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Energy community, il primo passo verso la smart grid

Energy community, il primo passo verso la smart grid

Una delle possibili applicazioni della digital energy guarda alla smart community. O, più precisamente alla energy community, “un insieme di utenze energetiche che decidono di fare rete in piccola scala, per soddisfare i propri fabbisogni energetici”, spiegano gli analisti Energy & Strategy Group, “attraverso soluzioni di generazione distribuita e intelligente dei flussi energetici”.

Significa che all’interno di piccole comunità è possibile fare efficienza energetica gestendo insieme la produzione stessa dell’energia, tramite fonti rinnovabili, e la sua distribuzione.

Energy community e smart grid, la transizione passa da qui

Il think tank del Politecnico di Milano afferma che le energy community non devono essere considerate solo dal punto di vista elettrico, dal momento che comprende l’intero fabbisogno energetico dei diversi tipi di utenza. Quindi sotto questa definizione si possono considerare, si legge sul Digital Energy Report,

“sia le comunità nate con scopi energetici sia le community più ampie di cui le soluzioni energy ne costituiscono solo una parte. Nell’ambito dell’evoluzione del sistema elettrico verso la smart grid, le energy community rappresentano uno dei principali elementi costitutivi della sua nuova architettura”.

Non solo: quelle che sono anche note come micro grid, possono essere classificate in base al fatto di essere connesse o meno alla rete pubblica in modalità on o off-grid. Sì, perché le energy community non devono nascere per forza come nuove reti, anzi evidenziano che:

“nella maggior parte dei casi sarebbe auspicabile utilizzare una configurazione virtuale che utilizzi la rete pubblica esistente come tessuto connettivo e fattore abilitante della condivisione dell’energia auto prodotta.”

A chi fanno bene le comunità energetiche

A beneficiare della diffusione delle comunità energetiche non sarebbero solo le utenze strettamente interessate ma anche in senso più ampio la qualità e la fornitura stessa di energia. Ne godrebbe, quindi, l’intero sistema Paese a livello energetico e ambientale, in quanto una migliore gestione significa minori sprechi ed emissioni prodotte. Sarebbe un’ottima soluzione anche in termini di minore dipendenza dall’estero: più rinnovabili auto prodotte e meno fossili da acquistare.

Come nel caso delle smart city anche e soprattutto se si considera lo sviluppo delle smart energy community c’è davvero molto da lavorare perché possano divenire una realtà ed esserlo in maniera coordinata e diffusa. Però la tecnologia giova anche in questo senso.

Dalla blockchain al Virtual Power Plant, l’esempio di E-Prosume

Una delle tecnologie cui si guarda con particolare attenzione è la blockchain. In questo senso è possibile fare un esempio pratico di applicazione in Italia. Stiamo parlando di EProsume, nata dalla joint venture tra le società Prosume del gruppo Mangrovia Blockchain Solutions ed Evolvere. Quest’ultima è la più grande community di prosumer in Italia, con oltre 40mila impianti fotovoltaici e con sistemi di energy storage. È un modello che intende sviluppare la smart grid per l’autonomia, la sostenibilità e il risparmio energetico. E-Prosume integrerà la tecnologia della “catena di blocchi” su uno specifico smart hub domestico, Eugenio, impiegato dalla stessa Evolvere per gestire in modo intelligente il tracciamento dell’energia prodotta e consumata dal singolo utente, abilitanto anche la fatturazione e il pagamento real time dell’energia attraverso l’uso degli smart contract.

Ma la finalità ultima di E-Prosume è di creare una community di prosumer che abiliti scambi peer-to-peer tra gli stessi e la possibilità di aggregare i punti di produzione e consumo della community in Virtual Power Plant. Parliamo così di un impianto di generazione virtuale costituito da più impianti di generazione distribuiti sul territorio, collegati e gestiti mediante una rete virtuale smart. All’estero già ci sono esempi attivi, in Italia ancora no. Quest’ultima finalità di E-Prosume è ancora limitata dalla normativa nazionale: essa, infatti, non permette lo smart metering e l’aggregazione per la fornitura di servizi di rete mediante VPP. Ma è solo questione di tempo anche perché il mercato va verso questa direzione: il mercato Virtual Power Plant (VPP) accreditato attualmente a circa 98 milioni di dollari secondo Gartner entro il 2023 raggiungerà 540 milioni di dollari.

Energy community in Italia

Se in Europa, specie in Danimarca, Regno Unito, Germania, Olanda sono ormai un fenomeno consolidato, in Italia le comunità energetiche non hanno ancora conosciuto uno sviluppo significativo. Secondo una simulazione di The European House – Ambrosetti sulla base dei dati del Politecnico di Milano viene individuato per il nostro Paese un potenziale teorico costitutivo di quasi mezzo milione di comunità energetiche. Da qui Lorenzo Tavazzi e Pio Parma, rispettivamente direttore Area Scenari & Intelligence e senior consultant di The European House – Ambrosetti, hanno stimato, ipotizzando scenari prudenziali di penetrazione delle energy community tra il 5% e il 15% che con questo sviluppo di comunità energetiche le emissioni di CO2 potrebbero ridursi annualmente dai 3,6 fino agli 11 milioni di tonnellate, conseguendo risparmi economici annuali tra i 2 e i 6 miliardi di euro e ottenere un contributo rilevante per il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico.

Dalla stessa simulazione, pubblicata in un articolo su City Life Magazine, emergono anche

“benefici per la sostenibilità del sistema elettrico nazionale e l’ottimizzazione del profilo di carico globale, grazie a una migliore integrazione del contributo delle fonti rinnovabili e a una riduzione delle perdite di rete.”

Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.