
- Casi di successo
Efficienza energetica nella Pubblica Amministrazione: l’esempio di Helsinki
Un esempio virtuoso di efficientamento energetico nella pubblica amministrazione riguarda gli edifici di Helsinki e le soluzioni di Energia Europa
Paola Urbano è una lighting designer professionista con un’esperienza pluridecennale nel settore. Co-fondatrice di APIL (Associazione Italiana Professionisti dell’Illuminazione) e membro del suo direttivo fin dal 1998, ha insegnato per anni in importanti istituti e università internazionali e ha collaborato con riviste di luce e architettura.
È fondatrice dello studio di lighting design Urbano Lighting con sede a Torino ed è membro della giuria del Codega Award, premio internazionale alle eccellenze nel lighting design. La sua filosofia è “L’illuminazione è un’arte ma è anche una scienza”.
Con l’avvento delle nuove tecnologie – LED, IoT, smart lighting e digital transformation – il mercato dell’illuminazione è profondamente cambiato e sta ulteriormente cambiato. Sono cambiati gli attori (nuove aziende ma anche nuove figure professionali) così come sono sono cambiate le regole del gioco.
Le nuove tecnologie dello smart lighting, per quanto mirate alla semplicità di utilizzo da parte dell’utente finale, sono comunque soluzioni complesse che richiedono competenze specialistiche e progettazioni sempre più accurate. Di conseguenza anche il ruolo del progettista / lighting designer è inevitabilmente cambiato ed è in continua evoluzione.
L’interazione con la luce attraverso il click di un interruttore è ormai un lontano ricordo. Sensori di presenza e di flusso nell’ambiente, sistemi touch associati al proprio device personale sono ormai entrati nei progetti e nel nostro quotidiano ampliando le possibilità espressive degli scenari luminosi che ci circondano. Internet of Things, software e APP ci aiutano a modulare le qualità ambientali nell’arco della giornata o durante un evento, in base alle esigenze individuali o collettive.
Attualmente la luce è molto di più rispetto a quanto eravamo abituati. L’evoluzione delle tecnologie porta ad avvicinare la luce anche ad altri settori tra cui l’integrazione con il trasporto dei dati, come ad esempio il sistema Geo / Li Fi che utilizza il fascio luminoso per trasmettere informazioni in maniera simile ad altri sistemi di condivisione dati. L’uso di queste tecnologie permette quindi di dare all’illuminazione un valore aggiunto, trasformandola anche in uno strumento in grado di proporre servizi.
Conoscere tutte queste novità, selezionarle, per poi sfruttarle opportunamente al meglio in base alle esigenze specifiche del progetto è un aspetto importante, stimolante oltre che qualificante per la nostra professione.
L’approccio progettuale per il lighting designer è un continuo “work in progress” e soprattutto negli ultimi dieci anni, ha subito un’accelerata man mano che si sono consolidate le sfide tecnologiche prospettate all’inizio del nuovo millennio. Ma non è solo la tecnologia che condiziona l’evoluzione della professione e il ruolo del progettista. Parallelamente, in questi ultimi tempi si sono susseguiti e in modo altrettanto rapido nuovi stili dell’abitare, cambiamenti sociali, nuovi orientamenti per offrire risposte efficaci ai bisogni dell’uomo e al pianeta che lo ospita. Un professionista deve essere sensibile a questi temi, deve essere curioso, deve continuare a fare ricerca su più fronti, così da ridefinire nuovi concept e standard progettuali in grado di soddisfare realmente le attuali esigenze.
Un buon progetto redatto da un lighting designer, oltre a definire le qualità ambientali di uno spazio, può essere anche di supporto alla diffusione delle nuove tecnologie, esaltandone le potenzialità. Un prodotto – per quanto valido – se sottoutilizzato rischia di essere banalizzato. È importante guidare il committente al corretto utilizzo delle nuove soluzioni affinché la luce e il corollario di servizi al suo contorno, siano impiegati non solo in maniera ludica ma realizzino concretamente ambienti e situazioni luminose destinati ad implementare il benessere emozionale e fisico degli utenti.
In tutto ciò, ritengo che il ruolo del progettista assume e assumerà sempre più importanza, offrendo spunti interessanti e utili anche per veicolare le nuove tecnologie nella realtà quotidiana.
Oggi più che in passato, le competenze specialistiche coinvolte nella definizione di un progetto sono decisamente cresciute. Nuove figure professionali intervengono sia in ambito pubblico che privato, così come nella progettazione degli spazi esterni o interni. Pensiamo alla capacità degli impianti di pubblica illuminazione che possono diventare punti di raccolta e trasferimento dati, piuttosto che agli edifici intelligenti, tutti interventi nei quali il contributo interdisciplinare – coinvolgendo figure recenti come ad esempio il system integrator – diventa obbligatorio e strategico.
La collaborazione e il dialogo tra professionisti specializzati è fondamentale sia per la buona riuscita di un progetto e dei suoi obiettivi, sia al fine dell’ottimizzazione dei tempi e dei costi di progettazione e realizzazione.
I soggetti della filiera, devono essere coinvolti in tutti gli step del progetto. Il dialogo, l’interscambio di informazioni sono essenziali già nelle prime fasi del concept, soprattutto nel caso di progettazioni particolarmente complesse. Sin dall’inizio, quando vengono definiti i criteri e la filosofia di un intervento, il parere degli specialisti che ad esempio fanno emergere pregi e limiti di eventuali metodi o soluzioni, è fondamentale per orientare la progettazione – nel suo complesso – e rendere più scorrevoli gli step successivi.
Sicuramente un network di lavoro affiatato è un aspetto cruciale per il controllo e la gestibilità di un progetto su tutte le scale di applicazione.
Gli attuali stili dell’abitare hanno condotto a una commistione dei luoghi e delle relative destinazioni d’uso. Sia in ambito domestico, lavorativo piuttosto che commerciale, gli ambienti possono essere vissuti in modo differente (ecco perchè smart spaces). Più funzioni o attività possono coesistere o trasformarsi in un brevissimo arco temporale all’interno di uno stesso spazio. Di conseguenza, anche le qualità ambientali della luce non possono più essere definite in modo statico ma devono interagire in modo dinamico con queste trasformazioni.
A tutto ciò, si accosta un importante punto chiave che deve essere tenuto in considerazione nell’approccio progettuale: è il nuovo “ruolo” assunto dall’utente finale. Sia esso fruitore di un ambiente di lavoro o visitatore nel caso di un’esposizione, è lui il vero protagonista della trasformazione del proprio habitat così come regista di un’installazione, superando il ruolo di semplice osservatore.
L’interazione diretta dell’individuo con le differenti tecnologie che lo circondano è ormai diventata una consuetudine. In tal senso, anche la luce è orientata a accompagnare l’esperienza umana in una nuova dimensione, non solo percettiva ma interattiva. Si punta quindi alla user experience.
All’interno di questo panorama il progetto deve essere orientato a creare ambienti esperienziali. Per fare ciò è necessario riorganizzare gli approcci progettuali, superando alcune standardizzazioni ed offrendo scenari innovativi che invitano l’utente finale ad intervenire consapevolmente alla definizione del proprio ambiente.
Il progetto deve poter sostenere in modo attivo il cambiamento, definire qualità ambientali che non si impongono ma si adattano ai bisogni emergenti e contribuiscono a migliorare il benessere e la qualità dell’esperienza.
Penso che la progettazione che considera al centro il benessere dell’uomo sia un criterio al quale ogni professionista responsabile si sia sempre dovuto attenere.
Un progettista sensibile e serio deve concepire un progetto attraverso una serie di analisi, conoscenze e ricerche in modo da soddisfare il reale comfort psico-fisico delle persone, deve contribuire al loro benessere emozionale e più in generale, migliorarne la qualità della vita.
Realizzare ambienti dove gli utenti si sentano a proprio agio nello svolgimento delle proprie attività – ludiche o di lavoro – assecondando le esigenze dell’individuo, piuttosto che rincorrere il tentativo di simulare artificialmente le dinamiche e gli effetti della luce naturale nel rispetto dei ritmi circadiani, rappresentano alcuni obiettivi che si è cercato di perseguire ben prima che venisse coniato il termine Human Centric Lighting.
Questi scopi nel corso del tempo, sono stati rincorsi e realizzati con i limiti delle risorse tecnologiche a disposizione in quel momento. La successiva ascesa e lo sviluppo della luce elettronica con i LED, il consolidamento delle tecnologie digitali e delle relative interfacce, hanno permesso di realizzare condizioni ambientali decisamente più soddisfacenti, offrendo scenari luminosi ancor più “su misura”, con elevate prestazioni degli impianti che si sono affinate in brevissimo tempo.
Parallelamente, è aumentata la consapevolezza collettiva sull’importanza delle qualità ambientali utili a migliorare l’attenzione e la produttività negli ambienti di lavoro, ad agevolare la ripresa di un malato negli spazi di cura, ecc. Una consapevolezza che ha indotto anche a delle valutazioni di tipo economico, con stime di costi-benefici che hanno stimolato nuovi investimenti per le migliorie sia negli ambienti pubblici che in quelli privati.
Direi quindi che l’avvento del termine Human Centric Lighting ha suggellato un percorso e un approccio progettuale che era già in atto da tempo e che grazie alle nuove tecnologie, ha potuto esprimersi con maggior completezza. È un “titolo” che ha permesso di evidenziare l’importanza di un insieme complesso e articolato di prestazioni, dove la luce artificiale ha un ruolo ben più importante di quanto comunemente si pensi, e non può essere considerata un semplice prodotto.
Al di là della sua corretta accezione, è altrettanto vero che Human Centric Lighting spesso è stato usato come uno slogan ridondante per promuovere alcune tecnologie. Uno slogan comunque utile, in quanto ha richiamato l’attenzione anche del grande pubblico, sensibilizzandolo sull’importanza delle qualità ambientali della luce al fine del proprio benessere.