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Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
Nella smart city, le tecnologie sono usate per rendere la città più efficiente, sicura e sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini
All’interno della smart city, il processo di digital transformation e lo sviluppo di un ecosistema non possono prescindere dalle peculiarità del territorio: in questi termini, non è possibile individuare un “modello efficace e universale” da applicare a ogni città italiana. La Pubblica Amministrazione deve dunque fare i conti con le specificità del proprio contesto, individuando il percorso d’innovazione all’interno di uno scenario ricco di complessità.
La gestione organizzativa, normativa, la necessità di fare rete e la complessità stessa della materia, da un lato, e la gestione dei dati dall’altro, pongono le pubbliche amministrazioni di fronte a molte sfide.
Leggi l’approfondimento sull’ecosistema della smart city e i suoi attori
Nella tavola rotonda “Smart City: i fattori di crescita e le best practices” abbiamo dato voce ai rappresentanti della Pubblica Amministrazione per raccontare come la digital transformation e i processi di innovazione stiano impattando le città del futuro.
“Occorre attivare un meccanismo di coraggio”, ha affermato l’Assessore all’Innovazione del Comune di Torino Marco Pironti.
“È necessario operare delle scelte, decidendo in primis su quali ambiti e quali focalizzazioni concentrare i propri sforzi e le risorse, spesso limitate, per poter comprendere in modo tempestivo quali siano le innovazioni di reale impatto sul proprio territorio, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche da quello sociale. Altrimenti, il rischio più grande è quello di adottare delle soluzioni definendo a priori quali siano quelle più efficaci. Ma questa informazione deve derivare dalla valutazione del reale impatto sul territorio”.
Nel capoluogo piemontese, il laboratorio d’innovazione aperto e diffuso Torino City Lab è nato proprio per rispondere all’esigenza di tempestività che caratterizza le smart city, supportando le aziende (start-up, SMEs, imprese sociali, industria) nelle attività di co-sviluppo e testing di soluzioni innovative di frontiera.
Al centro di questo processo di digital transformation ci sono i Big Data, ingredienti principali della smart city di oggi e di domani. La loro gestione pone di fronte a sfide complesse dal punto di vista sia tecnologico, sia di tutela della privacy.
“La città oggi dialoga con una industry e una industry emergente. Da un lato, l’industry è capitanata dai tech giants che, tramite dispositivi di prossimità e oggetti sempre più connessi alla rete IoT, stanno generando dati e li stanno utilizzando sempre più in maniera virtuosa, seppur con alcune zone grigie che sono note, per generare nuovi modelli di business e nuovi revenue model. Dall’altra parte abbiamo anche un’industria emergente, fatta da una piccola e microimprenditoria innovativa, che può essere molto importante per la smart city”, afferma Nicola Farronato, team Innovazione del Comune di Torino e responsabile Torino City Lab.
Se il dato diviene oggi la benzina che muove la società, i modelli di business e la smart city, per le città intelligenti è sempre più necessario poter garantire una gestione trasparente e proattiva nella protezione dei dati.
In risposta a questa esigenza di compliance con la normativa, due sono le principali risposte della città di Torino: l’istituzione della figura del responsabile protezione dati interno e l’istituzione, presso un’unità specifica della Polizia Municipale, di una Big Data Analisys Unit, nella quale un team di data scientist opera per creare valore a partire dalla grande mole di dati che ogni giorno vengono prodotti dai cittadini e da stakeholder di vario livello.
Inoltre, oggi, Torino opera con circa 1800 dataset aperti anonimizzati, messi a disposizione di imprese e organizzazioni terze di varia natura, con lo scopo di creare virtuosismi.
“Città e aziende – prosegue Nicola Farronato – hanno il dovere di tutelare l’anonimità dell’individuo. I dati, se non sono utilizzati con uno scopo, un modello di business e un modello di sostenibilità, non hanno valore”.