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Dipendenza energetica e strategie: serve fare efficienza energetica

Dipendenza energetica e strategie: serve fare efficienza energetica

Quanto sia marcata la dipendenza energetica dal gas della Russia è materia di attualità. Meno evidente è il peso specifico dell’oil & gas russo nel mix energetico e per la produzione di energia elettrica. Lo ha chiarito Trigenia, con un report che ha messo in luce la dipendenza italiana e di alcuni altri Paesi europei.

Dallo studio emerge che l’Italia (secondo acquirente Europeo dopo la Germania – nda) sconta una quota di import di gas dalla Russia del 36,47% sul totale di gas importato. «In termini percentuali, sulla base dell’energia elettrica generata complessivamente dal gas naturale, la quota russa raggiunge il 15,86%, per segnare una dipendenza energetica complessiva dalla Russia pari al 19,88%, considerando l’energia primaria, l’import totale e sottraendo l’export», spiega Anna Carassai, Project Leader Energy Efficiency and Sustainability di Trigenia.

Insieme ad Armando Portoraro, managing partner della stessa azienda ed ESCo operante sul mercato italiano e internazionale, la manager ha messo in luce alcuni fattori importanti per ridurre la dipendenza, che passano sì dalla transizione energetica, ma anche dall’efficienza energetica. Un’efficienza che ha margini di ampliamento significativi, soprattutto in termini di applicazione di soluzioni legate alla digitalizzazione.

Come ricorda il Digital Energy Efficiency 2021, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, gli investimenti effettuati in efficienza energetica nel comparto industriale, nel 2020, hanno sfiorati i 2,1 miliardi di euro. Di questi, oltre il 90% sono riferiti a investimenti in tecnologie hardware, mentre solo l’8% circa degli investimenti è stato effettuato in tecnologie software per il controllo e il monitoraggio delle prestazioni dei cicli produttivi.

I risultati del rapporto sulla dipendenza energetica

Partiamo dai dati sull’effettiva dipendenza energetica dalla Russia. Cosa ci dicono?

Anna Carassai – La nostra analisi, basata su dati di nostra proprietà e di pubblicazione governativa, è stata realizzata per rispondere a una serie di domande poste da alcuni nostri clienti possessori di stabilimenti in Italia e in Europa. Allo scoppio del conflitto, avevano bisogno di comprendere il quadro di insieme e valutare l’effettiva dipendenza dal oil and gas dalla Russia. Tale valutazione sarebbe stata utile per attuare determinate strategie in ambito energetico.

L’analisi mostra un quadro eterogeneo, composto da Paesi con una minore o maggiore dipendenza. Un esempio: il Regno Unito fin da subito ha spinto per puntare su sanzioni che toccassero oil & gas russo. Questo è motivato dal fatto che UK ha nel proprio mix una bassissima dipendenza dal Paese, sia in termini percentuali di gas in generale che nel proprio fuel mix per come risorsa per la produzione di energia elettrica.

Non così avviene in Polonia, la cui percentuale di gas importato (sul totale) dalla Russia raggiunge il 45% e, nel complesso, sfiora il 30%. Anche la Germania e i Paesi bassi sappiamo contare su una quota importante dei “fossili” russi.

ll Governo italiano si sta muovendo per trovare alternative al gas russo. Su cosa si dovrà lavorare per cercare di creare un mix energetico quanto più sicuro e sostenibile?

Anna Carassai – I trend su cui si dovrà lavorare e su cui il Governo sta già attuando misure specifiche, saranno di sicuro lo sviluppo delle fonti rinnovabili, di cui già peraltro abbiamo degli obiettivi di incremento sensibili fissati dal Green Deal Europeo. C’è poi un tema legato alla distribuzione della produzione della parte dell’energia elettrica più innovativa: mi riferisco alle comunità energetiche, ma anche alle smart grid e a tutti i temi che riguardano smart city e smart factory.

Infine, ma non certo ultima, l’efficienza energetica il cui ruolo e peso specifico dovrà aumentare per pensare a una maggiore indipendenza dall’import di energia e dalle fonti fossili.

Questi sono  filoni su cui si sta già concentrando l’azione del Governo e su cui lavora da tempo Trigenia.

La soluzione: rinnovabili ed efficienza energetica

C’è poi un altro tema importante riguardante le conversioni energetiche. Cosa si può dire a proposito?

Armando Portoraro – Uno dei problemi annosi delle fonti rinnovabili fotovoltaico ed eolico è che non sono programmabili. Questo pone problemi di non allineamento tra domanda e offerta e la necessità di gestire in real time picchi e lacune, che provoca problemi anche al dispacciamento e alla gestione delle reti. Ciò che si sta studiando è cercare di creare bilanciamenti migliori sulle reti mediante conversioni energetiche in modo che gli eccessi di produzione da fotovoltaico & C possano essere convertiti in altri vettori come ad esempio gas, calore e, in prospettiva, idrogeno, potendo così essere stoccati in opportuni storage per necessità future.

Al momento strumenti di conversione già sul mercato sono le pompe di calore, ma anche lo stoccaggio di energia elettrica (seppur in piccole quantità), il power to gas (tecnologia che sfrutta  la conversione dell’energia rinnovabile in eccesso in metano e che consente quindi di stoccare ampi volumi di energia sul lungo termine nelle infrastrutture di gas esistenti) ), la produzione di green hydrogen e, tramite fuel cell, la riconversione in energia elettrica.

Si parla tanto di dipendenza energetica, molto meno della necessità di puntare sull’efficienza energetica. Quali margini ci sono per aumentarla e come?

Armando Portoraro – L’efficienza energetica ha ampie potenzialità di crescita. Di recente, dalla partecipazione ad un progetto europeo è emerso come uno dei punti chiave per la sua diffusione nelle PMI è la sensibilizzazione sul tema della capacity building, ovvero la costruzione di competenze, di conoscenze. Il tema dell’efficienza energetica è ancora poco noto, soprattutto nelle PMI. Anche l’incentivazione, se non passa prima da qui, non porta effettivi risultati.

Da docente universitario che ha contribuito a formare energy manager, sono consapevole che tanti miei ex allievi lavorano in grandi aziende proprio perché lì ci sono esigenze prioritarie e una struttura manageriale che contempla la necessità di una gestione energetica accurata. Nel caso di queste imprese la necessità è trovare soluzioni di gestione ed efficientamento capaci di assicurare un rientro sugli investimenti rapidi (2/3 anni al massimo) oppure fornire loro uno strumento di visibilità utile in tema di sostenibilità. In questo senso, rientrano anche le strategie mirate alla carbon footprint. Negli anni si è assistito a una maggiore consapevolezza dell’impatto ambientale. Tale sensibilità ai temi della sostenibilità è destinata ad aumentare.

Le nuove tecnologie per l’efficienza energetica

A proposito di efficienza energetica e di una necessità di misurazione, che passa dall’apporto della digitalizzazione. A che punto siamo oggi?

Armando Portoraro – Negli ultimi anni si è assistito a un interessamento e a una richiesta di strumenti specifici. Certo, c’è ancora molto da fare non solo nella misurazione, ma anche nell’attuazione. Stiamo parlando delle potenzialità offerte dall’Intelligenza Artificiale applicata all’ingegneria energetica, grazie alle quali si aprono la strada possibilità di gestione ottimizzata degli impianti, sulla base delle effettive necessità energetiche e delle variabili al contorno, oltre che di manutenzione predittiva.

A questo proposito, come Trigenia, offriamo già su soluzioni ad hoc, ma ci rendiamo conto che ci sono potenzialità inespresse ancora da colmare, in tema di digital transition e di una gestione ottimizzata dei dati. Il dato di per sé non ha valore: ce l’ha nel momento in cui lo si associa a un’informazione grazie alla quale si è in grado di attuare una qualche operazione migliorativa.

Innovazione e digitalizzazione sono essenziali per gestire al meglio consumi. A tale riguardo si darà spazio all’applicazione della tecnologia blockchain in ambito energetico. Su cosa si baserà?

Armando Portoraro – La blockchain è una tecnologia che consente di comunicare in maniera chiara e trasparente e fornisce il suo apporto più importante come strumento di notarizzazione, in modo che chi legge un determinato dato ha la certezza che esso sia immutabile nel tempo. Come Trigenia, abbiamo pensato di comunicare in maniera notarizzata determinati dati, proprio per garantire piena trasparenza su valori indicativi la storia di un determinato prodotto o una determinata filiera, che spazia dai consumi energetici alle emissioni in atmosfera. Stiamo ragionando anche alla possibilità di monitorare la cold chain per gestire al meglio e tracciare la temperatura nel trasporto.

Un’altra interessante applicazione della blockchain è nelle comunità energetiche dove è possibile la tokenizzazione dello scambio dell’energia o della stessa gestione in usi finali, come la ricarica elettrica.

Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.