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Smart city: cos’è, come funziona, caratteristiche ed esempi
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Quando si parla di impianti di illuminazione pubblica, la gestione dei carichi esogeni rappresenta un tema importante per enti pubblici e manutentori.
Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo intervistato Matteo Seraceni, esperto e consulente presso il Ministero dell’Ambiente, di spiegarci cosa sono i carichi esogeni e come si devono gestire nel rispetto delle normative.
“La definizione di “carico esogeno” è abbastanza semplice ed è deducibile dalla stessa etimologia: “carico” sta per qualcosa che “grava” sull’impianto, qualcosa che viene quindi aggiunto e comporta un funzionamento “peggiore” (o comunque non aderente ai parametri progettuali) rispetto al funzionamento in sua assenza; “esogeno” sta per qualcosa che “nasce dal di fuori” e quindi è qualcosa che non ha nulla a che fare con l’impianto di illuminazione.
Al netto del concetto relativamente semplice, nella pratica i carichi esogeni sfuggono volentieri alla logica del “tertium non datum” per la mancanza di riferimenti normativi e le numerose interpretazioni fornite.”
“Per questo può essere utile fornire alcuni esempi, facendo riferimento alle due tipologie di carichi esogeni in cui più comunemente vengono suddivisi.
I carichi esogeni di tipo statico sono oggetti o apparecchiature non riconducibili al servizio di illuminazione pubblica che vengono sorretti da impianti di illuminazione pubblica o trovano alloggio su impianti di alimentazione pubblica. Ad esempio, un cartellone pubblicitario agganciato a un palo dell’illuminazione pubblica.
I carichi esogeni di tipo elettrico sono impianti o apparecchiature non riconducibili al servizio di illuminazione pubblica che vengono alimentati dalla rete di alimentazione dedicata alla sola illuminazione pubblica. Ad esempio, i carichi elettrici temporanei per l’alimentazione di fiere e mercati.”
“La criticità principale nasce dalla imprevedibilità di questi carichi, perché nella maggioranza dei casi derivano da interventi eseguiti in fasi successive alla costruzione dell’impianto di illuminazione pubblica da cui dipendono e soprattutto senza alcuna progettazione e certificazione. Anche se installati con criterio, è impossibile sapere quale sarà il comportamento di questi apparati e le interazioni con l’impianto di illuminazione in condizioni non ordinarie.
Un’altra criticità deriva dal fatto che quasi sempre i carichi esogeni risultano “sconosciuti” (o comunque non censiti) all’amministrazione e al manutentore.
Per questo motivo, i carichi esogeni vanno gestiti correttamente in base alle norme di riferimento.
Inoltre, a costo di sembrare didascalico, ricordo che un impianto pubblico (qualsiasi esso sia) può essere considerato a norma e quindi “sicuro” solo se progettato da un professionista abilitato, realizzato secondo le indicazioni progettuali e quindi collaudato o certificato prima di essere messo in funzione. Qualsiasi modifica o aggiunta ulteriore – a meno che non risulti prevista dal progetto iniziale – deve quindi essere progettata, realizzata a regola d’arte e certificata assieme all’impianto.”
“Purtroppo, non esiste una normativa di riferimento consolidata. Nel tempo si sono susseguite moltissime lex specialis di gara che prevedevano e prevedono tutt’ora l’eliminazione di carichi esogeni di tipo elettrico e, a volte, anche di tipo statico (pensiamo ad esempio alle varie gare Consip per il servizio luce).
Un ulteriore riferimento sono i Criteri Ambientali Minimi per l’affidamento del servizio di illuminazione pubblica (D.M. MATTM 28/03/2018), che riportano al loro interno una disamina accurata dei carichi esogeni e danno indicazioni riguardo alla loro gestione.
Ad esempio, al punto 3.3.1 viene ribadito come all’interno degli interventi di conformità normativa dovranno essere previsti anche interventi di risoluzione delle problematiche legate ai carichi esogeni.”
Prima del conferimento ufficiale dell’incarico al gestore del Servizio di illuminazione pubblica, l’Amministrazione deve dimostrare di essere in possesso almeno di un censimento di livello 1. Qualora, oltre alla gestione l’affidamento comprenda anche la realizzazione di lavori, prima del conferimento ufficiale dell’incarico al gestore del Servizio di illuminazione pubblica, l’Amministrazione deve dimostrare di essere in possesso almeno di un progetto di fattibilità tecnico-economica degli interventi di riqualificazione degli impianti di illuminazione che individui in termini generali gli interventi necessari e i miglioramenti ottenibili in termini economici e ambientali (scheda 9).
Tale disposizione non si applica qualora ricorrano le deroghe previste dall’art 59 commi 1 bis del D. lgs. 50/2016.
A seconda delle tipologie di affidamento scelte per l’attuazione del Servizio di illuminazione pubblica, potrebbero essere necessari ulteriori documenti, così come definito dal D. lgs 50/2016.
Prima dell’esecuzione dei lavori dovrà essere prodotto un progetto esecutivo, a cura dell’Amministrazione ovvero del gestore del Servizio di illuminazione pubblica (a seconda di quanto stabilito nel bando di gara), che comprenda e illustri tutti gli interventi proposti e consenta di verificare il rispetto delle leggi e norme in vigore all’atto della pubblicazione del bando di gara.
All’interno dei progetti definitivi, ovvero esecutivi, dovranno essere evidenti i seguenti aspetti:
Il censimento dell’impianto, a seconda del livello proposto 1 o 2, deve consultare l’individuazione delle componenti dell’impianto e il loro stato.
Gli interventi di conformità normativa dovranno consentire la completa rispondenza alle normative e alle leggi del settore inerenti la sicurezza elettrica e statica dell’impianto e delle sue parti. Gli interventi di conformità normativa prevedono anche la risoluzione delle problematiche legate a eventuali carichi esogeni elettrici o statici. Tali interventi si basano sulle indicazioni derivanti dal censimento dell’impianto.
“Sulla base di quanto detto prima, questo significa valutare la consistenza e le problematiche legate ai carichi esogeni elettrici e statici e quindi progettare la risoluzione delle interferenze e di eventuali illeciti.
Ricordo infatti che non è consentito l’utilizzo di energia elettrica a tariffazione agevolata per illuminazione pubblica per usi diversi (e soprattutto durante le ore diurne).”
“Nell’ipotesi in cui esistano solo carichi esogeni elettrici e questi risultino conformi alle norme di sicurezza, come alternativa al distacco degli stessi, nulla vieta la sottoscrizione di contratti per utenze diverse, in maniera tale da alimentare gli impianti di illuminazione e i carichi esogeni elettrici utilizzando tariffe non a uso illuminazione pubblica.
Questo però si traduce in un costo dell’energia superiore anche per il servizio di illuminazione: a mio parere va valutato il trade off fra i vantaggi derivanti dall’utilizzare la stessa rete di distribuzione per alimentare diversi apparati oltre all’illuminazione e lo svantaggio dei maggiori costi in bolletta.
Oppure, più semplicemente, si possono suddividere le utenze fra illuminazione pubblica e altri usi (magari sfruttando i cavidotti dell’illuminazione per far passare entrambe le linee di alimentazione).”
“L’ente pubblico ha l’obbligo di mantenere a norma e in buone condizioni d’uso e di sicurezza i propri impianti (e questo vale in generale per qualsiasi tipo di impianto). E allo stesso modo, dovrebbe risolvere quanto prima le problematiche relative ai carichi esogeni.
L’amministrazione dovrebbe poi valutare attentamente lo stato degli impianti prima dell’avvio di un contratto di gestione.
Un buon locatore in genere si assicura che gli impianti siano in regola prima di avviare il contratto di locazione, oppure può chiedere al locatario di provvedere a sue spese (eventualmente detraendo parte dell’affitto) alla messa a norma degli impianti.
Per questo motivo, i Criteri Ambientali Minimi pongono un limite temporale di 3 anni dalla loro adozione (in pratica entro fine marzo 2021) per la messa a norma degli impianti, nel caso in cui l’ente pubblico voglia affidare la sola gestione dell’illuminazione pubblica a un soggetto esterno. Altrimenti, o dimostra che gli impianti sono a norma prima di affidare la gestione oppure è obbligato a includere anche la messa a norma degli impianti all’interno del futuro contratto.”
Il servizio oggetto dell’affidamento può essere costituito dalla sola gestione dell’impianto di illuminazione, come definito al cap 3.3.5 nel solo caso in cui l’Amministrazione possa attestare che l’intero impianto di illuminazione verifichi il criterio di conformità normativa, o se vengano pianificati, entro 3 anni dall’adozione del presente documento (ndr. entro aprile 2021), interventi di messa a norma degli impianti di risoluzione delle problematiche legate a carichi esogeni elettrici e statici, atti a soddisfare il criterio di conformità normativa.
Come redazione proviamo a tirare alcune conclusioni.
Entro aprile 2021 gli impianti di illuminazione pubblica devono essere messi a norma rispetto alla gestione dei carichi esogeni.
Nella complessità progettuale e normativa di riferimento, esistono alcune soluzioni innovative che consentono la gestione di una doppia tariffazione e dei carichi esogeni secondo le norme. Riqualificare l’impianto di illuminazione e gestire correttamente i carichi esogeni può permettere alle PA di beneficiare dei vantaggi legati all’illuminazione pubblica intelligente e di erogare servizi a valore aggiunto, come dispositivi per la ricarica di veicoli elettrici o sistemi di videosorveglianza.