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Smart City e rigenerazione urbana: Ravenna punta su IoT e dati

Smart City e rigenerazione urbana: Ravenna punta su IoT e dati

È possibile combinare le esigenze di fare efficienza energetica in edilizia con la volontà di attuare la rigenerazione urbana e diffondere la cultura digitale, il tutto in ottica di smart city, sfruttando le potenzialità dell’Internet of Things e dei dati.

È ciò che intende dimostrare concretamente il progetto DARE, incentrato sull’area della darsena di Ravenna. Ne ha parlato Paola Clerici Maestosi, architetto e ricercatrice ENEA della Divisione Smart Energy e responsabile del progetto per l’Agenzia Nazionale, in occasione di LUMI Expo 2019.

Smart city e rigenerazione urbana: il progetto DARE di Ravenna

DARE è l’acronimo di “Digital environment for collaborative alliances to regenerate urban ecosystems in middle-sized cities”, ovvero Ambiente digitale per alleanze collaborative al fine di rigenerare ecosistemi urbani in città medie.

Per il progetto, il Comune di Ravenna ha ottenuto un finanziamento di oltre 5 milioni di euro al quarto bando europeo “Urban Innovative Action”, classificandosi tra le prime venti città su 176 totali.

Urban Innovative Actions (UIA) è un’iniziativa dell’Unione Europea che fornisce alle aree urbane di tutta Europa risorse (372 milioni di euro in totale nel periodo 2014-2020) per sperimentare soluzioni nuove e non ancora collaudate per affrontare le sfide urbane.

Paola Clerici Maestosi
Paola Clerici Maestosi, architetto e ricercatrice ENEA della Divisione Smart Energy

«Siccome sono azioni altamente sfidanti, si mette in conto che ci possano essere fallimenti, o come si dice nel linguaggio medico, dei “falsi positivi”; qualora accada, viene considerato comunque un risultato impiegabile in altri ambiti», sottolinea la ricercatrice ENEA, specificando che il nome del progetto ravennate va letto anche nel senso letterale di “dare” inteso come “offrire”, in questo caso servizi ai cittadini, ma anche “osare”, che è il significato del verbo in inglese.

L’obiettivo, quindi, è testare soluzioni innovative, proposte non da aziende o da enti di ricerca, ma dal soggetto che le va a utilizzare, facendo leva sulla volontà dell’amministrazione cittadina che le porta a compimento. Finalità del progetto è creare una grande piattaforma tecnologica per la gestione di dati su traffico, inquinamento ambientale e consumi energetici di lampioni, edifici e singole abitazioni.

Alla base di DARE è la volontà di ripensare in chiave tecnologica una parte della città, partendo dalla disponibilità di apparati IoT, di dati e di una forma di conoscenza in ausilio ai cittadini.

«Siamo partiti da una visione smart, ma legata all’energia, per aumentare l’efficienza energetica a livello urbano» specifica ancora Clerici Maestosi, segnalando che ENEA e il partner Cineca hanno competenze elevate in tema di integrazione tecnologica, spaziando dallo smart building alla smart street, per arrivare alla città intelligente.

ENEA lavorerà a fianco del Comune di Ravenna per progettare la prima infrastruttura digitale della città nell’area portuale-industriale, interessata da profondi processi di dismissione, dove attualmente vivono circa 20mila persone, fa sapere la stessa Agenzia Nazionale in una nota.

Specifica, inoltre, che saranno realizzati interventi di rigenerazione ambientale, abitativa e turistica seguendo tre grandi linee di azione:

  • la creazione di un ambiente digitale, per gestire i dati provenienti da una rete capillare di sensori sul territorio;
  • l’innovazione del ruolo della Pubblica Amministrazione, che dovrà mettere a sistema politiche pubbliche, opportunità di impresa e bisogni dei cittadini;
  • la diffusione di una cultura digitale, sempre più connessa a turismo, lavoro, salute, sicurezza e vivibilità del territorio.

Real estate nella Smart City: il valore dei dati

«Ciò che ci ha consentito di posizionarsi meglio rispetto agli altri competitor su questo tipo di progetto è stata la disponibilità del Comune di Ravenna di un Piano Operativo Comunale specifico per la Darsena cittadina».

Il POC – Piano Operativo Comunale è lo strumento urbanistico che individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e trasformazione del territorio da realizzare nell’arco temporale di cinque anni. Tale piano è frutto di un processo partecipativo con la cittadinanza, denominato “La Darsena che vorrei”.

Nel corso del progetto si procederà alla realizzazione di un framework orizzontale che integrerà tutti i dati disponibili, per disegnare strategie urbane. L’obiettivo è generare cinque azioni pilota a partire dalla raccolta ed elaborazione dati, riuscendo a far comprendere ai cittadini cosa si possa fare con essi, sviluppando Digital Citizenship Awareness, ovvero consapevolezza della cittadinanza digitale che può esprimere così i propri desiderata.

Ma il progetto ha una portata ancora più ampia: «raccoglieremo dati da una serie di sensori posti in vari tipi di edifici già cablati, quindi sfruttando quello che già c’è, ma anche la sensoristica esterna che andrà a implementare la darsena. Oltre a questi, si procederà alla raccolta dati statici degli stabili oggetto di riqualificazione urbana. DARE è anche un’opportunità in ottica real estate: anzi, proprio a questo fine verrà realizzato al termine del progetto, ovvero nel 2022, si indirà un’iniziativa ad hoc per cercare, grazie alle tecnologie innovative, di avvicinare il mondo immobiliare per far comprendere il valore delle aree monitorate» ha concluso Clerici Maestosi.

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Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.