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Pubblicata la Mappa Interattiva RSE delle CER in Italia
Secondo i dati aggiornati al primo semestre del 2024, in Italia sono attive 168 Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e iniziative…
Efficienza energetica, innovazione tecnologica, incentivi, criticità e prospettive: sono stati molti i temi trattati a Enermanagement XII, conferenza organizzata da FIRE – Federazione Italiana per l’uso razionale dell’energia, ente di riferimento degli energy manager.
Daniele Forni, Chief Tecnhnology Officer di FIRE ha aperto l’appuntamento milanese, trattando di ISO 50001, norma relativa ai sistemi di gestione dell’energia. Spunto di partenza è il PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, che verrà consegnato entro fine anno e che illustra obiettivi e strumenti necessari all’Italia per intraprendere la decarbonizzazione, con programmi e strategie fino al 2030. «Obiettivi e strategie sono ambiziosi e sfidanti, avendo un sicuro impatto in tutti i mercati, ma quello cui si assisterà sarà un forte cambio di paradigma, andando verso l’elettrificazione di tutti i settori, dagli edifici all’industria fino ai trasporti. Aprirà scenari sfidanti, ma anche molte opportunità: solo in termini di investimenti, siamo nell’ordine dei 30/40 miliardi di euro l’anno, che si possono tradurre in una crescita dello 0,3-0,4%».
In tutto questo entra in gioco la ISO 50001, perché sarà capace di fornire un supporto concreto a chi si occupa di gestione energetica, permettendo di avere obiettivi e risorse da parte della direzione e favorendo anche la comunicazione e la collaborazione con tutti i settori, interni ed esterni del perimetro aziendale. «Con la pubblicazione della ISO 50001:2018, il sistema di gestione dell’energia è completamente integrabile con tutti i sistemi di gestione aventi struttura High Level Structure» ovvero la struttura comune che ISO ha stabilito riguardo agli standard sui sistemi di gestione, la cui nuova versione «permette un migliore coordinamento con altri sistemi di gestione e strumenti interni».
La ISO 50001 aiuta a perseguire alcuni degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU e ha anche un impatto economico importante: lo stesso Forni ha messo in luce che l’adozione di un energy management system produce molti benefici, di solito ben maggiori rispetto ai costi di implementazione. «Inoltre si rileva come spesso i risparmi siano superiori alle attese». Per questi e altri motivi l’adozione della norma volontaria ha ottenuto un successo crescente: prova ne è che nel mondo è la quarta ISO più diffusa, dietro solo alla 9001 e alla 14001 (rispettivamente dedicate a qualità e ambiente) e alla ISO IEC 27001 (relativa alle tecniche di sicurezza IT). «Il numero di certificazioni è costantemente salito dal 2011 al 2017, passando da 459 a 21501 certificazioni nel mondo».
Il risparmio energetico è un traguardo assai importante per ogni organizzazione aziendale. Ma c’è modo e modo di coglierlo: i due casi raccontati a Enermanagement forniscono una chiave di lettura significativa. A illustrarli sono stati gli energy manager Rocco Cirillo, di Fastweb, e Luigi Parodi Giusino, di EGO. Il primo ha descritto quali implicazioni abbia un intervento efficientamento energetico in ambito Telecomunicazioni. Nel caso specifico ha posto all’attenzione il case study di un data center aziendale, partendo dalla volontà di rispondere all’obbligo di diagnosi energetica. «I siti Telco e in particolare i data center sono facility ad altissima disponibilità e appartengono alle cosiddette infrastrutture critiche che devono assicurare la business continuity»; per questo l’intervento progettuale ha dovuto coniugare ridondanza ed efficienza energetica. Nel caso specifico l’investimento necessario è stato superiore al milione di euro, ma «gli indicatori economici sono stati tutti decisamente interessanti e il payback period è stato di poco superiore ai due anni», ha affermato Cirillo, denotando i vantaggi offerti dall’ottimizzazione della gestione dell’energia.
Luigi Parodi Giusino ha invece portato all’attenzione l’esempio di un intervento di efficientamento energetico in cartiera. L’aspetto più interessante messo in luce è il confronto tra un intervento con una logica tradizionale e una di tipo evoluto, passando così dalla mera considerazione del costo per il consumo energetico, a una visione olistica, che comprenda tutti gli aspetti del processo produttivo. L’energy manager EGO ha sottolineato il valore aggiunto del sistema di monitoraggio energetico: «gli strumenti di misura non sono sufficienti se poi i dati non vengono raccolti, analizzati, gestiti attraverso una piattaforma, monitorati periodicamente». Dai risultati previsti, l’approccio evoluto permette sì di registrare un maggiore risparmio energetico e un migliore controllo della produzione. Tuttavia è con il sostegno degli incentivi che si ottengono vantaggi sensibili abbinati all’approccio evoluto. «Senza Certificati bianchi l’impianto avrebbe risparmiato il 12%, mentre grazie ai TEE si è avuto uno stimolo ulteriore a mantenere elevato il risparmio», raggiungendo il 32% di risparmi. «Fare efficienza energetica puntando a risultati certi per un’azienda significa un grosso sforzo; senza incentivi spesso si arresta il processo», conclude.
Il periodo che si sta vivendo il mondo dell’energia è assai dinamico, come testimoniano anche le novità inerenti il mercato energetico e la generazione distribuita di cui ha parlato Marco Pezzaglia, consulente energetico fondatore di GPE – Gruppo Professione Energia. «Siamo alla vigilia dei recepimenti delle direttive UE: la 2018/2001 e la 2019/944». La prima è centrata sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (conosciuta come RED II), l’altra relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica e che modifica la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.
«Il punto cruciale è che il loro recepimento venga coordinato», altrimenti ci potrebbero essere dei punti di complessa interpretazione. Idem dicasi per le energy community, da una parte definiti come comunità energetiche dei cittadini dall’altra come comunità di energia rinnovabile. «La novità è rappresentata, nella direttiva UE 2018/2001 dall’introduzione del concetto di auto consumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente e si trovano nello stesso edificio o condominio», sottolinea Pezzaglia, illustrando anche altri concetti delicati, uno dei quali riguarda l’energia condivisa in comunità: «non è chiaro che sia autoconsumo. Quindi il tema del beneficio associabile a uno scambio interno nella comunità è complesso; sarà una sfida del prossimo recepimento, cercando di chiarire cosa si intenda per condivisione di energia all’interno di una comunità».