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Green Deal europeo per la transizione energetica: l’UE investe un miliardo
La transizione energetica, che guarda alla sostenibilità ambientale e all’innovazione ha un importante alleato: la Commissione Europea. L’istituzione ha deciso,…
Cosa prevede il processo di decarbonizzazione e di neutralità climatica entro il 2050 voluto dall’Ue? E qual è la situazione dell’Italia rispetto agli obiettivi europei? Cerchiamo di fare il punto su strategie, obiettivi e modelli.
Il termine decarbonizzazione significa “progressiva eliminazione del carbonio”. Il processo indica la conversione del nostro sistema economico attuale in un modello produttivo e di sviluppo in chiave sostenibile che preveda l’eliminazione delle emissioni di CO2 e dell’uso di fonti fossili (come carbone, gas e petrolio).
La decarbonizzazione è quindi strettamente legata anche alle politiche e al percorso di transizione energetica che prevede il passaggio alla produzione e all’uso di fonti di energia pulita e rinnovabile.
Obiettivo della decarbonizzazione è infatti quello di raggiungere un modello di economia e di società a impatto zero, con zero emissioni nell’ambiente. Raggiungere, quindi, la neutralità carbonica ovvero un equilibrio tra le emissioni di CO2 e gas serra e il loro assorbimento attraverso tecnologie innovative.
Decarbonizzare il nostro sistema produttivo ed energetico permetterà di abbattere le emissioni di anidride carbonica entro il 2050 e, di conseguenza, di contenere il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale al di sotto di 2°C.
Si tratta di un processo fondamentale e necessario. Non farlo porterebbe a processi irreversibili e catastrofici come scioglimento dei ghiacciai, siccità estrema, distruzione di specie animali e vegetali ecc.
Di fatto, il processo di decarbonizzazione è strettamente collegato alla transizione energetica e si fonda su alcuni aspetti chiave della trasformazione del settore dell’energia che possono essere sintetizzati in 6 pilastri:
L’Europa ha fissato al 2050 il raggiungimento della neutralità climatica. Un obiettivo ambizioso che è racchiuso nella strategia chiamata Green Deal Europeo, volta ad abbattere le emissioni di CO2 e a contrastare l’emergenza climatica.
La visione della Commissione è in linea con l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici del 12 dicembre 2015 in cui si poneva l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2°C (meglio se sotto all’1,5°C) e di raggiungere il traguardo delle emissioni zero entro il 2050.
Nell’ambito del Green Deal europeo, la Commissione ha proposto, il 4 marzo 2020, la prima legge europea sul clima per tradurre l’obiettivo della neutralità climatica al 2050 in una normativa ufficiale. Per raggiungere questo obiettivo sono stati presi in considerazione tutti i settori economici chiave, tra cui energia, trasporti, industria e agricoltura.
Conseguentemente a questo, tutti gli Stati membri dell’UE sono tenuti a sviluppare strategie nazionali a lungo su come intendono raggiungere le riduzioni delle emissioni di gas serra necessarie per rispettare gli impegni assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi e degli obiettivi dell’UE.
La visione della Commissione europea definisce sette elementi strategici principali:
Il miglioramento dell’efficienza energetica può aiutare a ridurre il consumo di energia dell’UE di circa la metà rispetto al 2005 e riveste quindi un ruolo fondamentale nel processo di decarbonizzazione.
L’efficienza energetica svolgerà un ruolo chiave soprattutto nell’industria, mentre saranno fondamentali gli aspetti legati all’uso razionale dell’energia negli edifici. Gli edifici residenziali e per i servizi rappresentano attualmente il 40% del consumo energetico dell’UE e per lo più si tratta di immobili datati da ristrutturare.
Ulteriori sforzi includono il passaggio a fonti rinnovabili sostenibili per il riscaldamento, sistemi intelligenti per la gestione di edifici e materiali isolanti migliori.
Al momento, la dipendenza europea dall’importazione di energia è pari a circa il 55% e si prevede che scenda al 20% nel 2050 grazie alla transizione energetica.
Il passaggio all’energia pulita porterà quindi a un sistema in cui la maggior parte della fornitura di energia primaria dell’UE proviene da fonti di energia rinnovabili.
L’impiego su larga scala delle energie rinnovabili decentralizzerà e aumenterà la produzione di elettricità. Questo richiederà anche un sistema intelligente e flessibile basato sul coinvolgimento dei clienti, sull’interconnettività, sullo stoccaggio di energia su larga scala, sulla risposta e la gestione della domanda attraverso la digitalizzazione.
Secondo i target Ue, entro il 2050, oltre l’80% dell’elettricità sarà prodotta da energie rinnovabili e l’elettricità rappresenterà la metà della domanda finale di energia nell’UE.
Questa trasformazione offrirà prospettive di crescita e sviluppo al mercato dell’energia pulita creando anche nuovi posti di lavoro e dando impulso alla green economy.
I trasporti totalizzano un quarto delle emissioni di gas serra dell’UE e per questo rappresentano un ambito chiave della trasformazione verso la neutralità climatica. La mobilità deve puntare verso veicoli e mezzi di trasporto a basse emissioni, sistemi di sharing e diminuzione di traffico e inquinamento.
L’elettrificazione non può essere l’unica soluzione per tutte le modalità di trasporto. Trasporto aereo o marittimo e veicoli pesanti necessitano di alternative che in parte possono essere trovate nell’idrogeno e in nuove tecnologie all’avanguardia.
Digitalizzazione e interoperabilità restano elementi important per garantire una migliore gestione del traffico e del TPL.
Il grosso degli sforzi si deve però concentrare nelle aree urbane dove si concentra la popolazione europea che effettua prevalentemente spostamenti di pochi chilometri. Per definire il futuro della mobilità urbana bisogna puntare su urbanistica, piste ciclabili e percorsi pedonali, trasporti pubblici sostenibili, mobilità come servizio (mobility as a service).
Mantenere un’industria europea competitiva deve andare di pari passo a un uso efficiente delle risorse e allo sviluppo di un’economia circolare. Azioni di recupero, riciclo, diminuzione degli sprechi, ottimizzazione delle risorse, interventi di eco-design (quindi ripensamento della progettazione in chiave sostenibile) migliorerà la competitività industriale e offrirà opportunità di business e posti di lavoro.
Oggi più che mai è necessario che le infrastrutture siano moderne, flessibili, adeguate e garantiscano l’interconnessione e l’integrazione dei settori di tutta Europa.
Entro il 2050, la popolazione globale crescerà del 30% rispetto a oggi, arrivando a circa 9,8 miliardi di persone secondo le previsioni delle Nazioni Unite. Affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici significa analizzare e intervenire anche sull’uso del suolo e sui settori agricolo e forestale che dovranno fornire cibo e prodotti in modo sostenibile.
Parlando poi di assorbimento del CO2, il metodo dei pozzi di assorbimento naturali prevede l’uso di sistemi in grado di assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quelle che emettono.
I principali pozzi di assorbimento naturali sono rappresentati proprio dal suolo, dalle foreste e dagli oceani, capaci di eliminare tra 9,5 e 11 Gt di C02 all’anno. Il problema è che le emissioni globali di CO2 superano di gran lunga le capacità di assorbimento dei pozzi naturali.
Il processo di cattura e sequestro del carbonio (CCS) è necessario come potenziale metodo di produzione dell’idrogeno e come meccanismo per eliminare dall’industria alcune emissioni difficili da ridurre e rimuovere l’anidride carbonica.
Adottato in attuazione del Regolamento 2018/1999/UE, il PNIEC ovvero il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030 rappresenta uno strumento fondamentale che segna l’inizio di un forte cambiamento nella politica energetica e ambientale italiana per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione.
Sebbene sia stato in parte superato dalla definizione di nuovi target al 2050, il Piano si struttura in 5 linee d’intervento integrate:
Attualmente, l’Italia è in ritardo rispetto agli obiettivi e all’impegno richiesto dall’Europa. Basti pensare che il nostro Paese è “fanalino di coda” in Europa rispetto alla produzione di fonti rinnovabili. Nel 2021 è stata registrato un incremento della domanda di energia dell’8,5%, con consumi pari a quasi 10 Mtep (milioni di Tep) e sono stati installati solo 1,4 milioni di kW di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico) legati a grossi problemi di carattere autorizzativo e burocratico.
L’ultimo Electricity Report (novembre 2022) a cura dell’Energy & Strategy Group ha fotografato la situazione italiana rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione europei. Dai dati emerge una situazione ancora lontana a tutti i livelli, dalle emissioni di CO2 alla capacità di nuovi impianti di energia rinnovabile fino alla transizione verso la mobilità sostenibile.
La decarbonizzazione non coinvolge soltanto istituzioni ed enti locali. Ognuno di noi può fare la propria parte. Basta rispettare alcune regole e premiare le attività che vanno in direzione del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale.
Ecco qui alcuni consigli.