Che momento vive il fotovoltaico in Italia? Le agevolazioni previste dal Superbonus in materia fanno pensare a un’opportunità incredibile per gli impianti di piccola taglia.
Potrebbe essere una stagione d’oro per l’energia solare. Una fonte rinnovabile che nel 2019 figura al primo posto della classifica delle installazioni con 737 MW, distanziando eolico (413 MW) e idroelettrico (41 MW) e raggiungendo un volume totale di potenza installata di 20.865 MW.
Il Gse nell’ultimo rapporto annuale indica che al 31 dicembre 2019 risultano installati in Italia 880.090 impianti fotovoltaici. Se pensiamo che nel 2008 gli impianti erano poco meno di 35mila si ha un’idea più chiara dell’incremento notevole che ha vissuto finora questa fonte energetica rinnovabile nel nostro Paese.
Cosa potrebbe cambiare col Superbonus? E quali misure sono previste per lo storage? E cosa si dice a riguardo delle opportunità offerte alle comunità energetiche? Facciamo allora il punto, segnalando che di questi e altri temi si tratterà a Key Energy (Rimini, 3-6 novembre), vetrina internazionale di tecnologie, servizi e soluzioni integrate per favorire ed accelerare il processo di transizione energetica.
Fotovoltaico e agevolazioni: cosa prevede il Superbonus
A proposito di Superbonus 110% si tratta di una serie di disposizioni che disciplinano le detrazioni dal 50 all’85% delle spese che spettano per: interventi dedicati al recupero del patrimonio edilizio (ristrutturazioni), comprese anche quelle relative alla riduzione del rischio sismico (sismabonus); riqualificazione energetica (ecobonus).
È interessante capire che volano sarà per il fotovoltaico. Infatti, 9 impianti su 10 sono di piccola taglia, ovvero di potenza inferiore o uguale a 20 kW.
Innanzitutto, è bene sottolineare che l’agevolazione al 110% non cancella le detrazioni al 65% o al 50%. Il superbonus 110% per il fotovoltaico spetta solo a condizione che eseguiti “congiuntamente con almeno uno degli interventi di isolamento termico (cappotto termico) o di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale o di riduzione del rischio sismico”.
Specifica che ai fini dell’agevolazione, gli interventi di efficienza energetica devono assicurare, nel loro complesso, anche insieme agli interventi di installazione di impianti fotovoltaici con eventuali sistemi di accumulo, il miglioramento di almeno due classi energetiche o, se non possibile, il conseguimento della classe energetica più alta.
In ogni l’agevolazione al 110% si applica alle spese sostenute dal 1° luglio di quest’anno al 31 dicembre 2021 per installare impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica su edifici e, anche successivamente, sistemi di accumulo integrati negli impianti fotovoltaici agevolati.
La detrazione – specifica l’Agenzia delle Entrate – si calcola su una spesa complessiva non superiore a 48mila euro, e comunque nel limite di spesa di 2.400 euro per ogni kW di potenza nominale dell’impianto solare fotovoltaico, per singola unità immobiliare. Invece, per installare l’impianto fotovoltaico e di energy storage il limite di spesa è ridotto a 1.600 euro per ogni kW di potenza nel caso in cui sia contestuale a un intervento di ristrutturazione edilizia, di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica.
Fotovoltaico, superbonus e comunità energetiche
Il Superbonus 110% considera anche le comunità energetiche rinnovabili, introdotte con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe e la delibera di Arera dello scorso 4 agosto. Si tratta, come scritto, di associazioni i cui azionisti o membri sono persone, Pmi, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali.
Nel testo del Decreto Rilancio si segnala che, nel caso di installazione di impianti fino a 200 kW, da parte di queste realtà – costituite in forma di enti non commerciali o di condomìni –, il Superbonus si applica alla quota di spesa corrispondente alla potenza massima di 20 kW per un ammontare complessivo di spesa non superiore a 96mila euro.
In merito allo sviluppo delle comunità energetiche, Legambiente segnala che esse sono il capitolo di una nuova epoca per la green energy, ossia quella che punta all’autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili. Nell’ultimo rapporto “Comunità Rinnovabili” segnala realtà che si sono già messe in moto per condividere e fare autoproduzione di energia da fonti rinnovabili 32 realtà. Questo numero comprende comunità energetiche, progetti di autoconsumo collettivo e realtà di autoconsumo che coinvolgono amministrazioni, famiglie e aziende, che si aggiungono alle oltre 280 buone pratiche di integrazione delle rinnovabili nel territorio.
Le buone pratiche non sono però sufficienti – segnala la stessa associazione ambientalista – se si vogliono centrare gli obiettivi posti nel Pniec – Piano nazionale integrato energia e clima: “Le comunità energetiche devono essere al centro del recovery plan italiano, per rilanciare gli investimenti nelle rinnovabili e creare sviluppo locale”, ribadisce in una nota.
Fotovoltaico ed energy storage: lo stato dell’arte
Se nel 2019 il fotovoltaico ha vissuto un buon andamento, così non si può dire in questo anno. L’influenza della pandemia da Covid-19 ha pesato. Lo conferma Anie Rinnovabili, attraverso l’analisi svolta dal proprio Osservatorio FER. Nel primo quadrimestre 2020 le nuove installazioni di fotovoltaico, eolico e idroelettrico hanno fatto segnare un -8% rispetto all’anno scorso, raggiungendo complessivamente 186 MW di potenza. Il comparto dell’energia solare, in particolare, ha registrato un -16%. In particolare, ad aprile il comparto “si è completamente fermato, essendo entrati in esercizio solo 7 MW di nuovi impianti”, segnala in una nota, sottolineando una novità non certo piacevole: “la locomotiva del fotovoltaico si è completamente fermata con soli 2,7 MW di nuovi impianti per gli effetti del lockdown”.
Il superbonus potrebbe aiutare sicuramente una ripresa, quanto meno per gli impianti residenziali. L’abbinata tra fotovoltaico ed energy storage potrebbe essere una possibilità in più. Questi ultimi lo scorso anno avevano registrato un buon andamento. I dati del sistema Gaudì di Terna, ripresi dall’analisi dell’Osservatorio “sistemi di accumulo” di Anie Rinnovabili evidenziavano un buon andamento, almeno fino a marzo 2019 con 18.036 sistemi di storage installati, di cui 15.449 connessi entro fine 2018. Il trend stimato è positivo sia per numero di sistemi di accumulo installati che per capacità. Tra l’altro il 99% dei sistemi di accumulo è di taglia inferiore ai 20 kWh ed è abbinata a impianti fotovoltaici di taglia residenziale.
Fotovoltaico e obiettivi 2030: il parere di Italia Solare
Posti i dati, resta una questione urgente: la produzione fotovoltaica attuale può bastare a centrare gli obiettivi posti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima? Infatti, occorre arrivare al 30% di energia da fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia entro il 2030. «Il Superbonus 110% e in generale la produzione fotovoltaica da tetti residenziali può essere sicuramente un ottimo incentivo, ma per raggiungere i 32 GW di nuovi impianti fotovoltaici richiesti dal PNIEC (che per noi dovrebbero essere oltre 50 GW) nei prossimi 10 anni non basteranno i soli tetti e le aree industriali e contaminate», sottolinea Paolo Rocco Viscontini, presidente dell’associazione Italia Solare, che aggiunge: «è necessario creare le condizioni affinché possano essere installati gli impianti fotovoltaici anche su terreni agricoli». La posizione è nota e condivisa anche con Greenpeace, Legambiente e WWF.
L’opinione di Italia Solare è suffragata anche dalle cifre: «dai calcoli fatti, circa il 30% di 30-50 GW potrà essere installato sui tetti e su terreni industriali o contaminati. Vuol dire che serviranno 40-70mila ettari circa di terreni agricoli che corrispondono allo 0,2-0,4% dei terreni coltivabili disponibili», illustra Rocco Viscontini.
In questo percorso di sviluppo del fotovoltaico in Italia quanto potranno contribuire le comunità energetiche? «Di sicuro svolgeranno un’azione concreta di stimolo. Le comunità energetiche rinnovabili sono un risultato importante che potrà aiutare nel complesso. Certo, ci vorrà del tempo perché si colgano i frutti». «Il principio è ottimo e piace a tutti e ci auspichiamo sia un volano di sviluppo per la realizzazione di fotovoltaico su tetti residenziali e non solo. Ma non deve essere certo vista o attesa come la rivoluzione in grado di permettere all’Italia di raggiungere già dall’anno prossimo i 3/4 GW annuali che occorrono urgentemente: quelli arriveranno – ribadisco – solo con lo sviluppo di impianti fotovoltaici a terra». Per riuscire a sbloccare l’impasse occorre un quadro normativo «meno confuso e ostile verso questo tipo di impianti, che rappresentano al contrario un’opportunità per le imprese agricole, visto che produzione fotovoltaica e agricola possono assolutamente coesistere. Alcune Regioni stanno cominciando a comprenderne i benefici, approvando diversi progetti, ma le incertezze sui tempi e sulle regole di base sono ancora troppo elevate. Su questi temi notiamo un Governo più preoccupato a porre freni che a governare la transizione energetica, ancora troppo orientata a favorire il gas rispetto a solare ed eolico che, con il ruolo crescente degli accumuli, possono rappresentare sempre più una vera e propria alternativa. L’obiettivo deve essere sempre più incentivare l’indipendenza energetica locale e in questo senso le comunità energetiche vanno in questa direzione».
Le soluzioni di energy storage combinate col fotovoltaico aiuteranno alla maggiore indipendenza energetica locale: «L’accumulo energetico sarà sempre più importante, in questo senso. Assisteremo a una ulteriore riduzione dei prezzi favorita dalla mobilità elettrica. Anche in questo caso la Cina sarà il traino che favorirà un drastico abbassamento dei prezzi dello storage, come è stato coi moduli fotovoltaici. Auspichiamo iniziative industriali in questo settore anche in Italia, ma bisogna accelerare, se no sarà troppo tardi».
«L’aspetto più importante e urgente rimane centrare gli obiettivi in termini di produzione fotovoltaica, che ci aspettiamo dovranno pure essere incrementati, per affrontare in maniera efficace il problema del climate change, che rappresenta la massima e imprescindibile urgenza», conclude Rocco Viscontini.