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Il nuovo modello di Economia Circolare per la smart city

Il nuovo modello di Economia Circolare per la smart city

È possibile applicare il concetto di Economia Circolare a una città? E con quali obiettivi a livello sociale, ambientale, culturale?

Se pensiamo che i centri urbani occupano uno spazio pari al 2-3% del totale terre emerse, ma che in compenso sono responsabili del 70% delle emissioni di CO2 e sostanze inquinanti a livello globale e se pensiamo che entro il 2050 il 70% della popolazione vivrà in città, la risposta è che il modello di città moderna deve cambiare, e in fretta.
Le smart city non possono sposare soltanto l’innovazione e l’avanguardia digitale, ma devono rispondere a una necessità ben più profonda e importante: quella legata a un maggiore sviluppo sostenibile e a precisi obiettivi di efficienza energetica. Solo così potranno veramente essere in grado di offrire un servizio ai cittadini… per il loro benessere, la loro salute e il loro futuro.

Con la sottoscrizione dell’Agenda 2030, i Paesi industrializzati si sono fissati diversi impegni e obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2030. Obiettivi che non possono più essere rimandati!

In quest’ottica, l’Economia Circolare – in Italia e nell’Unione Europea – rappresenta un modello a cui aspirare per un cambiamento strutturale del sistema. Le soluzioni della Circular Economy, volte a valorizzare i processi e le risorse utilizzati, possono diventare così parte attiva nello sviluppo sostenibile della smart city.

Dall’Economia Lineare all’Economia Circolare

Il modello economico attuale (Economia Lineare) basato sull’estrazione di materie prime, sulla produzione e sull’utilizzo di prodotti che poi si trasformano in rifiuti genera un’enorme perdita di valore e non è più sostenibile a livello ambientale. Lo scenario previsto entro il 2050 è preoccupante e deve farci tutti riflettere imponendoci di agire e di cambiare. Non soltanto come singoli, ma come ecosistema.

Qualche dato:

  • Nel 2050 la popolazione aumenterà e le persone che abiteranno il pianeta saranno più di 2,3 miliardi. Di conseguenza ci sarà un aumento della produzione di cibo pari al 70% da sostenere con solo un 20% di terra ancora coltivabile;
  • Per ogni euro speso per la produzione di cibo paghiamo 2 euro in costi per salute e impatti ambientali;
  • Il valore degli imballaggi in plastica dispersi nell’ambiente ogni anno (95% del totale) è pari a 80-120 miliardi di dollari. Entro il 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesci;
  • Il valore perso ogni anno per mancato recupero e riutilizzo degli abiti è di 500 miliardi di euro. E ogni secondo un camion di rifiuti tessili finisce in discarica;
  • Più del 50% delle emissioni di gas serra è dovuto all’utilizzo di materie prime vergini.

Fonte: Ellen MacArthur Foundation

Cos’è l’Economia Circolare?

A premessa, dobbiamo spendere due parole sul significato e la definizione di Economica Circolare. Cosa si intende e come funziona?

L’Economia Circolare offre un modello economico e industriale virtuoso in cui lo sviluppo di imprese e territori viene slegato dal consumo delle risorse naturali esauribili, mantenendone nel tempo il valore. Il principio alla base di questo modello è quello di ripensare e riprogettare i processi produttivi slegandoli dal consumo di risorse esauribili. Quindi:

  • Progettare a zero rifiuti e inquinamento;
  • Mantenere in uso prodotti e materiali;
  • Rigenerare i sistemi naturali.

Come fare? Passando a energie e materiali rinnovabili ad esempio. Condividendo beni (automobili, elettrodomestici, etc.) o riusando beni di seconda mano. Prolungando la vita prodotti e aumentandone prestazioni/efficienza. Rimuovendo i rifiuti dalla produzione e catena di fornitura e riciclando materiali. Applicando nuove tecnologie e utilizzando big data e sistemi di controllo e automazione. Realizzando quindi politiche di “logistica inversa” per riguadagnare valore dai prodotti che hanno esaurito il loro ciclo di vita.

Infografica
Il modello dell’economia circolare – Fonte: Fondazione Ellen McArthur / Gruppo Hera

Circular smart: la circular economy per la smart city

In un’ottica di Economia Circolare, la città intelligente (e i suoi gestori/amministratori) deve operare nel rispetto delle 5 R ovvero Riduzione, Riuso, Riciclo, Recupero e Rigenerazione. Per fare questo deve offrire servizi che mettano al centro la sostenibilità e la qualità della vita dei cittadini.

Il Gruppo Hera è sicuramente un precursore di questo percorso, tanto da essere la seconda società italiana ad aver completato l’inserimento nel programma CE100 della Fondazione di Ellen McArthur.

L’impegno di Hera è volto a creare “valore condiviso” risparmiando risorse naturali (e quindi costi), riducendo lo smaltimento in discarica, aumentando il tasso di riciclo e riuso dei rifiuti complessivo e offrendo soluzioni ai problemi più urgenti per lo sviluppo sostenibile.

Il contributo della multiutility nel passaggio verso un’economia più circolare è evidenziabile a due livelli:

  1. a livello tecnico (materiali non rinnovabili):
  • nel riciclo dei rifiuti attraverso la crescita della raccolta differenziata nel territorio servito;
  • nel riuso attraverso numerose iniziative di riduzione dei rifiuti con importanti benefici sociali.
  1. a livello biologico (risorse e fonti rinnovabili):
  • nella produzione di energia rinnovabile e di compost di qualità dalla raccolta differenziata dell’organico attraverso impianti di biodigestione anaerobica e la realizzazione di una bioraffineria che produrrà biometano;
  • nella realizzazione di progetti sperimentali per la produzione di energia rinnovabile dalle potature e dai fanghi prodotti nel processo di depurazione delle acque reflue.

Esempi e modelli di economia circolare per le città intelligenti

Nella gestione dei diversi servizi di pubblica utilità, quali l’illuminazione pubblica, la gestione dei rifiuti e delle acque, la distribuzione di elettricità e gas, l’obiettivo è quello di attuare una visione organica. La città va vista come un’entità unica, in cui tutte le componenti sono coordinate tra loro. Rendere la città intelligente, puntare a una smart city, significa innanzitutto collegare, armonizzare e ottimizzare tutti questi servizi, puntando a energy management e basso impatto ambientale.

La Smart City ha bisogno di innovazione, di nuove tecnologie – basate su dispositivi IoT (internet of Things), tecnologia wireless, strumenti di energy storage e di power management – ma la tecnologia deve essere un mezzo e non un fine. L’obiettivo ultimo resta sempre quello del benessere delle persone, della qualità della vita e, oggi in modo ancora più forte, la sostenibilità ambientale.

copertina libro
Fonte: Fondazione Ellen McArthur

A questo proposito, la Fondazione Ellen McArthur ha pubblicato, insieme ad ARUP, uno degli studi di progettazioni più importanti al mondo, una guida dedicata alla “Circular Economy in Cities”.

Tornando a Hera, con l’obiettivo di definire un modello di “città intelligente”, la società ha creato un sistema di indicatori chiamato Circular Smart ispirandosi ai principi dell’economia circolare. Con questi indicatori la multiutility misura il livello delle città e il loro posizionamento rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Lo fa attraverso un Passaporto ambientale, un sistema che attraverso soluzioni smart analizza la qualità dell’ambiente cittadino.

Illuminazione pubblica sostenibile

Nelle smart city, l’illuminazione pubblica gioca un ruolo cruciale in quanto presenta una rete capillare di punti luce che può facilmente trasformarsi – grazie a sensori e alle nuove tecnologie IoT – in un sistema intelligente per erogare servizi (connessione, wi-fi, monitoraggio di strade e traffico ecc).

Anche nel caso dell’illuminazione, l’impegno di Hera è volto a proporre soluzioni smart che si sposino con la filosofia di Circular Economy. Offrendo così una maggiore efficienza energetica, una riduzione delle emissioni di CO2 e la recuperabilità di tutti i componenti del sistema di illuminazione stradale e urbana. Possiamo quindi parlare di un obiettivo di illuminazione sostenibile e smart.

Cosa fa Hera: illuminazione pubblica a LED e risparmio energetico

La società gestisce sul territorio circa 534mila punti luce offrendo un servizio di pubblica illuminazione in 176 comuni sparsi in dieci regioni (Emilia-Romagna ma non solo). Già oggi il 15% del totale è illuminazione a LED, il che garantisce un buon risparmio energetico. Inoltre, il 51% dei punti luce gestiti da Hera Luce sono dotati  di sistemi di gestione e controllo per l’ottimizzazione dei consumi (riduzione intensità, spegnimento parziale, ecc.) attraverso l’uso di sensori e dispositivi intelligenti.

Rispetto delle norme de dei CAM – criteri ambientali minimi

Non dimentichiamoci in ogni caso che, in Italia, gli impianti di illuminazione devono seguire precisi standard di riqualificazione energetica e sicurezza e rispettare i Criteri Ambientali Minimi (CAM) per l’illuminazione pubblica.

Entrati in vigore tra il 2017 e il 2018 i CAM richiamano chiaramente l’economia circolare e i principi di Green Public Procurement (GPP). In quest’ambito, ci auspichiamo di vedere sempre più esempi di economia circolare applicata all’illuminazione pubblica.

Giornalista e communication manager è stato collaboratore, capo redattore e direttore di riviste specializzate con focus su smart technologies, industria elettronica, LED e illuminazione e sostenibilità ambientale. Laureata in Lingue, ha acquisito nel corso degli anni forti competenze in ambito Smart City e Smart building. Da oltre 10 anni, segue progetti editoriali speciali in tema di città sostenibili e intelligenti e promuove e organizza il premio Ecohitech Award. Negli ultimi 8 anni si è specializza in content marketing, editoria online e scrittura SEO-oriented. Oggi è Direttore editoriale di LUMI4innovation.it