi da altri incentivi come il Conto termico.

Ma oggi quanti sono gli edifici a energia quasi zero in Italia? A questa risposta è difficile rispondere in quanto è complesso calcolare il loro numero. A una prima stima, effettuata nel triennio 2016-2018 da ENEA, al 30 giugno 2018, considerando una percentuale di nZEB dello 0,003%, si è arrivati a prevederne circa 1400.

Non mancano esempi da Nord a Sud: dall’edificio monofamiliare a “Città Studi” di Milano, caso di ristrutturazione residenziale alla scuola materna “Sandro Pertini”, a Bisceglie (Barletta – Andria – Trani), di nuova costruzione; dal Progetto Ex Convento dei Cappuccini a Bettona (Perugia, ristrutturazione residenziale) alla Casa Botticelli a Mascalucia (Catania, nuova costruzione residenziale).

Plus Energy: cosa sono gli edifici a energia positiva

L’obiettivo energia quasi zero è ambizioso, ma ci sono già diversi progetti e interventi mirati a spingersi più in là. La ricerca di un’efficienza energetica sempre più elevata è finalizzata non solo a realizzare o ristrutturare stabili in grado di consumare o avere bisogno di un quantitativo minimo di energia, ma anche a generarne più di quanta ne serva.

Arriviamo così agli edifici a energia positiva (energy plus building), detti anche edifici a guadagno energetico: sono quelli che assicurano un bilancio energetico positivo, ovvero producono più energia del fabbisogno necessario. Essi riescono a raggiungere tale obiettivo mediante fonti rinnovabili e grazie all’adozione di una combinazione di tecnologie innovative e tecniche costruttive che esaltano al massimo le caratteristiche di efficienza energetica.

L’obiettivo di realizzare tali tipi di edifici si pone, quanto meno in Unione Europea, sulla base degli impegni presi a seguito dell’accordo di Parigi, come ricorda il testo della Direttiva UE 2018/844 che modifica la direttiva EPBD, sopra citata, e la 2012/27/UE sull’efficienza energetica. In essa si legge che in base a tale accordo sui cambiamenti climatici si vuole arrivare entro il 2050 a decarbonizzare il parco immobiliare europeo.

Edifici a energia positiva, progetti ed esempi

Per centrare questi traguardi gli edifici devono rispondere a livelli prestazionali sempre più elevati e rispondere, in modo altrettanto efficace, a una maggiore sostenibilità. A questo cerca di dare risposta, per esempio, il progetto Zero-Plus il cui obiettivo è di realizzare edifici ad energia positiva e a consumo energetico prossimo allo zero in Europa usando tecnologie energetiche avanzate. Zero-Plus intende implementare tre strategie parallele, focalizzate sull’aumento dell’efficienza dei componenti che garantiscono direttamente la conservazione e generazione dell’energia negli edifici nZEB, sulla riduzione dei costi di bilanciamento del sistema “attraverso processi efficienti di produzione e installazione” e dei costi operativi mediante “una migliore gestione dei carichi e delle risorse, su una scala distrettuale piuttosto che sul singolo edificio”. Tra gli interventi concreti messi in atto dai partner del progetto ce n’è anche uno a Granarolo nell’Emilia.

Ben prima di questo, in Europa va citato Heliotrope, realizzato a Friburgo nel 1994, residenza privata dell’architetto Rolf Disch che l’ha dichiarato primo edificio al mondo a creare più energia di quanta ne utilizzi, essendo completamente rinnovabile oltre che a emissioni zero.

Di stretta attualità è l’esempio norvegese di Brattørkaia, palazzo di otto piani capace di produrre 485mila kWh/anno, ben superiore ai 20mila kWh/anno di consumo medio di un’abitazione norvegese.

Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.