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I Certificati bianchi sono uno strumento ancora affidabile?

I Certificati bianchi sono uno strumento ancora affidabile?

Torniamo a parlare di Certificati bianchi e del meccanismo dei Titoli di efficienza energetica (Tee). Lo facciamo con Alessandro Pascucci di Federesco, Associazione che rappresenta le Energy Service Company (ESCo), società specializzate a realizzare progetti integrati di riqualificazione energetica, garantendone il risparmio.

L’occasione è la recente diatriba tra Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e alcune associazioni che hanno criticato uno schema che ha prodotto sì una riduzione dei consumi, ma nelle cui pieghe si sono generati episodi fraudolenti costati centinaia di milioni di euro nelle bollette energetiche degli italiani. Non solo: negli ultimi anni la flessione delle richieste e le protratte critiche degli operatori hanno portato a far perdere lustro al primo e più efficace sistema incentivante l’efficientamento energetico-

Alessandro Pascucci

I Certificati bianchi, ad oggi, rappresentano uno strumento affidabile?

In teoria lo sono ancora. È stato il primo, e finora unico, strumento che permette ai singoli operatori di realizzare interventi massimizzando il risultato energetico, potendo monitorare gli effetti.

Però ci sono migliaia di verifiche sulle RVC standard rigettate dal GSE…

Occorre fare un passo indietro sulle caratteristiche delle Richieste di Verifica e Certificazione dei risparmi, che in precedenza erano di tre tipi: standard; analitiche; a consuntivo. A differenza delle ultime due, che hanno sempre richiesto un monitoraggio dei risultati energetici, quelle standard non lo prevedevano. Oggi, il meccanismo dei Titoli di efficienza energetica è basato esclusivamente sulla rendicontazione del risparmio energetico, secondo l’impianto normativo odierno. Sulla base di questo e al netto di una serie di modifiche tecniche ed operative che sarebbe necessario apportare, ritengo che il sistema dei Certificati bianchi potrebbe continuare ad essere il miglior strumento incentivante, in teoria. Gli altri strumenti come il Conto Termico, in generale, e le detrazioni fiscali non richiedono la misurazione dei risparmi.

 

Quindi, che cosa non quadra?

Per quanto riguarda il comunicato emesso dal Gestore, non è chiaro se le 14.400 verifiche effettuate siano quelle previste normalmente al momento del ricevimento della pratica oppure sono quelle ex post che svolge nel momento in cui intende approfondire ulteriormente. Mi pare, in ogni caso, che sia assolutamente normale che svolga quest’attività di verifica. Secondo il nostro parere, dovrebbe farla anche in situ, a campione, e una precisazione in tal senso sarebbe preferibile.

Inoltre, sarebbe bene spiegare quale sia il vulnus per cui sono state revocate il 95% delle RVC standard verificate. Perché letto il comunicato, subito viene da considerare preoccupante il fatto che così tanti operatori abbiano mal compreso la normativa o, peggio, che ci siano intenti malevoli dietro alla presentazione di così tante richieste bocciate. Forse, un motivo più probabile è che siano subentrate difficoltà a comprendere o ad accogliere le richieste di integrazione fatte dal GSE?

Che cosa ha portato a situazioni fraudolente in nome dell’efficienza energetica?

Credo che per troppi anni l’allora Autorità per l’energia elettrica e il gas, prima, e il GSE, poi, abbiano fatto verifiche ex-post a campione in un numero totalmente insufficiente. Date le decine di migliaia di pratiche giunte nei primi dieci anni di avvio del sistema incentivante, si sarebbe dovuto procedere a un certo numero di ispezioni, anche in situ. Giusto per comprendere, in ambito delle diagnosi energetiche obbligatorie, si arriva al 3% di verifiche

Truffe multimilionarie: come è possibile arginarle?

Prima dell’ottobre 2017 erano previste schede tecniche che con il nuovo regime hanno cessato di esistere. Con il Decreto Ministeriale 11 gennaio 2017, in vigore dal 4 aprile 2017, sono state modificate le modalità di accesso al meccanismo di incentivazione dei TEE.

Tra le novità introdotte c’è stata l’eliminazione delle tipologie di progetti standard e analitici, per i quali il calcolo dell’incentivo si basava sull’utilizzo di specifiche schede tecniche; essi sono stati sostituiti da nuovi progetti standardizzati e progetti a consuntivo.

Dopo un periodo di transizione per permettere alle aziende di accedere al meccanismo incentivante dei Certificati Bianchi applicando le disposizioni del precedente DM 28 dicembre 2012 e di usufruire, quindi, delle citate schede tecniche, tutto è cambiato.

In che modo?

Da una parte, il sistema, che da due anni a questa parte è oggettivamente molto migliorato, dall’altra un approccio da parte del GSE, ormai dal 2015, mirato a colpire indiscriminatamente il settore per evitare o arginare gli episodi criminosi. Gli operatori ne stanno pagando tuttora il prezzo, in merito all’interpretazione delle norme e con l’intervento del Gestore che ha posto in discussione l’esito della pratiche che lui stesso aveva verificato. Questo crea grossi problemi e una certa flessione del meccanismo, inevitabile.

Quali possono essere stati i motivi di questa situazione?

Uno dei motivi che hanno portato al rigetto di molte pratiche è legato al meccanismo stesso dei Certificati Bianchi che funzionava attraverso differenti modalità: una prima era legata alle Richieste di Verifica e Certificazione standardizzate, per le quali la pratica era inviata una sola volta, all’origine, ma purtroppo prevedeva delle modalità esageratamente semplici, e poi i TEE venivano accreditati in maniera automatica ogni tre mesi. Una seconda era centrata sulle proposte a consuntivo: in questo caso l’operatore inviava un primo progetto in cui descriveva l’intervento, i sistemi di misura e l’approccio metodologico per conseguire i risparmi; il GSE effettuava le valutazioni e gli approfondimenti del caso, richiedeva eventuali modifiche, e se l’esito era positivo, l’operatore avrebbe potuto rendicontare almeno una volta all’anno i risparmi energetici conseguiti.

Sembra tutto logico… invece?

Invece, sono subentrati i seguenti cambiamenti: nel primo caso, il GSE ha bloccato le emissioni automatiche trimestrali e contestualmente ha richiesto una grossa mole documentale a riscontro della effettiva realizzazione degli interventi (ed era ed è assolutamente legittimato a farlo). Il Gestore ha inizialmente preso di mira specifici interventi, in particolare sull’isolamento dell’involucro edilizio, della sostituzione degli infissi, degli UPS: si era infatti reso conto che erano state le richieste di intervento più adottate per scopi fraudolenti. Il problema è che tale approccio è stato adottato a tappeto, senza però attivare canali di comunicazione e di interlocuzione con gli operatori per gli opportuni e necessari confronti e questo ha creato grossissime difficoltà.

Nel secondo, in occasione delle rendicontazioni annuali dei vari operatori, il GSE è intervenuto affermando che non andava più bene quel percorso. In questo ambito particolare, relativo prevalentemente a grossi progetti industriali non standardizzabili per la loro natura, il Gestore ha portato avanti diverse tesi ostative che hanno di fatto bloccato il meccanismo, modificando le regole in corsa.

Tutto ciò ha provocato lo sconcerto degli operatori, che hanno reagito presentando circa un migliaio di ricorsi al TAR, la cui gran parte è tuttora ferma dopo quasi tre anni. Un ulteriore effetto è stata la grossa contrazione dell’emissione dei Titoli e degli investimenti in efficienza energetica. L’incertezza delle regole e della loro stessa interpretazione ha portato a questa situazione.

Che cosa propone per riportare alla giusta attenzione i Certificati bianchi?

Come Federesco sta dicendo da anni a tutti gli interlocutori istituzionali, prima di tutto occorre riavviare una fattiva e costante comunicazione e collaborazione tra il Gestore e le Associazioni di rappresentanza degli Operatori e, parallelamente, il Ministero dello Sviluppo Economico deve apportare quelle correzioni e modifiche al Sistema dei Titoli che le stesse Associazioni hanno già adeguatamente rappresentato.

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Giornalista freelance specializzato in tecnologia e in modo particolare in tematiche che hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana e su quella futura: smart energy, smart building, smart city.