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Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
Nella smart city, le tecnologie sono usate per rendere la città più efficiente, sicura e sostenibile e per migliorare la qualità della vita dei cittadini
Il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) è un importante punto di riferimento nella ricerca nei settori dell’Informatica, dell’Information Technology e delle nuove tecnologie. Costituito da 49 Università italiane distribuite su tutto il territorio, è attualmente dotato di 13 Laboratori Nazionali dedicati a tematiche diverse, dall’intelligenza artificiale alla cybersecurity, ai big data.
Uno di questi laboratori è focalizzato sul tema delle smart city ed è proprio per conoscere meglio le sue attività sul territorio che abbiamo intervistato il suo direttore, il Prof. Antonio Puliafito.
“Il Laboratorio Smart Cities and Communities si occupa di problematiche legate alle smart city, alla vita all’interno delle città e ai servizi ai cittadini – ci ha spiegato il Prof. Antonio Puliafito -. Diverse Amministrazioni sono interessate a comprendere meglio il funzionamento delle tecnologie e della città intelligente, ma non conoscendone gli aspetti tecnici e tecnologici ci chiedono di supportarli nel capire meglio le dinamiche, nel realizzare piani di sviluppo e così via. Ci chiedono anche di scrivere dei bandi o di realizzare dei Poc – proof of concept per poi sviluppare dei progetti.”
Il Laboratorio Smart Cities & Communities si occupa dunque di ricerca, ma anche di formazione e supporto alle Pubbliche Amministrazioni nello sviluppo di infrastrutture e sperimentazioni basati su IoT e tecnologie digitali. Il Laboratorio ha già diverse collaborazioni in essere, ad esempio con le città di Cremona e Torino e, cosa ancora più importante, punta a replicare progetti e a condividere esperienze su tutto il territorio nazionale.
“Per sua natura, il CINI si presta bene a essere un punto di incontro tra amministrazioni diverse – ha infatti detto il Direttore del Laboratorio -. Quello che cerchiamo di fare è spingere la diffusione di buone pratiche – metodologiche o tecniche/tecnologiche – e far sì che i progetti possano essere replicabili e che la sperimentazione avviata da una città possa rappresentare il punto di partenza per un’altra.”
Un esempio concreto è quanto è stato progettato, anche grazie alle competenze del CINI, per il quartiere Lorenteggio a Milano.
Il progetto è nato dall’esigenza di ammodernare tutti i corpi illuminanti dei pali per l’illuminazione pubblica presenti nell’area, per un totale di 201 corpi illuminanti e 186 pali. Da qui l’idea di mettere a sistema nuove tecnologie da integrare sui pali della pubblica illuminazione e trasformare l’infrastruttura esistente in una rete polifunzionale smart.
Nello specifico, si è pensato a tecnologie per: diffondere la rete Wi-Fi nel quartiere a uso pubblico, eseguire videosorveglianza urbana, controllare la sosta irregolare negli stalli dedicati ai disabili, monitorare la qualità dell’aria, controllare l’abbandono di rifiuti ingombranti sui marciapiedi, controllare i flussi di traffico veicolare e ciclistico, rilevare rumori anomali, tipo urla e spari e monitorare l’intensità dei campi elettromagnetici nella zona.
Il concept poneva al centro l’infrastruttura dell’illuminazione pubblica e lo smart lighting come abilitatore di nuovi servizi a valore aggiunto. Da qui, però, l’attenzione è stata data alla molteplicità di soluzioni tecnologiche e all’adozione di una piattaforma di
interoperabilità distribuita sul territorio che garantisse l’interazione con i singoli sottosistemi e dispositivi, gestisse la raccolta dei dati e una elaborazione degli stessi trasferiti all’edge del sistema e, infine, che ne assicurasse il loro trasferimento agli enti di competenza per ulteriori elaborazioni.
“Come entità, diamo molta importanza al concetto di infrastruttura – ci ha raccontato ancora il Prof. Puliafito – per creare degli ambienti in cui far dialogare servizi diversi (come illuminazione pubblica, gestione di parcheggi ecc.). Quello che le PA dovrebbero fare, sempre di più, è guardare avanti, dotarsi di una piattaforma interoperabile su cui innestare queste soluzioni, condividendo dati e interfacce per far dialogare i vari servizi ed evitare che rimangano dei silos vuoti, isolati da tutto il resto”.
In questo modo, gli enti locali potrebbero integrare le varie attività garantendo anche un investimento durevole nel tempo e sul quale innestare nuovi servizi in modo consapevole.
Uno dei problemi principali che i vari attori – aziende, enti di ricerca, utility ecc. – si trovano a dover fronteggiare è la mancanza di figure professionali all’interno delle PA che siano in grado di valutare e prendere decisioni consapevoli. Questo rallenta e tende a far rallentare il percorso di digitalizzazione e innovazione. Ed è proprio in questo ambito, che il CINI e il suo Laboratorio Smart Cities and Communities può fornire un supporto concreto.
“Spingiamo per attivare ambienti urbani in cui testare servizi trasformando i quartieri e le città in piccoli laboratori a cielo aperto – ha spiegato ancora Antonio Puliafito – allo stesso tempo, però, cerchiamo di stimolare le Pmi locali esistenti a mettere le loro competenze a fattore comune per creare e sostenere ecosistemi locali”.
Anche la spinta verso la sostenibilità ambientale è uno dei principali obiettivi del CINI in questo ambito.
“Il concetto di innovazione è oggi molto legato alla sostenibilità – ha infatti concluso il Direttore -. La tecnologia da sola non va molto lontana. Va affiancata a una attività di educazione del cittadino e al suo coinvolgimento verso una transizione green e digitale.”