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Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
Nella smart city, le tecnologie sono usate per rendere la città più efficiente, sicura e sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini
In questo approfondimento, a cura dell’Avv. Samantha Battiston, titolare dello Studio Battiston e autore della pubblicazione “Smart City Public Procurement, Percorso operativo attraverso il Codice dei contratti pubblici” (2021) spiegheremo il GPP: cos’è, come funziona, quali sono i benefici del Green Public Procurement e come si applica.
Il GPP è uno strumento fondamentale per lo sviluppo delle smart city e delle green city.
Volendo darne una definizione, il GPP (Green Public Procurement ovvero Acquisti Verdi nella pubblica amministrazione) rappresenta uno strumento di politica ambientale volto a favorire la domanda di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale da parte della Pubblica Amministrazione con l’obiettivo ultimo di contribuire al raggiungimento degli europei in materia di sostenibilità ambientale ed economia circolare.
In questo approfondimento, grazie al contributo dell’Avv. Samantha Battiston, titolare dello Studio Battiston e autore del libro “Smart City Public Procurement, Percorso operativo attraverso il Codice dei contratti pubblici” (2021) affronteremo tutte le tematiche relative al GPP: cos’è, come funziona, quali sono i benefici del Green Public Procurement e come si applica, anche in ottica di appalti sostenibili.
Le tematiche dello sviluppo sostenibile e del Green public procurement si sviluppano in parallelo e in stretta correlazione con quelle relative agli interventi di riqualificazione e rinnovamento urbano in ottica Smart city. L’idea stessa di Smart city, infatti, implica una maggior presa di consapevolezza dell’agire amministrativo sulle tematiche della sostenibilità ambientale ed energetica, ragion per cui è fondamentale interrogarsi su cosa si intende realmente per sviluppo sostenibile e quale ruolo dovrebbe assumere la Pubblica amministrazione in tale contesto.
Il concetto di sviluppo sostenibile trova il primo fondamento nel cd. rapporto “Our Common Future” presentato nel 1987 in seno alla Commissione Mondiale per l’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite con la finalità di mettere in atto una vera e propria “agenda globale per il cambiamento”.
In tale documento lo sviluppo sostenibile veniva definito come “sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
Appare, dunque, per la prima volta il postulato della necessaria connessione tra lo sviluppo delle attività produttive ed economiche e la salvaguardia delle risorse naturali e dell’ambiente nel suo complesso.
Dopo tale primo intervento di carattere essenzialmente programmatico sono state adottate altre azioni concrete grazie alle quali è venuto alla luce il concetto di più ampio respiro del cosiddetto Green public procurement.
Il Green Public Procurement o GPP si innesta nell’ambito dello sviluppo sostenibile e diviene il principale strumento attraverso il quale la Pubblica Amministrazione può realizzare scelte ambientalmente orientate ovvero fondate sulla preferenza di beni e di servizi con un minor impatto possibile in termini di consumo delle risorse naturali.
A livello europeo si è cominciato a parlare di Green public procurement attraverso il “Libro verde sulla politica integrata dei prodotti” del 1996 ove viene riconosciuta l’importanza dei criteri ecologici nella scelta di beni e servizi da parte della Pubblica amministrazione; importanza ribadita poi anche con il sesto Programma d’Azione dell’Unione Europea in campo ambientale, che prevedeva “incentivi economici per i prodotti ecologici, la promozione di una domanda ‘verde’ mediante una migliore informazione ai consumatori, lo sviluppo di una base oggettiva per una politica ‘verde’ di approvvigionamenti pubblici e l’incoraggiamento di una progettazione più ecologica dei prodotti”.
Successivamente la comunicazione COM(2008) 400 del 16 luglio 2008 dal titolo “Appalti pubblici per un ambiente migliore” definisce il Green public procurement come “un processo mediante cui le pubbliche amministrazioni cercano di ottenere beni, servizi e opere con un ridotto impatto ambientale per l’intero ciclo di vita rispetto a beni, servizi e opere con uguale funzione primaria ma oggetto di procedura di appalto diversa”.
Attraverso il Green public procurement (GPP) si cambia, infatti, il modo di concepire la contrattualistica pubblica che sempre più si orienta verso soluzioni volte a favorire la leva della domanda di beni e servizi a basso impatto ambientale nell’ambito di una economia circolare.
E’, infatti, importante tenere conto del ruolo svolto dalle Pubbliche Amministrazioni che, attraverso le loro politiche di acquisto, possono esercitare una influenza sul mercato al fine di indurlo a offrire beni e servizi “verdi”.
La potenzialità del GPP è stata compresa a livello internazionale tanto da esser stato inserito come impegno concreto attraverso l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta a settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
Nel nostro ordinamento la spinta proveniente dall’Unione europea ha determinato l’introduzione del Green Public Procurement nel sistema del Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. n. 50 del 2016) in cui per la prima volta compare l’obbligo di tener conto dell’intero ciclo di vita di un prodotto o di un servizio e si apre la via all’uso di nuove metodologie di progettazione (quale ad esempio il BIM) che, attraverso applicazioni innovative, consentono di prevedere le ricadute ambientali dello smaltimento di un prodotto privilegiando soluzioni fondate sul recupero e sulla dematerializzazione.
Quali sono gli obiettivi del Green Public Procurement e i benefici che imprese e Pubbliche Amministrazioni possono ricavarne?
In estrema sintesi possono riassumersi nei seguenti punti, come da schema sottostante (fonte: Ministero dell’Ambiente).
Obiettivi e vantaggi per le imprese:
Per le Pubbliche Amministrazioni, i benefici e gli obiettivi principali possono riassumersi in:
Per l’ambiente, infine, i vantaggi si traducono in un minore impatto e in una maggiore consapevolezza da parte di PA e imprese nell’adozione di modelli di consumo, di acquisto e di produzione sostenibili.
Tali criteri devono altresì garantire una omogeneità dell’agire amministrativo per cui vengono delineati e supervisionati a livello europeo tramite il fondamentale coordinamento del Joint Research Centre Institute for Prospective Technological Studies (JRC-IPTS) nato in seno alla Commissione Europea.
Al fine di selezionare i criteri ambientali minimi vengono espletate approfondite indagini di mercato e analizzate le cosiddette etichette di qualità ecologica già esistenti per giungere ad elaborare specifiche tecniche che recepiscano gli input degli operatori del mercato di riferimento.
Nel nostro ordinamento la definizione dei CAM è stata affidata al Comitato di Gestione del GPP istituito con D.M. 185 del 18 ottobre 2007 con il compito di svolgere sia attività di carattere tecnico che di coordinamento essendo composto da rappresentanti dei tre Ministeri di riferimento (Ministeri dell’Ambiente ora sostituito dal Ministero della transizione ecologica, dello Sviluppo Economico e dell’Economia e delle Finanze), della CONSIP, dell’ISPRA, dell’ENEA nonché da esperti e rappresentanti regionali.
Fondamentale nella elaborazione dei CAM è inoltre il ruolo assunto dagli operatori del mercato che sono chiamati a fornire importanti contributi per la valutazione e individuazione dei requisiti quali la reperibilità dei prodotti o servizi e la loro convenienza economica.
Il Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. n. 50 del 2016) ha introdotto l’obbligo dei CAM all’art. 34 che, per la prima volta nel nostro ordinamento, contempla il loro utilizzo nella stesura dei documenti di gara e nelle valutazioni dei concorrenti al fine di poter dare corretta applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Fondamentale, dunque, per il Legislatore del Codice dei contratti pubblici è l’utilizzo dei Criteri ambientali minimi sia nella fase di selezione dei candidati, ovvero nella prima individuazione dei requisiti di qualificazione soggettiva richiesti al fine di dimostrare la loro capacità tecnica, sia nella successiva valutazione delle offerte attraverso l’introduzione delle cd. specifiche tecniche (di cui all’art. 68 del D.Lgs. n. 50/2016) e dei criteri premianti.
Inoltre, particolare attenzione dovrà essere dedicata alle clausole contrattuali volte a privilegiare soluzioni esecutive delle prestazioni che tengano conto del loro impatto ambientale.
Un appalto o concessione può essere considerato “verde” se include almeno i criteri di base (l’oggetto, la selezione dei candidati, le specifiche tecniche e le condizioni di esecuzione) presenti nel documento di riferimento emanato con specifico decreto ministeriale. I CAM vengono infatti aggiornati periodicamente per essere adattati all’evoluzione tecnologica e del mercato e si innestano nel cosiddetto Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione.
Si tratta di piano nato in seno alla Commissione Europea e che è stato adottato per la prima volta nel nostro ordinamento con il Decreto del Ministro dell’Ambiente del 11 aprile 2008 con la finalità di diffondere le politiche di azione del Green public procurement offrendo la definizione degli obiettivi da perseguire e prescrivendo azioni fondamentali da compiere quali, ad esempio, l’analisi preliminare dei fabbisogni, l’identificazione dei ruoli per l’attuazione concreta degli obiettivi del GPP e la predisposizione di un programma di implementazione di azioni specifiche in seno alla P.A.
Attraverso il Piano si attua un costante monitoraggio dei benefici ambientali ottenuti dalle Pubbliche amministrazioni e delle azioni di formazione tecnica e di propaganda sul territorio nazionale.
Il concetto di transizione ecologica sotteso al Green public procurement non può prescindere da quello di transizione digitale con cui condivide gli obiettivi fondamentali di maggior efficientamento dell’agire amministrativo.
Tale consapevolezza nasce dalla constatazione delle potenzialità delle nuove tecnologie applicate ai piani di Green Public Procurement; sistemi, infatti, che si fondano sul machine learning e sull’intelligenza artificiale potranno velocizzare le analisi dei dati e dei parametri di sostenibilità ambientale favorendo il raggiungimento delle finalità desiderate.
L’importanza del connubio tra digitalizzazione e Green economy è alla base del piano Next generation EU che ha avviato il percorso di una “duplice transizione” ecologica e digitale nonché del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che destina fondi non solo alla “rivoluzione verde e transizione ecologica” ma anche al potenziamento e digitalizzazione delle infrastrutture di rete.
L’utilizzo delle tecnologie intelligenti potrà consentire lo sviluppo della Smart city ovvero di una città in grado di utilizzare i migliori strumenti per acquisire i dati dal territorio e trasformarli al fine di prevedere calamità naturali, ridurre lo spreco energetico, ottimizzare l’uso delle risorse.
Il Green public procurement diviene uno strumento fondamentale nell’ottica dello sviluppo dei progetti Smart city in quanto è un evidente propulsore non solo per le Pubbliche amministrazioni ma anche per le imprese che sono chiamate ad investire in soluzioni innovative dal punto di vista ecologico al fine di meglio soddisfare i desiderata del committente pubblico.
Ovviamente, per ottenere la piena attuazione del Green public procurement occorre non solo l’impiego di capitali privati ma anche un approccio culturale completamente differente rispetto al passato in quanto la Pubblica amministrazione deve trasformarsi e divenire sempre più qualificata e preparata al fine di valutare i progetti e gli operatori da un punto di vista innovativo.
Il Green public procurement, dunque, per le sue caratteristiche si innesta a pieno titolo nell’ambito dello sviluppo dei progetti Smart city avendo questi ultimi anche l’ambizione di cambiare il concetto tradizionale di fruizione degli spazi cittadini attraverso l’adozione delle tecnologie innovative e della digitalizzazione.
La città intelligente è infatti una città che si organizza per divenire totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico e dove le nuove tecnologie sono messe al servizio della sostenibilità ambientale, dell’efficienza e del comfort degli abitanti.
Avv. Samantha Battiston
Laureata con lode in giurisprudenza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha conseguito un Master presso l’Università Bocconi di Milano quale giurista d’impresa.
Nel corso della esperienza professionale ha acquisito conoscenza e specializzazione in appalti pubblici e diritto dell’energia. Dal 2003 è titolare di studio legale e collabora sia con le Pubbliche amministrazioni che con società private fornendo consulenza e assistenza sia stragiudiziale che giudiziale in materia di contrattualistica pubblica, diritto dell’energia, progetti di riqualificazione energetica e di rinnovamento urbano (Smart city); in particolare si occupa di partenariati pubblico privati.
Presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca è Senior Research Consultant – CRIET (Centro di ricerca interuniversitario in economia del territorio) dove segue progetti di riqualificazione in materia di pubblica illuminazione e Smart city e ha collaborato come coautrice alle Linee Guida pubblicate da ENEA Es.Pa. nell’ambito di tali progetti.
Nel corso della sua esperienza professionale ha partecipato come relatrice a corsi di formazione, convegni e seminari specialistici in materia di diritto amministrativo e codice dei contratti pubblici ed è autrice di articoli in materia nonché del libro “Smart City Public Procurement. Percorso operativo attraverso il Codice dei contratti pubblici” edito da Giappichelli (anche in versione e-book) del marzo 2021.
Transizione ecologica e digitale vanno necessariamente di pari passo. Le due strategie hanno come obiettivi fondamentali uno sviluppo sostenibile. E in questo contesto, il Green Public Procurement ha sicuramente il suo posto.
Pensiamo ad esempio all’adozione di sistemi di archiviazione elettronica e software per la gestione documentale o a soluzioni per il monitoraggio energetico… o ancora a sistemi intelligenti basati su AI in grado di diminuire l’impatto ambientale.
Le tecnologie vanno viste al servizio degli obiettivi per il benessere, la sicurezza e la sostenibilità della comunità.