
- Scenario
Come ridurre il carbon footprint degli edifici
Come ridurre le emissioni di CO2 di un edificio. Quali strategie adottare e con quali benefici ambientali ed economici.
La digital transformation in edilizia ha già fatto il suo ingresso. A livello globale Markets and Markets stima che il mercato degli smart building avrà una crescita notevole, passando da 5,71 miliardi di dollari nel 2016 a 31,74 miliardi entro il 2022, evidenziando un CAGR del 33,7% nel periodo 2017-2022.
Anche l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, nel report dedicato all’IoT, ha registrato quest’anno una crescita del 15% del comparto smart building, con 600 milioni di euro in termini di applicazioni dedicate, grazie ai sistemi di videosorveglianza e alle soluzioni dedicate alla efficienza energetica.
Realtà aumentata, Internet delle Cose, Big Data analytics faranno sempre più parte di questo percorso evolutivo, che in parte si sta già sviluppando. Contare su edifici intelligenti significa migliorare il grado di efficienza energetica e non solo delle strutture residenziali e lavorative: l’edilizia ha bisogno di ridurre i propri consumi di energia e le emissioni conseguenti. Per questo occorre seguire una metodologia lavorativa capace di coniugare integrazione tecnologica e di processo.
Il settore delle costruzioni è caratterizzato da un approccio segmentato che coinvolge una varietà di competenze con ruoli e responsabilità differenti. Durante la costruzione, ogni attore della filiera deve però garantire che il suo contributo s’inserisca in un quadro qualitativo definito collettivamente a livello progettuale. Da qui è partito il progetto europeo INSITER (Intuitive Self-Inspection Techniques), ovvero dalla considerazione che:
“la massa critica di edifici energeticamente efficienti in Europa entro il 2020 sarà raggiunta attraverso l’industrializzazione sostenibile di componenti architettonici, strutturali e di servizi di costruzione ad alte prestazioni”.
In pratica, per realizzare smart building NZEB, non solo nel nuovo, ma anche negli interventi di riqualificazione energetica, INSITER è partito dalla volontà di sfruttare pienamente il potenziale di efficienza energetica degli edifici basati su componenti prefabbricati, dalla progettazione alla costruzione, ristrutturazione e manutenzione. Un punto focale è stato l’impiego del BIM (Building Information Modelling) per i protocolli standardizzati d’ispezione e messa in servizio, coinvolgendo tutti gli attori della filiera.
L’innovazione tecnologia è parte integrante delle finalità del progetto e la soluzione chiave è proprio la Realtà Aumentata, in grado di collegare in tempo reale il modello virtuale e l’edificio fisico. INSITER ha così sviluppato una nuova metodologia per l’autoispezione da parte degli addetti ai lavori, subappaltatori, fornitori di componenti e altri soggetti interessati durante i processi di lavoro in cantiere, supportata da un insieme coerente di strumenti hardware e software.
Come ha spiegato André van Delft, amministratore delegato e fondatore della società olandese DEMO Consultants, coordinatore del progetto:
“a differenza della realtà virtuale che crea un ambiente totalmente nuovo e indipendente del mondo reale, la realtà aumentata prende un modello 3D e lo combina con informazioni in tempo reale dall’edificio”.
Come riporta Cordis, l’accesso istantaneo a un database digitalizzato consente agli ispettori di confrontare con precisione ciò che viene costruito rispetto al BIM. Così è possibile individuare più facilmente i problemi e risolverli in maniera rapida ed efficace.
Dei progetti europei fa parte AZEB (Affordable Zero Energy Buildings), finalizzato a ottenere significative riduzioni dei costi di costruzione e ciclo di vita di nuovi edifici a energia quasi zero, ovvero Near Zero Energy Building (NZEB); anche in questo caso si vuole raggiungere l’obiettivo attraverso l’ottimizzazione integrale del processo in tutte le fasi del progetto. L’ottimizzazione dei processi per integrare pienamente le soluzioni disponibili nelle aree di processo, tecnologia e contratti è considerata come il più grande potenziale nella riduzione dei costi del ciclo di vita. Il progetto intende creare una metodologia comune per edifici NZEB a basso costo di sviluppo.
Ed è proprio questo uno dei focus su cui si concentra la volontà dell’Unione Europea: ridurre i consumi energetici e rendere energeticamente efficienti gli edifici. Per farlo, occorre integrare metodologie progettuali e costruttive a soluzioni tecnologiche innovative.
Non è un caso che la Commissione europea punti su questo: per l’anno in corso ha messo a disposizione specifiche call Horizon 2020 dedicate all’efficienza energetica, stanziando complessivamente 212 milioni di euro circa. L’edilizia è parte integrante di questo obiettivo, come testimoniano i quattro temi dedicati nello specifico al settore. Uno di questi riguarda il miglioramento dell’intelligenza degli edifici attraverso l’automazione e l’Information Technology.
La stessa Commissione, nella direttiva EPBD (sulle prestazioni energetiche degli edifici) prescrive la possibilità di inserire un indicatore di predisposizione degli edifici all’intelligenza in grado di “misurare la capacità degli edifici usando le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e i sistemi elettronici per adeguarne il funzionamento alle esigenze degli occupanti e alla rete e migliorare l’efficienza energetica e la prestazione complessiva degli edifici”.