
- Scenario
I vantaggi della videosorveglianza per la Smart City
La videosorveglianza in ambito Smart City consente di garantire la sicurezza urbana e di migliorare le condizioni di vita delle persone.
Analisi video, lettura targhe con riconoscimento marca e colore, controlli biometrici e tracciabilità delle persone e delle cose…
Mentre sta per approdare il nuovo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale finalizzato a organizzare meglio la crescita delle città digitali occorre mettere concretamente al centro dei progetti di sviluppo la valutazione preventiva del rischio. Non solo perché lo chiede il GDPR e lo chiederà con maggior vigore il nuovo regolamento ma anche perché senza una costante ponderazione strategica dei rischi, tutte le attuali esperienze di sicurezza urbana sono destinate a una stabilità precaria.
L’intelligenza artificiale è un tema ampio e particolarmente dibattuto. Specialmente ora che la Commissione Europea ha proposto l’approvazione di un ulteriore strumento normativo che dovrà affiancarsi al GDPR per la regolamentazione e lo sviluppo “human centric” dei sistemi di AI. L’obiettivo è molto simile a quello del regolamento europeo 2016/679. Ovvero quello di agevolare la crescita dell’economia digitale nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone. E fare in modo che l’Europa recuperi il tempo perso incentivando gli investitori stranieri ad adeguarsi ai propri standard di tutela dei diritti fondamentali delle persone.
In attesa della nuova regolamentazione, vediamo quali sono i coinvolgimenti del machine learning nei comuni dispositivi di sicurezza urbana integrata e i possibili sviluppi di questi sistemi tecnologici.
L’analisi video e la cattura di comportamenti anomali da parte dei comuni sensori, che siano telecamere o dispositivi similari, è ormai molto diffusa. Quasi tutti i sistemi di videosorveglianza permettono di attivare algoritmi di intelligenza artificiale in grado di riconoscere attività, cose o persone particolari.
Senza arrivare al riconoscimento facciale, si tratta comunque di prerogative molto avanzate di analisi video che possono essere ospitate a bordo delle telecamere o sui server di raccolta delle immagini. Quello che è importante evidenziare è il fatto che mentre prima dell’entrata in vigore della riforma sovranazionale sul trattamento dei dati personali per l’attivazione di queste funzionalità era necessario richiedere una valutazione preventiva al Garante, ora spetta al titolare del trattamento valutare il rischio che può determinare questa tecnologia per gli interessati e pertanto più i sistemi sono evoluti, più dovrà essere sofisticata la redazione della valutazione preventiva di impatto.
Le telecamere in grado di catturare in ogni condizione di luce e di traffico la targa esatta del veicolo in transito hanno fatto passi da gigante. Specialmente grazie alla diffusa utilizzazione di questi interessanti dispositivi in quasi tutti i Comuni italiani. Ma se le prima dotazioni tecnologiche si limitavano a funzionalità statistiche o di indagine le macchine più recenti hanno potenziato molto la possibilità di analisi e cattura dei dettagli fornendo in tempo reale riscontri fino a qualche tempo fa improbabili come marca, colore e modello del veicolo.
Per cui se per esempio è stata segnalata un’auto gialla, marca XYZ, ecco che il sistema è in grado di riscontrare in tempo reale tutti i passaggi, anche senza alcun numero di targa disponibile. Le forze di polizia sono chiaramente molto attratte da questi sistemi intelligenti, in particolare per connettere tra loro informazioni speciali e poter effettuare indagini molto mirate e circostanziate.
Lo scorso 25 marzo 2021, il Garante italiano ha bocciato la proposta avanzata dal Ministero dell’Interno per l’impiego del sistema SARI Real Time. Un sistema di riconoscimento facciale molto utile per analizzare e riconoscere il volto dei soggetti ripresi dalle telecamere. A parere dell’Autorità manca ancora la base giuridica per questo tipo di trattamento, molto invasivo. Base giuridica richiesta, oltre che dal GDPR, dall’art. 7 del dlgs 51/2018 che ha dato attuazione in Italia alla Direttiva polizia (2016/680).
In buona sostanza, come già espresso in analogo parere rilasciato al Comune di Como con il provvedimento 26 febbraio 2020, n. 54, il trattamento dei dati biometrici per attività di polizia dovrà essere specificamente previsto da una norma ad hoc.
In uno scenario così complesso e in evoluzione il legislatore europeo si è accorto che la riforma sovranazionale sul trattamento dei dati personali è già stata superata, in parte, dal montante tecnologico che è emerso negli ultimi anni. Il tema centrale riguarda la necessità di consentire alle macchine intelligenti di continuare a svilupparsi ponendo però dei limiti invalicabili alla tecnologia e al suo impiego in relazione alla tutela dei diritti fondamentali delle persone. In pratica, non è ragionevole impedire lo sviluppo tecnologico dell’intelligenza artificiale nelle città digitali, ma occorre fare in modo che le macchine non danneggino le persone. Quindi il tema è davvero delicato e molto importante.