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Come partecipare a una comunità energetica nel 2023

Come partecipare a una comunità energetica nel 2023

Sempre più si sente parlare di comunità energetiche, ma la prima domanda da porsi è: come partecipare a una comunità energetica? Prima di dare una risposta, partiamo dal perché si debba far parte di una CER (comunità energetica rinnovabile). La crisi energetica innescata dalla invasione russa dell’Ucraina ha reso ancora più urgente la diversificazione della produzione energetica e soprattutto una maggiore autonomia dei singoli Paesi membri. La necessità di svincolarsi sempre più dal gas e dal petrolio, oltre che cercare per una questione economica assume una valenza sempre più ambientale, sono ormai imprescindibili: occorre ridurre la dipendenza dai fossili e si devono abbattere le emissioni di CO2. Per farlo l’alternativa più valida è generare energia da fonti rinnovabili. Il piano REPowerEU, oltre al risparmio energetico, si basa sulla diversificazione dell’approvvigionamento energetico dell’UE e soprattutto sulla produzione dalle FER. L’obiettivo è arrivare al 45% entro il 2030. Per riuscirci, occorre ampliare le potenzialità produttive: tra queste, le energy community possono contribuire in modo significativo. L’Europa desidera che nel 2030 il 20% di energia prodotta nelle città metropolitane provenga da comunità energetiche.

Secondo uno studio realizzato da Elemens per Legambiente, le CER potrebbero raggiungere i 17,2 GW di nuova capacità rinnovabile al 2030.

Come partecipare ad una comunità energetica

L’interesse per le comunità energetiche è quindi sensibile. In attesa delle modalità tecniche per il decreto attuativo, dato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, come questione di prossima soluzione, lo stesso titolare del dicastero ha stimato una notevole crescita delle comunità. «Stimiamo che arriveremo nei prossimi anni ad attivarne tra le 15 e le 20mila», ha affermato proprio in questi giorni.

Resta però da capire come partecipare a una comunità energetica. Il GSE spiega che:

“I clienti finali, consumatori di energia elettrica, possono oggi associarsi per produrre localmente, tramite fonti rinnovabili, l’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, “condividendola”. Questo grazie all’entrata in vigore del decreto-legge 162/19 (articolo 42bis) e dei relativi provvedimenti attuativi, quali la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE”.

Ma chi può far parte della comunità energetica rinnovabile? I membri della CER possono essere persone fisiche o giuridiche e più in generale qualsiasi soggetto pubblico o privato che vuole realizzare una comunità energetica rinnovabile. Quindi possono farlo cittadini, Pmi, amministrazioni comunali e PA locali. La partecipazione alla comunità è sempre aperta e volontaria.

Si può far parte di una energy community come soci consumatori o produttori (o, meglio, prosumer, ovvero produttori-consumatori). Una CER permette, anche chi non è provvisto di un impianto fotovoltaico, di farne parte, a prescindere dal reddito, contribuendo a ridurre i costi per l’approvvigionamento elettrico e sostenendo di conseguenza anche i soggetti più fragili. Nel caso dei semplici consumatori, essi sono coloro che hanno la titolarità di un punto di prelievo di energia elettrica sotteso alla medesima cabina primaria.

Premesso che la partecipazione è aperta e volontaria, per partecipare alla CER occorre farne richiesta.
Come? Presentando una domanda scritta al soggetto giuridico già nato, illustrando brevemente le proprie attività e dichiarando la titolarità di un punto di prelievo di energia elettrica sotteso alla medesima cabina di trasformazione della comunità energetica, la titolarità o la disponibilità di un impianto fotovoltaico o di produzione energetica da FER (se produttore), di contare su una compatibilità dell’attività svolta con le finalità sociali. L’ammissione di nuovi soci sarà subordinata alla verifica da parte del consiglio direttivo della stessa comunità energetica.

I vantaggi di partecipare ad una comunità energetica

Detto come partecipare a una comunità energetica, è bene capire perché farne parte. Le comunità energetiche generano numerosi benefici economici, ambientali e sociali. Partiamo dai benefici sociali. Una comunità energetica permette di condividere l’energia prodotta, integrando tutti i consumatori, a prescindere dal loro reddito, permettendo così di ridurre i costi per l’approvvigionamento elettrico e sostenendo anche i soggetti che versano in condizioni di povertà energetica. È un problema sentito sia a livello comunitario che nazionale: la Commissione Europea stima che 34 milioni di persone nell’Unione Europea versino in condizioni di energy poverty. In Italia, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale dedicato (OIPE) nel 2021 questo stato di difficoltà riguardava l’8,8% delle famiglie: facile pensare che l’anno scorso la situazione sia peggiorata seriamente.

Per quanto riguarda i benefici economici, far parte di una CER permette di ridurre la bolletta, propria o condominiale, grazie all’autoconsumo di parte dell’energia prodotta dall’impianto se direttamente connesso con la propria utenza. Riducendo, infatti, l’energia prelevata dalla rete pubblica si riduce il costo della bolletta elettrica. Non solo: l’adesione alle comunità energetiche permette di accedere alle tariffe incentivanti. Grazie ai meccanismi di incentivazione derivanti dall’energia prodotta e utilizzata, la comunità è in grado di produrre una sorta di reddito energetico da redistribuire ai propri soci. Per quanto riguarda gli incentivi si tratta di 110 euro/MWh oltre al RID (circa 200 €/MWh) per tutta l’energia immessa in rete. Con RID si intende il Ritiro Dedicato, una “modalità semplificata a disposizione dei produttori per la commercializzazione dell’energia elettrica prodotta e immessa in rete”, specifica il GSE.

Infine i membri della CER possono contare sui vantaggi fiscali derivanti dalla possibilità di usufruire di una detrazione del 50% sui costi sostenuti per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico, fino ad un massimo di 96mila euro di spesa.

Infine, ma non certo per ultimi, sono da considerare i benefici ambientali. L’energia prodotta da un impianto fotovoltaico non genera emissioni dannose per l’ambiente durante il suo funzionamento.

Se si pensa che in Italia, una famiglia tipo consuma circa 2700 kWh di energia elettrica all’anno, con un impianto fotovoltaico si eviterebbero emissioni quantificabili in circa 950 kg CO2 /anno.

Requisiti di una comunità energetica in Italia

La comunità di energia rinnovabile – ricorda la deliberazione 318/2020/R/EEL di Arera – è un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, è autonomo ed è effettivamente controllato da azionisti o membri situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che appartengono e sono sviluppati dal soggetto giuridico in questione.

Le CER rappresentano quei gruppi di singoli cittadini e cittadine, enti locali o aziende e cooperative di piccole dimensioni che, associandosi e diventando comproprietari di impianti di energia rinnovabile “di vicinato” (fino a 200 kW di potenza), producono energia per autoconsumo o, in caso di surplus di produzione, la immettono in rete, ricevendo in cambio incentivi dal Gestore dei servizi energetici (Gse), l’azienda pubblica che in Italia promuove le rinnovabili. Da qui il termine prosumer, che indica quella categoria di utenti che non si limita al consumo di energia, ma anche alla sua produzione.

L’articolo 22 della direttiva 2018/2001 (RED II), relativo alle comunità di energia rinnovabile, prevede, tra l’altro, che gli Stati membri devono assicurare che i clienti finali abbiano il diritto a partecipare a una CER, mantenendo i propri diritti o doveri in qualità di clienti finali e senza essere soggetti a condizioni o procedure ingiustificate o discriminatorie che ne impedirebbero la partecipazione a una comunità di energia rinnovabile.

La partecipazione alle CER deve essere aperta a tutti i clienti finali, in particolare i clienti domestici, ubicati nel perimetro di seguito specificato, compresi quelli appartenenti a famiglie a basso reddito o vulnerabili.

Dove sono le comunità energetiche in Italia?

Come ricorda Asvis, le comunità energetiche sono state introdotte in Europa nel 2016 attraverso il Clean energy package.
In Italia se ne contano finora 35 già operative, 41 in progetto e 24 prossime alla costituzione. Alcuni esempi sono Comunità Energetica del Pinerolese, la Comunità energetica di Area Vasta e La CER avviata a Turano Lodigiano e Bertonico (Lodi).

Come mai, verrebbe da dire, sono così poche? Un motivo è legato alla loro recente nascita, a livello giuridico e legislativo. Un altro può essere legato ai ritardi e alle difficoltà burocratiche, anche se la Delibera di Arera (727/2022/R/eel) emessa a fine dicembre scorso intende porre rimedio nel semplificare l’iter.

Un terzo motivo è la poca conoscenza dell’argomento. Malgrado si parli sempre più spesso di energy community, secondo un rapporto di Symbola, Tea e Ipsos, solo il 13% dei cittadini e il 32% delle imprese sanno bene che cosa sono. Da qui risulta che prima di capire come partecipare a una comunità energetica occorre capire cosa essa sia.

Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.