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Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
Nella smart city, le tecnologie sono usate per rendere la città più efficiente, sicura e sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini
Cosa significa parlare, oggi, nel momento particolare che noi tutti stiamo vivendo, di Smart City in Italia? Significa parlare di città più sicure, efficienti e sostenibili. Ma anche di città inclusive, che mettano al centro il cittadino, la sua salute e il suo benessere. Di città digitalizzate e connesse, in grado di utilizzare il dato e di misurare lo stato di salute e le esigenze del tessuto urbano attraverso le nuove tecnologie per fornire servizi e soluzioni adeguate.
Sono questi alcuni degli aspetti discussi durante il Webinar gratuito “Il coronavirus spingerà verso un nuovo modello di smart city in Italia?”, organizzato dalla redazione di LUMI4Innovation lo scorso 18 maggio.
Erano presenti al tavolo dei relatori:
Durante il Webinar è stato presentato l’Ecohitech Award 2020, premio ai progetti e alle soluzioni innovative per città più efficienti, sicure e vivibili, di cui alcuni dei relatori sono membri di giuria. Un progetto realizzato in partnership con Key Energy, l’evento internazionale sulla filiera dell’energia in programma dal 3 al 6 novembre 2020 presso la Fiera di Rimini.
Con il Prof. Davide Chiaroni si è partiti dallo scattare una fotografia alle Smart City italiane pre-coronavirus, di cui riportiamo qualche dato. Secondo i dati dell’Osservatorio del MIP-Politecnico di Milano, il segmento delle Smart City ha chiuso il 2019 con investimenti per 520 milioni di euro. Un valore ancora contenuto, ma che ha fatto registrare una crescita del 32% rispetto al 2018.
“È interessante notare come sia aumentata la diffusione del concetto di “Smart City”: ce lo dimostra il numero di progetti esecutivi avviati dai Comuni italiani con più di 150mila abitanti, pari al 42%. Interventi concreti e sperimentazioni sul campo che dimostrano una maggiore propensione all’innovazione e all’utilizzo di nuove tecnologie da parte delle Pubbliche Amministrazioni”
Entrando nel dettaglio delle applicazioni, sebbene gli investimenti in sicurezza e controllo del territorio (con il 60%) e quelli in illuminazione pubblica (con il 58%) restino i principali, le aree che hanno riportato le crescite maggiori rispetto al 2018 sono quelle della raccolta rifiuti (48%), del monitoraggio ambientale (46%) e del monitoraggio del territorio (42%).
In questo scenario, in cui si muovono sperimentazioni per città più smart, l’emergenza Covid-19 sta spingendo verso alcuni modelli in cui efficienza energetica, sostenibilità ambientale e digital transformation restano cruciali.
Secondo Davide Chiaroni, dell’Energy&Strategy Group, l’emergenza ha riportato una focalizzazione su 4 aspetti:
Secondo Alessandra Astolfi di IEG Group, la città va vista, oggi più di ieri, come motore di cambiamento e laboratorio di innovazione che mettano al centro il cittadino:
“Prima del Covid-19 non si può dire che le nostre città fossero in equilibrio. C’erano già stati tanti segnali da parte di scienziati ed economisti che avevano evidenziato l’importanza di seguire nuovi modelli di sviluppo che fossero più generativi di uguaglianza e tenessero conto delle esigenze di tutti i cittadini. Sviluppo sostenibile, decarbonizzazione e responsabilità sociale erano tematiche già presenti”
Questa crisi sanitaria ci ha ricordato alcuni aspetti fondamentali:
Secondo Nicoletta Gozo di ENEA, ci troviamo davanti a un’enorme occasione, quella di cogliere l’attimo. In questo momento di crisi siamo più propensi a fare questo salto culturale: un cambio di mentalità che non deve arrivare solo dal cittadino, ma anche – e soprattutto – dalle istituzioni e dal governo.
“Questa emergenza ha messo in evidenza una nuova dimensione: la resilienza digitale. Chi aveva delle capacità digitali è stato facilitato ad affrontare le nuovi situazioni di comunicazione, di lavoro e a sviluppare nuovi servizi (come la telemedicina). Il modello verso cui stiamo muovendo, quello della smart city è corretto: una città digitalizzata e quindi molto più resiliente e sicura”
Il problema, oggi, è che pur avendo tante tecnologie a disposizione, non abbiamo quella preparazione culturale che ci consente di utilizzarle al meglio, per analizzare e usare i dati che abbiamo a disposizione.
A darci una visione è ancora Davide Chiaroni, secondo il quale ci devono essere almeno 3 condizioni fondamentali per far funzionare la città del futuro:
“La prima riflessione che emerge da questo periodo di crisi è ben rappresentato da una frase di Papa Francesco: “Pensavamo di rimanere sani in un mondo malato”. Dobbiamo essere consapevoli di far parte di un sistema, non ne siamo scollegati. Dobbiamo quindi accettare la complessità e fornire soluzioni integrate”
Secondo Marco Mari del Green Building Council Italia, l’ambiente costruito (smart building come smart city) deve rispondere a tre elementi:
Guardando all’edilizia, sappiamo che è il settore più ampio a livello economico e ha l’impatto ambientale ed energetico più elevato. Rappresenta, infatti, il 72% dei consumi energetici, il 39% della produzione di rifiuti e il 40% della domanda di materiali. Il tema dell’economia circolare resta fondamentale. Altrettanto fondamentale è avere strumenti per controllare e gestire gli edifici in maniera misurata e strutturata. Oggi questi strumenti esistono e sono sia strumenti di rating system che protocolli energetici ambientali.
“Tra gli aspetti, per affrontare la complessità di un sistema (come un edificio o la smart city) bisogna evidenziale la centralità della qualità del progetto e delle competenze. Non si può affrontare un progetto complesso con soluzioni parziali. L’edificio, così come la città, vanno trattati come un sistema e va visto nel suo insieme. L’altro aspetto è quello della misurazione. Abbiamo a disposizione degli strumenti per valorizzare le nostre competenze sull’ambiente costruito, valorizziamole”
“Il monitoraggio è legato al concetto di Smart City e si deve parlare non solo di monitoraggio energetico ma di monitoraggio delle esigenze. Per rispondere a queste esigenze dobbiamo avere dei sistemi che monitorano la domanda e poi che controllano i flussi energetici”
Le parole sono di Nicoletta Gozo, che sottolinea come sia necessario ripensare il modello gestionale e ripartire dalle infrastrutture. ENEA ha sviluppato, ad esempio, la piattaforma PELL (Public Energy Living Lab) che si occupa delle prestazioni energetiche e dello stato di salute delle infrastrutture di pubblica illuminazione. Grazie al monitoraggio dei dati, è possibile applicare il principio dell’energy on demand: produrre dell’energia solo laddove viene richiesto (es. illuminazione solo dove c’è un passaggio pedonale o stradale).
“Il tema del monitoraggio è assolutamente centrale. Una Smart City è una città monitorata, conscia del proprio stato di salute e delle proprie esigenze, in grado di cambiare in funzione di queste esigenze”
Durante il Webinar si è parlato anche di altri temi centrali, come quello della smart mobility e dei nuovi modelli di mobilità piuttosto che di oggetti intelligenti come telecamere sensore per applicazioni che vanno dallo smart parking al monitoraggio del traffico fino al monitoraggio ambientale.
Si è parlato anche di case history e di città virtuose che, anche durante il periodo Covid-19 hanno sviluppato soluzioni per i cittadini, come Torino City Love.
Città e realtà virtuose che saranno premiate dall’Ecohitech Award 2020, riconoscimento italiano ai progetti innovativi per rendere più efficienti, più sicure e più vivibili le nostre città.
Un premio a cui è possibile iscriversi entro gli inizi di settembre, presentando la propria candidatura in una delle seguenti categorie: